4459 INTERVISTA AL SENARGENTINA: PALLARO A UN MESE E MEZZO DALLE ELEZIONI

20080227 21:08:00 redazione-IT

di MARCO BASTI da TRIBUNA ITALIANA (BUENOS AIRES)

Domani il senatore Luigi Pallaro presenterà a Buenos Aires la lista dell’Aisa (Associazioni Italiane in Sud America) che correrà alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile prossimi. I propositi ad un mese e mezzo dal voto, il rapporto con Merlo e il ruolo dell’associazionismo che due anni fa sancì la sua vittoria elettorale sono i temi al centro di questa intervista rilasciata a Marco Basti, direttore del settimanale di Buenos Aires "Tribuna Italiana".

"Pallaro ci ha detto: "c’è un grande cambiamento iniziato da Veltroni (che conosco da tanti anni, da quando venne a Buenos Aires), con un messaggio molto chiaro: no al contrasto, al muro contro muro con l’opposizione, ma un confronto costruttivo per governare l’Italia, in favore degli italiani. E Berlusconi ha subito aderito a questa linea. Si tratta di un cambiamento di grande portata. Inoltre venerdì ho ascoltato Veltroni che diceva che non si può fare la politica contro gli imprenditori, perchè senza imprese e senza imprenditori non si crea lavoro e l’economia non cresce. È la prima volta che sento queste cose da un leader della sinistra e se poi verranno confermate con i fatti, sarebbe veramente un grande cambiamento. Naturalmente anche Berlusconi la pensa così, e dev’essere così perchè altrimenti l’Italia continuerà a stare ferma rispetto agli altri Paesi dell’Ue".
D. Questo è il quadro generale della politica italiana. E cosa dice agli elettori italiani dell’America meridionale?
R. Rispetto a noi italiani all’estero, il messaggio ai miei elettori (che sono tutti gli emigrati, anche quelli che non mi hanno votato) è che abbiamo fatto un lungo cammino assieme. Ricordo che prima che arrivasse il voto, per quarant’anni, abbiamo fatto le battaglie per i nostri diritti e che durante tutto quel tempo, l’unico strumento che avevamo a disposizione sono state le Associazioni. Si tratta di un nostro valore incalcolabile in Argentina e in America del Sud, creato dagli emigrati in assenza di uno Stato che ci sostenesse, perché gli emigrati erano stati abbandonati dall’Italia alla loro sorte. E gli emigrati si sono costruiti, da oltre un secolo e mezzo, le loro Associazioni, le loro Mutue, i loro Ospedali, le loro Scuole, che ancora oggi sono validi e operanti. Sono quelli che hanno tenuta alta la bandiera italiana. C’è tanta gente che solo ora si affaccia alla finestra, che nel passato non ha mai partecipato, (anzi, alcuni si vergognavano se gli dicevano che facevano parte della collettività). Allora era difficile essere ricevuti nel Consolato, perché i Consoli dicevano sempre che erano occupati. Ora col voto nei consolati la situazione è generalmente diversa. Poi grazie al voto, qui in Italia i media e l’opinione pubblica hanno capito che c’è un’altra Italia, sanno che c’è un’altra realtà di italiani all’estero, sono più consapevoli della nostra realtà. Per questo credo che dobbiamo continuare a presentarci come indipendenti e utilizzare il marchio dell’Associazionismo che ha sostenuto gli italiani all’estero per oltre un secolo. Il messaggio agli elettori quindi è l’invito a continuare a sostenere la lista Associazioni Italiane in Sud America, l’AISA.
D. Ma ci sono altri candidati che si rifanno all’Associazionismo. Merlo ad esempio fa una lista con il movimento delle Associazioni; parla però di un movimento rinnovato, che dia spazio ai giovani…
R. Non so di cosa parlano. Si tratta di una lista fantasma che fa una richiesta non necessaria, perché c’è la lista dell’AISA, promossa dalla FEDITALIA che ha introdotto i giovani, quella che ha fatto i 17 Congressi dei Giovani, promuovendo la loro partecipazione alla vita politica, sociale, economica dell’Argentina. È la lista delle Associazioni quella che ha fatto il cambio di generazioni. C’è qualcuno che dice "noi giovani" o reclama di dare spazio ai giovani ed è sessantenne. E poi attenzione a reclamare quello che c’è già. Il deputato Merlo non ha niente da reclamare perché è stato il primo giovane ad andare nel Cgie, portato proprio dall’Associazionismo che ora critica. E quando l’Associazionismo ha vinto le elezioni al Comites di Buenos Aires, alle quali sono stato il più votato, ho fatto un passo indietro per cedere la presidenza a lui, un giovane. Sempre con il sostegno