4438 Italiani indigenti negli Usa: risponde il console italiano a Detroit Carlo Romeo

20080224 13:55:00 redazione-IT

"Considerata la vastita’ della comunita’ italiana negli USA e’ possibile che ci siano casi di nostri concittadini in situazione di bisogno. E’ anche di loro che ci dobbiamo occupare, pur con i modesti mezzi finanziari a disposizione"

“L’idea che negli Stati Uniti non ci siano italiani poveri è una favola messa in giro da cretini, che abbondano anche negli States” questo era quanto affermato poche settimane fa dal Direttore de Il Giornale Italiano, edito a Detroit, e membro del locale Comites, Domenico Mancini, presentando un servizio uscito sull’argomento sulla sua testa in quei giorni. Si apriva con queste dichiarazioni un mondo sconosciuto ai più: quello degli italiani poveri presenti negli Stati Uniti.

Una sorta di "sogno americano" mancato e divenuto un vero e proprio incubo per quelle centinaia (o migliaia) di italiani indigenti negli USA. Il Consolato di Detroit, che copre 5 Stati – Michigan, Ohio, Indiana, Kentucky e Tennessee – ha ricevuto 2.000 (duemila) Euro per aiutare i cittadini bisognosi in questi 5 Stati. Da ciò sembrerebbe che problema venga considerato molto marginale dal governo italiano. News ITALIA PRESS ha chiesto al console italiano a Detroit Carlo Romeo di fare chiarezza sulla questione.

Signor Console, è di poche settimane fa la polemica sollevata da Detroit sulla povertà degli italiani in USA (http://www.newsitaliapress.it/articolo.asp?id=4583). E’ vero che negli Stati Uniti di fatto non emerge la povertà di una fascia di popolazione italiana, povertà che invece è reale ma che secondo uno stereotipo che vorrebbe tutti gli italiani in America che abbiano vinto la battaglia con il successo non emerge?

Non mi pare ci sia una polemica. L’articolo pubblicato da “News Italia Press” ripropone una tematica molto importante per le rappresentanze diplomatico-consolari italiane, l’assistenza ai connazionali indigenti ed in stato di bisogno, ma contiene, almeno per cio’ che riguarda la circoscrizione consolare di Detroit, alcuni dati errati. Gli Italiani, con molti sacrifici e duro lavoro, hanno sempre dato un contributo significativo alla crescita degli Stati Uniti. E continuano a darlo. Numerosissimi sono i casi di connazionali e loro discendenti che hanno raggiunto il successo nei settori piu’ diversi, dall’economia, al commercio, alla scienza, alla cultura. Considerata la vastità della comunità italiana negli USA e’ tuttavia possibile che ci siano casi di nostri concittadini in situazione di bisogno. E’ anche di loro che ci dobbiamo occupare, pur con i modesti mezzi finanziari a disposizione.

Quanti sono i cittadini italiani che vivono in condizione di povertà nell’area di sua competenza? E quale la loro dislocazione geografica?

Faccio innanzitutto presente che il Consolato in Detroit ha giurisdizione su cinque Stati (Michigan, Ohio, Indiana, Kentucky e Tennessee), una vasta area che si estende per circa 675.000 kmq (piu’ del doppio dell’Italia) e comprende oltre 38 milioni di abitanti. I cittadini italiani registrati nell’anagrafe consolare sono, ad oggi, 13.665. Le statistiche sul livello di povertà disponibili sono quelle dell’U.S. Census Bureau che tuttavia, è il caso di sottolineare, non fanno alcuna distinzione tra semplice discendenza italiana (ancestry) e reale possesso della cittadinanza italiana. Abbiamo contattato l’ufficio del Census Bureau di Detroit che ha confermato. La conseguenza pratica facilmente immaginabile è che non tutte le persone in stato di povertà (riferite al gruppo nazionale italiano) sono necessariamente cittadini italiani (anzi, la stragrande maggioranza e’ solo di origine italiana). Si tratta dunque di un dato molto relativo che puo’ dare adito, se non si specifica che non viene fatta alcuna distinzione tra origine e cittadinanza, a interpretazioni fuorvianti. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’U.S. Census Bureau, riferiti al 2005, in Michigan l’8,9% del gruppo nazionale italiano (su oltre 500.000 Americani di origine italiana) vive in condizioni di povertà; in Ohio la percentuale e’ del 9,1% (quasi 770.000 quelli di origine italiana); in Indiana si arriva al 12,6% (su oltre 175.000 Americani di origine italiana); in Kentucky si registra l’11,7% (su circa 88.000 che vantano origini italiane); in Tennessee la povertà riguarda il 10,8% di oltre 120.000 cittadini americani di ascendenza italiana. Queste statistiche sono, però in totale disaccordo con il numero di cittadini italiani presente nell’anagrafe consolare (basta fare un semplice calcolo), unico dato reale perche’ basato sul possesso del nostro status civitatis.

