4449 Il Messico campesino e il NAFTA 14 anni dopo.

20080226 20:32:00 redazione-IT

La sfida asimmetrica dell’agricoltura dopo l’apertura totale del commercio con gli Stati Uniti
di Francesco Lorusso

Le organizzazioni contadine, sindacali e sociali che hanno partecipato all’imponente manifestazione (stimate da 150 a 200mila persone) a Città del Messico lo scorso 31 gennaio hanno accettato l’apertura del dialogo con il Governo, il Ministro del Lavoro, Javier Lozano, e il nuovo Ministro degli Interni, Juan Camilo Mouriño, per cercare una via d’uscita ai numerosi problemi sociali ed economici che sta provocando la caduta delle barriere commerciali per i prodotti base della dieta e dell’identità nazionale come il mais, il riso, il latte e i fagioli.

Mentre dall’altra parte del Rio Bravo, negli USA, si erigono muri per cercare di arginare il flusso migratorio senza nemmeno pensare a soluzioni più efficaci ed integrali che aiutino l’economia messicana e riducano il fenomeno, la liberalizzazione del commercio tra Usa, Canada e Messico, spinta dal NAFTA o TLCAN (Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord firmato nel 1994), arriva al suo auge con l’abbattimento delle tasse all’import-export, prevista da quest’anno anche per tutti i prodotti agricoli.
Gli agricoltori nordamericani potranno così competere “liberamente” con i messicani partendo da una superiorità storica in termini di produttività e sovvenzioni statali 20 volte maggiori. E’ un problema molto simile a quello che deve affrontare l’Unione Europea, in cui l’agricoltura è altamente sovvenzionata, ogni volta che si propone una negoziazione commerciale con i paesi africani che sfocia spesso in frizioni diplomatiche. Nel caso nordamericano, questi fattori vengono drammatizzati dalle carenze endemiche dell’agricoltura messicana, divisa tra un’immensa massa di contadini “poco produttivi” e scarsamente appoggiati dallo Stato, spesso costretti ad emigrare lasciando in patria dei veri e propri “villaggi fantasma”, ed alcuni grossi produttori che guardano con favore al business dell’esportazione di prodotti come l’avocado o la frutta tropicale.
Il Ministro dell’Agricoltura, Alberto Cardenas, ha annunciato degli stanziamenti addizionali di circa 30milioni di euro per sostenere i piccoli e medi produttori di mais e fagioli in risposta alle crescenti proteste popolari. Il Ministro ha affermato polemicamente che già dall’anno scorso era stato proposto un dialogo nazionale sull’agricoltura e che “tutti gli attori che oggi ripudiano le proposte governative nel 2007 lodarono e riconobbero la risposta del ministero per risolvere alcune delle questioni più annose”. Sempre in tono polemico con i movimenti sociali pro-campo, lo stesso Cardenas aveva dichiarato, dopo le manifestazioni del 31 gennaio, che non “era mai venuto a conoscenza delle richieste concrete dei contadini” e che quindi non poteva esprimere opinioni in merito.
Nonostante i finanziamenti si possano considerare un semplice palliativo temporaneo e i tavoli di negoziazione tra i contadini e il Governo siano appena stati aperti, le grandi proteste nazionali, unite al costante rincaro del prezzo della tortilla che colpisce le classi più povere, hanno potuto in qualche modo smorzare i toni sprezzanti del ministro e portare al centro dell’attenzione il tema dell’agricoltura bistrattata. Inizialmente le richieste sindacali e di categoria erano orientate a una rinegoziazione del NAFTA, ma questo punto è stato scartato per le difficoltà legali e la scarsa volontà politica. Ciononostante, come dichiara la CNC (Confederacion Nacional Campesina) in un comunicato, “è stato fatto un passo importante verso l’avvio di una discussione costruttiva con le associazioni contadine e cittadine in favore della sovranità alimentare, i diritti dei lavoratori e le libertà democratiche”.
Alle inquietudini della popolazione per i rincari negli alimenti, si aggiungono anche due difficili questioni che restano aperte: da una parte l’incremento esponenziale delle coltivazioni di mais transgenico che non è ritenuto assolutamente affidabile per la salute umana nel lungo periodo e sta provocando aspre reazioni in tutto il mondo, e, dall’altra, il tema scottante dei biocombustibili, come l’etanol, che stanno provocando l’aumento dei prezzi visto che si dedicano sempre più terre coltivabili alla “benzina alternativa” e non per nutrire la popolazione.

 

 

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