dell’Associazionismo che ora critica. E poi ancora questo giovane (ormai non tanto giovane) è stato eletto deputato a Montecitorio nella lista dell’AISA, cioè si tratta sempre della lista promossa dallo stesso Associazionismo che lui ora critica. E allora invito l’opinione pubblica a fare attenzione che abbiamo lavorato per 50 anni per questo che abbiamo ottenuto e ora per alcune ambizioni smisurate potremo fare dei danni e perdere parte dei risultati ottenuti. Poi quanto a gioventù, da quel che si dice, nella lista di Merlo ci sarebbero Mirella Giai, che è giovane di spirito come me, ma che all’anagrafe ha un anno più di me. Ci sarebbero Filomena Narducci e Adriano Toniut, che certo non sono giovani. Lo stesso Merlo non è che sia poi tanto giovane. Se questo è lo spazio riservato ai giovani…
D. Poi c’è della gente che sostiene che le cose che sono state ottenute, cioè aumento dei fondi per l’assistenza, il finanziamento per il programma di assistenza sanitaria agli indigenti, alcuni aumenti degli addetti in alcuni consolati, sono state ottenute grazie al lavoro dei 18 parlamentari, o di quelli dell’Unione o del governo e che invece Lei si autoassegna tali risultati.
R. Certamente ognuno dei 18 ha fatto la sua parte, lavorando in Parlamento. Ma c’è un mio caro amico, vecchio giornalista, che mi ha detto: ci sono 18 parlamentari, ma dell’unico che si sono occupati tutti i giornali in Italia, l’unico che è sempre stato sui media, l’unico per il quale ad ogni problema del governo ci si chiedeva se sarebbe stato presente e come avrebbe votato, è stato Pallaro. Anche giornali che hanno scritto contro di me, hanno riconosciuto questo. (Pallaro ci fa vedere copia di un articolo di Felice Manti su "Il Giornale", del 7 gennaio scorso nel quale viene criticata l’assegnazione di fondi per i corsi di formazione da parte del governo. In esso c’è scritto: "Chi sorride di più è l’Argentina, bacino elettorale del senatore Luigi Pallaro, (…) eletto nel Sud America e decisivo per la sopravvivenza del governo. L’Argentina è infatti destinataria di ben 7 milioni di euro, quasi il 25% del finanziamento: 3 milioni a Buenos Aires, 1,35 a La Plata, 1,1 milioni a Cordoba, 800 mila euro a Bahia Blanca e 750 mila euro a Mar del Plata".). E infatti tutti qui mi riconoscono perché faccio il mio lavoro, perchè batto sempre il chiodo.
D. L’hanno accusata inoltre di non essere stato leale col governo, che gli ha fatto mancare il suo voto quando ne aveva bisogno e che a causa della sua assenza è caduto.
R. Io ho sempre fatto quello che avevo detto in campagna elettorale. Ieri (venerdì scorso) sono stato a Palazzo Chigi per salutare e quando qualcuno mi ha fatto quello stesso discorso, gli ho risposto – e mi ha dato ragione – che non sono venuto (per il voto al Senato, ndr) perché il governo non aveva più una maggioranza. Il governo, ho detto, l’avete fatto cadere voi stessi. Il mio voto non era più l’ago della bilancia. Hanno anche ammesso che non venendo a votare, li ho aiutati perché con la mia assenza è diminuito il quorum e quindi i voti necessari per avere la fiducia erano meno. Ma la maggioranza non c’era più, tanto è vero che c’è stato anche un invito del Presidente della Repubblica al governo a non confrontarsi al Senato perché non aveva la maggioranza e sarebbe stato battuto. Ho sempre fatto quel che avevo detto nella campagna elettorale. Se qualcuno fa delle insinuazioni, forse lo fa perché ha qualcosa da nascondere o da far dimenticare. Non è che sono venuto in Italia solo per votare, ma per dire ai media e alla società italiana che ci sono gli italiani all’estero, per presentare in Italia la realtà dell’emigrazione. Una realtà della quale siamo orgogliosi. Basti pensare che fra qualche anno non ci saranno più italiani all’estero nati in Italia. Ci saranno solo le nuove generazioni, ben disposte a collaborare con l’Italia, grazie al lavoro immenso fatto dal nostro Associazionismo. Queste nuove generazioni sono fatte da persone che, anche se hanno il passaporto italiano in tasca, non hanno niente da reclamare all’Italia. Ma saranno interessati a intensificare i rapporti economici, culturali, di ogni tipo, che sarà di beneficio per l’Italia, per i Paesi dove sono nati e per loro. Questo è il lavoro che ha fatto l’Associazionismo, che ha fatto l’AISA, e che continuerà a fare". (Aise/Eminotizie)

 

 

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