4391 "MACCARONI", tre racconti di Gianni Carino sull' emigrazione italiana in Europa

20080218 09:34:00 redazione-IT

"MACCARONI"
TRE RACCONTI CON TESTI E DISEGNI DELL’AUTORE
di Gianni Carino

"Circa dieci anni fa e forse più, l’amico e compagno Dante Bigliardi con cui lavoravo all’allestimento delle Feste de l’Unità, mi incoraggiò a scrivere su una parte dell’emigrazione italiana all’estero di cui non si conosce molto, i “magliari”. Celebrati nel film di Franceso Rosi, del 1958, intitolato proprio “I magliari”, non ci sono altre tracce di rilievo nella storia dell’emigrazione. Oggi, che l’Italia è diventata terra di emigrazione, quei testi, tre racconti brevi, hanno una grande attualità.
Ci sono nei racconti quelle persone che alimentavano la convinzione che “gli italiani sono tutti delinquenti” che molti nei paesi che ricevevano la grande emigrazione italiana, e la utilizzavano, come noi adesso, sostenevano.

"Circa dieci anni fa e forse più, l’amico e compagno Dante Bigliardi con cui lavoravo all’allestimento delle Feste de l’Unità, mi incoraggiò a scrivere su una parte dell’emigrazione italiana all’estero di cui non si conosce molto, i “magliari”. Celebrati nel film di Franceso Rosi, del 1958, intitolato proprio “I magliari”, non ci sono altre tracce di rilievo nella storia dell’emigrazione. Oggi, che l’Italia è diventata terra di emigrazione, quei testi, tre racconti brevi, hanno una grande attualità.
Ci sono nei racconti quelle persone che alimentavano la convinzione che “gli italiani sono tutti delinquenti” che molti nei paesi che ricevevano la grande emigrazione italiana, e la utilizzavano, come noi adesso, sostenevano. Di italiani per il mondo ce ne sono una quantità enorme, e fra questi c’erano anche quelli che consideravano il lavoro, la fatica, decisamente negativa. Si sentivano più intelligenti e volevano fare soldi in fretta. Niente di nuovo sotto il sole. Alcuni di questi seppero rientrare lentamente nella legalità, molti altri divennero veri e propri delinquenti.
Una parte di questi divennero, verso la fine degli anni ‘50, persone “normali”, sotto la spinta della famiglia ma anche sotto la spinta di leggi sempre più severe verso l’immigrazione clandestina. Sorprende che oggi, che gli italiani sono nella parte dei paesi che ospitano, circolino idee di feroce razzismo, che cataloga la delinquenza per l’appartenenza etnica. Sorprende soprattutto nei giovani il razzismo becero che regola tutto a partire dalla domanda: “Perchè non se ne stanno a casa loro ?” ma per andar via da casa bisogna averne una, e forse da un’altra parte, questa gente, appunto cerca casa.
Questi racconti sono ricordi di storie intrecciate e sentite da piccolo, da me, figlio di questa emigrazione, e messe in questa forma con un po’ di ironia, perchè queste storie ne hanno molto bisogno. Sono storie quotidiane di ordinaria emigrazione: la paura di essere espulsi, la lotta per la sopravvivenza, i sotterfugi, le astuzie e le ingenuità per tirare avanti, che ancora oggi nella cronaca di tutti i giorni sono trattate non solo, come è giusto,come elementi di illegalità, ma come metodo per categorizzare la gente di un posto o dell’altro. È questo è quello che pesa."

 

 

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