4381 CANDIDATURE, MA CHI DECIDE?

20080216 21:57:00 redazione-IT

di Agostino Spataro

In questa antivigilia elettorale, l’interrogativo che più inquieta i cittadini è il seguente: chi deciderà le candidature? Soprattutto, i nomi delle testate di lista per Camera e Senato che andranno a formare il nuovo Parlamento della Repubblica. Saranno gli elettori o nuovamente le segreterie dei partiti che per la vigente Costituzione sono associazioni di natura privata?
Questo è un nodo decisivo che i partiti- memori dell’esperienza non certo esaltante della passata legislatura- farebbero bene a sciogliere in senso democratico e partecipativo.

A tal proposito, c’è tutto un tramestio di voci e di propositi che agitano il problema ma non si decidono a risolverlo. Primarie si, primarie no, primariette o consultazioni veloci, ecc.
Il tempo stringe e il paniere delle opzioni si allarga. Dopo gli accordi di coalizione e/o di confluenza, i partiti dovranno scegliere fra queste modalità per la formazione delle liste.
Scelta difficile, soprattutto in Sicilia sulla quale s’abbatterà un vero e proprio ciclone elettorale, impetuoso quanto imprevisto, che mobiliterà diverse migliaia di candidati decisi a conquistarsi un posto al sole.
In questa fase lo scontro non è fra i due schieramenti, ma al loro interno.
Problemi politici, veri o presunti, si fondono con appetiti di basso profilo. Il tutto dovrà essere amalgamato all’interno di contenitori elettorali dove si entra, e si esce, secondo gli umori con i quali il capo si sveglia la mattina. Ma dove siamo? E’ possibile che nessuno s’indigna a fronte di questa pericolosa manipolazione della democrazia rappresentativa?
Per altro, c’è da dire che lo scioglimento anticipato delle legislature (regionale e nazionale) hanno colto i partiti impreparati. In Sicilia, nessuno s’aspettava (e forse nell’intimo desiderava) il precipitare degli eventi e le dimissioni di Cuffaro.
Di conseguenza, si è creata una situazione confusa, dagli esiti imprevedibili, in entrambi gli schieramenti i quali, pur essendo obbligati dalla legge all’unità, non riescono ad indicare una candidatura unitaria per la presidenza della regione.
Passano i giorni e le settimane e si continua a girare intorno agli stessi nomi.
C’è il rischio che si vada al confronto con una pluralità di candidature o con soluzioni “unitarie” decise a Roma, sulla base di una logica che sacrifica la prospettiva della Sicilia per rincorrere qualche premio di maggioranza.
Soprattutto nel centro-destra è in atto un duro alterco sulle alleanze e sui nomi. Si litiga perfino sulla data delle elezioni regionali che sarebbe corretto, oltre che utile per le casse della regione, far coincidere con quelle nazionali. Ma anche nel centro-sinistra le cose non vanno, per come dovrebbero.
La posta in gioco è alta e gli appetiti tanti, perciò è prevedibile che avremo nell’Isola un’infuocata campagna elettorale, una lotta feroce all’ultimo voto fra partiti e candidati.
Chi non avrà eccessivi patemi d’animo saranno i pochi (come chiamarli: fortunati o più ligi ai voleri del protettore di turno?) che riusciranno a farsi cooptare nelle cosiddette “testate di lista” nazionali per garantirsi un posto in parlamento senza il fastidio di andarsi a conquistare sul campo le necessarie preferenze. Ma così dispone il “porcellum”!
E’ curioso notare la muta compattezza di tutti i leader politici i quali fanno un gran parlare di riforma elettorale, ma nessuno propone di reintrodurre le preferenze (almeno una) per revocare questo abnorme potere di nomina espropriato agli elettori e trasferito alle segreterie dei partiti.
Insomma, questa nostra zoppicante democrazia sta facendo passi da gigante…all’indietro, però.
Prima dell’avvento della Repubblica era il re a nominare una quota di senatori, oggi l’intero parlamento è, di fatto, nominato dai vertici ristretti dei partiti.
L’abolizione delle preferenze, credo, abbia contribuito ad abbassare la qualità e l’efficienza del degli organi parlamentari e quindi acuito la crisi di fiducia fra cittadini, politica e istituzioni.
Il 13 aprile questa situazione si può riprodurre. Il problema riguarda tutti partiti di centro-destra e di centro-sinistra i quali non possono continuare ad ignorarlo.
Ma se ai vertici c’è un “caos calmo”, fra gli elettori e gli esponenti di base dei partiti, soprattutto di centro-sinistra, crescono malumori e disagi che minacciano di sfociare nel disimpegno elettorale e in astensione dal voto.
Segnali d’insofferenza si colgono un po’ dovunque: sui blog, sulle rubriche-lettere dei quotidiani, nelle discussioni di strada. In mancanza di preferenze, la gente chiede lo svolgimento delle primarie per scegliere democraticamente le testate di lista per Camera e Senato.
Per altro, nella stessa occasione si potrebbe votare per indicare la candidatura a presidente della regione siciliana. A questa richiesta gli esponenti dei partiti non rispondono o si trincerano dietro la mancanza di tempo.
Certo, di tempo non ce n’era tantissimo, ma quel tanto che c’era (o che ancora resta) lo si sta sprecando in discussioni verticistiche, in manovre e in attese snervanti. Forse, più che il tempo è mancata la volontà politica di fare le primarie.
I vertici del PD, il primo partito nato e legittimato attraverso le primarie, hanno manifestato una timida apertura alla richiesta suggerendo alle strutture territoriali lo svolgimento di una consultazione ristretta e accelerata che i giornali hanno battezzato “primariette”.
Uno spiraglio vago, tuttavia meglio che niente. Al quale ci si può attaccare per tentare in Sicilia di sbrogliare le vicende delle candidature nazionali e a presidente della regione.
“Si può fare” come dice Veltroni. A volerlo, il tempo ci sarebbe per una fast- consultation.
Lo scrivo in inglese per farmi meglio capire.
Ovviamente, il discorso vale anche per la sinistra-arcobaleno che dovrebbe dare l’esempio. Poiché non si possono chiedere le primarie in casa d’altri e non farle in casa propria. Per altro, lo svolgimento delle primarie sarebbe una buona base di partenza, una mezza campagna elettorale, giacché coloro che vi parteciperanno diventeranno gli attivisti più motivati.

Agostino Spataro
16 febbraio 2008
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