E il dato a livello federale USA per quanto riguarda la povertà dei cittadini italiani?

Non sono in possesso di statistiche a livello federale, ma valgono le stesse considerazioni svolte precedentemente. Se non si distingue tra discendenza italiana e possesso della cittadinanza italiana è molto difficile avere un dato realistico.

Per far fronte a questa povertà dallo Stato Italiano il Suo Consolato quanti fondi riceve e come vengono distribuiti?

La premessa delle considerazioni finora svolte è che con i fondi dello Stato si possono aiutare soltanto i cittadini italiani. Questo, ad esempio, è uno dei punti in cui l’articolo da voi pubblicato riporta dati non reali. L’autore dell’articolo sostiene, infatti, che nel 1999 il Consolato riceveva “oltre 30 mila dollari”. Non so su quali basi si fondi un’affermazione del genere, ma e’ assolutamente fantasiosa. Ho voluto controllare di persona i bilanci del Consolato sul capitolo 3121 (“assistenza a favore dei connazionali indigenti all’estero”): si va dai 4.250 $ ricevuti dal Ministero degli Affari Esteri nel 1995, ai 2.500 euro (3.100 $ al cambio) del 2007. Il finanziamento piu’ cospicuo avvenne nel 2003: 6.000 $; il minore nel 2001: 2.000 $. Come vede, cifre molto lontane da quelle riportate dall’autore dell’articolo. E’, tuttavia, vero che parte di questi finanziamenti è stata sempre restituita (in alcuni casi anche l’intera cifra) a fine anno al Ministero per mancanza di richieste di assistenza. E’ per questo motivo che sin dai miei primi incontri con il Comites, ho chiesto una maggiore collaborazione per la segnalazione al Consolato di casi di cittadini italiani in stato di bisogno. Il Comites, dato il suo radicamento sul territorio, può e deve svolgere un’azione piu’ incisiva. Ho cercato di coinvolgere anche le associazioni italiane ed italo-americane e le parrocchie che spesso seguono da vicino questi problemi. Come capira’, non è facile per un cittadino confessare ad un ufficio pubblico, quale il Consolato, uno stato di bisogno, anche temporaneo; ma – Le assicuro – il compito di valutare i reali casi di indigenza per la concessione dell’assistenza, attribuito alle Rappresentanze diplomatico-consolari, viene da noi svolto con il massimo della professionalità, equilibrio e riservatezza perche’ si tratta della dignità dei nostri connazionali e dell’utilizzo di denaro pubblico.
Date queste premesse, posso affermare che lo scorso anno, per la prima volta dal 1995, il Consolato ha speso l’intera dotazione finanziaria del capitolo destinato all’assistenza (2.500 euro) intervenendo per aiutare alcuni connazionali in stato di bisogno, in particolare anziani ed infermi, anche attraverso l’acquisto di medicinali, ed i cittadini detenuti nelle carceri della circoscrizione. Nessuna somma dovrà, quindi essere restituita per mancanza di richieste. Per il 2008 ho chiesto al Ministero degli Esteri un aumento del bilancio dedicato all’assistenza.

L’Assegno sociale per il suo territorio quanto sarà utile? L’Assegno sociale è previsto sia di una cifra molto contenuta, 123 euro al mese per 12 mensilità. Le sembra una somma in grado di sollevare la situazione dei cittadini poveri?

Ho letto su diversi organi di stampa dell’iter parlamentare del progetto relativo all’”assegno di solidarietà”. Ma, con la conclusione anticipata della legislatura, l’iter ha subito un arresto. In ogni caso aspettiamo le eventuali istruzioni del Ministero degli Esteri.

Altro problema che l’Italia – almeno a livello parlamentare – si sta ponendo, è quello degli italiani in carcere all’estero. Quanti italiani in carcere nell’area di sua competenza? Per quali motivazioni e in quali situazioni (in attesa di giudizio o hanno già subito il processo, ecc…)?

Sono attualmente 7 i cittadini italiani detenuti in carceri federali e statali nella circoscrizione. Le motivazioni piu’ ricorrenti sono detenzione e spaccio di stupefacenti. Tutti sono stati processati. I detenuti italiani rappresentano l’altra grande categoria, insieme agli anziani, su cui si concentra, in particolare, la nostra attenzione in tema di assistenza. Questa viene prestata attraverso i contatti periodici che manteniamo con loro e con i familiari in Italia, con l’assistenza nella predisposizione della domanda di trasferimento in Italia, con piccoli contributi finanziari per l’acquisto di viveri o generi di prima necessità (in alcuni casi, anche di vestiario), con, in determinate circostanze, visite consolari.

Da anni si parla della crisi dell’associazionismo nel mondo degli italiani all’estero. Gli USA sono senza dubbio uno dei Paesi dove più forte è la presenza di associazioni di italiani e di oriundi italiani. Quale lettura lei può darci dello stato di salute dell’associazionismo sull’area di Sua competenza?

