4444 Alimenti cari o scarsi, perchè?

20080225 16:57:00 redazione-IT

di Tito Pulsinelli

Le inondazioni, alluvioni, siccità, gelate impreviste, uragani, fenomeno del "niño" e della "niña", e tutte le manifestazioni distruttive dell’ormai difficoltosa prevedibilità metereologica, sono altrettanti nodi di una lunga catena. Ora cominciano a venire al pettine.
E finalmente gli si presta attenzione perchè presentano -letteralmente!- la fattura, pesante per i settori popolari. La produzione agricola non è cresciuta, la superficie destinata a fornire alimenti è diminuita, e nuovi soggetti della statura della Cina e dell’India accedono a standard di consumi che -finora- per loro erano proibitivi.

L’ultima trovata "ecologica" di quella vecchia canaglia di Bush, cioè dare via libera agli agro-combustibili, ha sottratto alla produzione di cereali destinata al consumo umano, quote massicce convogliate verso la più lucrativa alimentazione dei….motori. E’ anche un modo sicuro di dare sbocco al surplus di mais trans-genico.

Per ultimo, l’inarrestabile picchiata del dollaro, che ne fa uno strumento sempre più instabile, ormai inadatto a dare stabilità ad un mercato internazionale inquieto e mutevole, ancora inchiodato all’obsoleto biglietto verde.
Se il petrolio e gas si sono divincolati dalla sudditanza al dollaro, non altrettanto si può dire per tutte le materie prime e gli alimenti.

Il risultato finale è una crisi di sotto-produzione agricola che -negli Stati Uniti ed in Europa- si manifesta come un carovita, cioè un forte aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Nel resto del mondo si presenta come scarsità, o assenza ciclica di determinati articoli che sono il cardine delle diete nazionali. In Messico, la "tortilla" è carissima: è come se gli italiani perdessero l’accesso quotidiano alla pasta.

Prezzi alle stelle e/o carestia nelle aree in cui c’è forte dipendenza e si importano oltre il 50% degli alimenti. Se a questo, si aggiunge il disegno politico delle multinazionali agroalimentari, di destabilizzare quei governi che si prefiggono la sovranità alimentaria o che controllano i prezzi, riusciamo a spiegarci perchè in Venezuela attualmente ci sia una ciclica e temporale mancanza di alcuni prodotti.

Nonostante una grande abbondanza di circolazione monetaria. Ci sono i soldi, ma non sempre avvengono con continuità i rifornimenti alle grande città. Il Venezuela è vulnerabile perchè da sempre è importatore di oltre la metà di quello che va sulle tavole della gente.

Le multinazionali agro-alimentari hanno molto a che vedere con questo, così come deve aver sicuramente influito una difettosa pianificazione governativa per far fronte alla nuova ed insidiosa situazione.
Il governo di Caracas -però- da vari anni ha avviato un programma di scambio petrolio-alimenti con i Paesi del Caribe e con quelli vicini, come Argentina ed Uruguay.

Una via di accesso diretto agli alimenti, per affrancarsi dalla stretta mortale del monopolio delle multinazionali, e liberando gli altri Paesi dall’obbligo di indebitarsi in dollari, per poter ricevere gas e benzina.

 

 

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