4500 Elio Carozza: la Relazione del Comitato di Presidenza del CGIE

20080305 23:27:00 redazione-IT

[b]Al centro della relazione il sostegno e il rilancio dell’associazionismo di emigrazione come elemento fondamentale delle vita delle comunità emigrate[/b]

Il saluto più vero e sentito del Comitato di Presidenza a voi tutti, Consigliere e Consiglieri del CGIE.
A nome di tutto il CGIE saluto e ringrazio i rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle Regioni e dell’Amministrazione per la loro presenza e per i contributi che porteranno ai nostri lavori.
Il Comitato di Presidenza decise, ad inizio febbraio, di anticipare questa prima Assemblea Plenaria del 2008 rispetto alla tradizionale calendarizzazione, tenendo conto della difficile e delicata situazione politica che attraversava l’Italia e che faceva intravedere la fine della legislatura e la reale possibilità di elezioni anticipate.

Il saluto più vero e sentito del Comitato di Presidenza a voi tutti, Consigliere e Consiglieri del CGIE.
A nome di tutto il CGIE saluto e ringrazio i rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle Regioni e dell’Amministrazione per la loro presenza e per i contributi che porteranno ai nostri lavori.
Il Comitato di Presidenza decise, ad inizio febbraio, di anticipare questa prima Assemblea Plenaria del 2008 rispetto alla tradizionale calendarizzazione, tenendo conto della difficile e delicata situazione politica che attraversava l’Italia e che faceva intravedere la fine della legislatura e la reale possibilità di elezioni anticipate.

In quest’ambito, il Comitato di Presidenza ha ritenuto importante che il CGIE potesse dare il proprio contributo, segnalando al Governo ed all’Amministrazione ogni elemento necessario alla buona preparazione ed all’espletamento delle procedure levate all’esercizio del voto all’estero.

Sono, tuttavia, cosciente che i tempi sono strettissimi e che siamo ormai " in zona Cesarini". La crisi di Governo, la fine della legislatura e la convocazione elettorale avvenute in tempi molto ravvicinati non ci lasciano molto spazio. Nondimeno cercheremo di fare il nostro meglio e sono convinto che il Governo e l’Amministrazione prenderanno in considerazione le nostre proposte ed i nostri pareri su una serie di disposizioni che devono ancora essere prese alla luce della nostra odierna riflessione.

Ognuno di noi è, d’altra parte, cosciente e consapevole della necessità di migliorare significativamente le procedure nei diversi passaggi del percorso legato al voto per corrispondenza per rispondere in maniera molto più efficace alle questioni ed ai problemi che si sono manifestati in occasione della prima, recente, esperienza.

In occasione della riunione del Comitato di Presidenza, tenutosi ad inizio di febbraio, su sollecitazione del vice Ministro sen. Franco Danieli e del Direttore Generale Ambasciatore Adriano Benedetti, abbiamo avuto modo di discutere e di condividere i punti che sono stati in seguito recepiti dal Governo ed approvati in questi giorni dal Parlamento su alcuni aspetti importanti delle disposizioni relative al voto per corrispondenza nel collegio estero.

Le modifiche apportate, pur piccole, rispondono ad alcune insufficienze (deficienze) vissute nel 2006. Sono sicuro che questa nostra Assemblea saprà oggi contribuire ulteriormente, segnalando aspetti ed elementi che potranno essere di grande utilità all’Amministrazione dello Stato, tanto a livello centrale che periferico.

Le relazioni introduttive al dibattito, su questo argomento, che saranno presentate all’Assemblea dai due Presidenti delle Commissioni tematiche Franco Siddi sull’informazione e Mario Tommasi sulle modalità operative, amministrative, tecniche e logistiche, inquadreranno la discussione e permetteranno al CGIE di esprimere le proprie proposte.

Il Consiglio Generale ha un solo ed unico interesse : assicurare alla consultazione elettorale nel collegio estero le garanzie che rendano le operazioni legate a procedure "trasparenti" e che rispondano ai principi di "sicurezza, certezza e segretezza".

Intendimento del CGIE è che non vi siamo ombre e lacune che possano dare voce ai "nemici" del voto all’estero" nel rimettere in discussione questa importante conquista dei nostri connazionali.

Siamo, d’altra parte, tutti consapevoli del pericolo che potrebbe correre la sopravvivenza del voto all’estero se si dovessero rivivere le difficoltà e i problemi che abbiamo conosciuto nel 2006 con tutte le polemiche, le denunce e i risvolti negativi mai superati in questi due anni.

Vero é che quella fu la prima esperienza ma é altrettanto vero che l’organizzazione di quell’appuntamento elettorale fu sottovalutata nella sua portata e le stesse operazioni di scrutinio del voto mostrarono i limiti di una gestione approssimativa, che trovò impreparati i soggetti istituzionali interessati a fronte di centinaia di seggi e migliaia di scrutinatori tutti insieme, gomito a gomito, nella bolgia di Castelnuovo di Porto.

Sono certo che i componenti del Consiglio Generale, così come sono sicuro lo siano i Consiglieri dei COMITES, saranno tutti a totale disposizione dei nostri Consolati ed Ambasciate per sostenerli in questa delicata e complessa operazione, potendo dare garanzia di correttezza e efficienza sull’operato dei singoli e di tutta la rete consolare, contribuendo ad assicurare una maggiore trasparenza ed efficienza.

Voglio, però, sottolineare che tra poco più di un mese la campagna elettorale sarà già alle nostre spalle, il nostro Paese avrà un nuovo Governo e noi continueremo a lavorare per portare avanti i nostri impegni.