Si tratta di un’ottima comunità dove il fenomeno dell’associazionismo e’ molto sentito: 65 sono le associazioni italiane ed italo-americane registrate con il Consolato e che mantengono contatti attivi con noi, contribuendo, soprattutto le maggiori tra di esse, all’organizzazione di eventi di natura sociale e, in alcuni casi, culturale. A tal proposito vorrei sottolineare due esigenze: coinvolgere maggiormente le nuove generazioni, che spesso non parlano nemmeno la nostra lingua; superare alcuni stereotipi legati alla comunità italiana ed infondere una visione dell’Italia moderna, Paese bellissimo e molto complesso, piu’ al passo con i tempi. Il Consolato, almeno per cio’ che riguarda la promozione della lingua e cultura italiana, lo sta facendo, ma sono necessari maggiori sforzi da parte di tutti.

A fronte della crisi dell’associazionismo tradizionale, è anche vero però che negli ultimi anni c’è stato un moltiplicarsi di nascita di Fondazioni, Associazioni ma anche strutture di altro genere che affermano di essere al servizio dell’italianità nel mondo, e che molto spesso è fin troppo evidente che l’italianità è esclusivamente un modo per fare business o per ottenere protagonismi altrimenti insperati. E’ la strumentalizzazione dell’italianità, che come prima vittima vede appunto l’italianità e la dignità dell’Italia. Le chiedo, prima di tutto, un suo commento su questo fatto, e poi le chiedo come, a suo avviso, le Istituzioni, a cominciare dalla struttura diplomatica, può difendersi dal venire ‘strumentalizzata’ da queste realtà?

Non so esattamente a cosa faccia riferimento quando parla di “strumentalizzazione dell’italianità’”. L’”italianità’, intesa in un’accezione generale di valori culturali, dell’amore per il bello, della fantasia ed inventiva, dello spiccato senso pratico, è una sorta di marchio, in termini commerciali diremmo il “made in Italy” che, se veicolato e promosso correttamente, trova terreno fertile per diffondersi all’estero. Sono doti queste che il mondo ci invidia.
Le rappresentanze diplomatico-consolari, di cui mi onoro fare parte, rappresentano istituzionalmente l’Italia all’estero e non si fanno “strumentalizzare” da nessuna presunta realtà.

Consolati, COMITES ecc….., prima di collaborare, e dunque aprire le porte, a Fondazioni, Associazioni, ecc… effettuate dei controlli – e quali – per verificare l’attendibilità di queste strutture che si presentano dicendo di voler collaborare in favore dell’italianità nel Paese?

Se si tratta di enti privati di diritto americano ci sono pochi strumenti a disposizione delle rappresentanze diplomatiche-consolari per effettuare dei controlli. Questo può invece avvenire sul tipo di attività che essi organizzano. Anche in tal caso è fondamentale la collaborazione tra Consolato e Comites.

Parliamo della nuova emigrazione, l’emigrazione dei cervelli, dei giovani, ecc… Può farci un dettagliato punto della situazione oggi nell’area di Sua competenza e dirci come questo mondo si sta rapportando con l’italianità e con le strutture dell’italianità in loco?

Questo fenomeno sta avvenendo anche nella circoscrizione consolare di Detroit attraverso giovani ricercatori che studiano presso alcune università (penso alla prestigiosa University of Michigan di Ann Arbor, la Wayne State University di Detroit, la University of Notre Dame in Indiana, la Ohio State University, solo per citare gli esempi piu’ frequenti), ma anche con coloro che lavorano presso le imprese italiane qui presenti (oltre un centinaio nei cinque Stati, con la maggioranza di esse concentrate in Michigan, 45). Soprattutto in Michigan, data la struttura particolare dell’economia, dominata dal settore automobilistico – ricordo che Detroit è sede delle cosiddette “Big Three”, GM, Ford, Chrysler – e dal suo vasto indotto, ci sono diversi giovani ingegneri italiani che si fanno onore all’interno delle piccole e medie imprese italiane o anche delle grandi compagnie americane. Il Consolato mantiene rapporti di collaborazione molto stretti con il gruppo di docenti e ricercatori dell’University of Michigan di Ann Arbor, anche per l’organizzazione di eventi culturali, e con la IAABT (Italian American Alliance for Business and Technology), associazione di imprenditori italiani creata per assistere le imprese italiane che desiderano intraprendere un’attività’ o svilupparla in Michigan.
Ecco, questo e’ un altro aspetto, insieme alla progressiva diffusione delle lingua e cultura italiana, che vorrei sottolineare: c’e’ un universo di piccole e medie imprese italiane che, anche in questa circoscrizione consolare, rischia ed ottiene significativi successi in un mercato cosi’ sofisticato come quello nord-americano.

News ITALIA PRESS/Eminotizie

http://www.newsitaliapress.it/articolo.asp?id=5720&titolo=Italiani%20indigenti%20negli%20Usa%20risponde%20il%20console%20Carlo%20Romeo

 

 

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