Per questo motivo, due sono le premesse dalle quali vorrei partire in questa prima assemblea Plenaria del 2008.

La prima é legata ai tempi che scandiscono impegni ed azione politica, di tutte le politiche. Senza la considerazione dei tempi gli obiettivi si allontanano, svaniscono e gli eventi che comunque si manifestano non vengono governati. E cresce la sfiducia nelle possibilità di raggiungere concreti e significativi risultati.

La seconda premessa é che non si può più prescindere dalla comprensione concettuale della creazione di un "sistema Italia" per gli italiani che vivono all’estero.

Lo stesso CUTE e gli altri organismi di rappresentanza, compreso il sistema delle istituzioni italiane che operano per le nostre Comunità all’estero, non possono sottrarsi a questo duplice imperativo, pena l’autorefenzialità e pesanti danni non solo agli stessi organismi di rappresentanza quanto alla risoluzione delle questioni poste dalla Comunità italiana nel Mondo e che manifesta, ormai da tempo, un disagio che si va via via trasformando in un progressivo distacco, rischiando di spezzare definitivamente quel legame che da tempo ci unisce.

Ora, al di là dell’attitudine tutta nostra, ed italiana in generale, di una spietata critica sull’operato proprio ed altrui che, pure non lo nego, può costituire una spinta a ricercare in ogni contesto nuove strade e nuovi input, bisogna pur riconoscere l’impegno del CGIE in questi anni.

Il Consiglio Generale ha lavorato per collocarsi nel nuovo orizzonte venutosi a creare con la elezione dei 18 Parlamentari. Ha proposto un proprio modo di vedere la sua nuova funzione come strumento di rappresentanza e raccordo con le rappresentanze territoriali quali sono i Comites e le Associazioni e la rappresentanza parlamentare. Ha cercato, in sintesi, di avvicinare gli italiani che vivono nel mondo ali’ Italia ed alle sue Istituzioni. Certo siamo solo all’inizio ma questo non toglie nulla alla causa, che appare agli occhi di molti giusta, necessaria ed imprescindibile.

Il Consiglio Generale ha posto le basi e dato il via ad un’operazione di forte attenzione verso le nuove generazioni di italiani nel Mondo che, sebbene sia ancora alle prime battute, sta dimostrando la sua validità non solo riguardo alla preparazione della prossima Conferenza Mondiale quanto, piuttosto, per la rivitalizzazione del collegamento con il mondo che all’Italia continua a far riferimento, puntando sulla scommessa di un graduale ricambio generazionale negli Istituti di rappresentanza degli italiani all’estero.

Abbiamo constatato quanto sia delicata e complessa questa operazione. Come facilmente si possa cadere nell’errore di sottovalutare e non prendere in seria considerazione i cambiamenti ormai consolidati della nostra Comunità all’estero.

Gli stessi giovani ne hanno segnalato, nel corso dei loro incontri, gli elementi di novità e di contraddizione che articolano diversamente dal passato la scelta degli italiani nella sua attuale disomogeneità. Hanno messo in luce ed indicato tematiche ed esigenze nuove che richiedono politiche nuove ed un nuovo modo di pensare del nostro Paese nei confronti degli italiani che vivono fuori dai confini nazionali.

Sarà, dunque, impegno del Consiglio Generale non tradire le speranze che si sono manifestate tra tanti giovani in quest’ultimo anno e proseguire con determinazione nel profondere (elargire) le proprie energie su questa strada .

Il primo atto che fin d’ora chiediamo al futuro Governo é quello di convocare la prima Conferenza Mondiale dei Giovani italiani e di origine italiana all’estero.

Essa deve necessariamente svolgersi entro il 2008.

Una Conferenza che non deve rappresentare il punto di arrivo del nostro impegno ma deve essere costruita e pensata come punto di partenza.

Una Conferenza Mondiale che si sviluppi attraverso un’architettura (organizzazione) seminariale, capace di sprigionare le potenzialità che esistono tra i giovani, di approfondire le tematiche che essi, in ogni Paese e Continente, hanno individuato e presentato nella cospicua documentazione elaborata in quest’ultimo anno. Occorre offrire ai giovani condizioni ed opportunità di impegno fondante su sensibilità e valori diversi in grado di raccogliere le novità e peculiarità di una realtà culturale diversa.

Una Conferenza capace di parlare anche all’Italia ed agli italiani in Patria della "risorsa" che rappresentano le nostre comunità nel Mondo per l’Italia stessa ed, in particolare, delle potenzialità e delle opportunità che la Comunità italiana di oggi può offrire al nostro Paese sotto ogni punto di vista: politico, economico, culturale e sociale.

Il Consiglio generale ha il dovere e la responsabilità di continuare ad assumere la tutela e la valorizzazione della prima e seconda generazione. Di quella generazione che, come spesso abbiamo riconosciuto, ha solo dato e quasi nulla ricevuto. Per questo la "questione" degli anziani sarà uno dei temi centrali dell’attività di questo Consiglio Generale per il 2008.

L’obiettivo é quello di consegnare al futuro Governo ed al futuro Parlamento un documento pertinente e puntuale.

Un documento che fotografi la loro condizione per Paese e per Continente ma individui azioni ed interventi realizzabili. Un documento che sia soprattutto propositivo.

La Commissione tematica ha predisposto un documento base che sarà illustrato durante i lavori di questa Assemblea dalla Presidente Maria Rosa Arona, che ringrazio fin d’ora, insieme alla Commissione tutta per il lavoro svolto in questi mesi. Avremo modo, nel dibattito che seguirà, di raccogliere ulteriori considerazioni ed indicazione, di consolidare il documento e sottoporlo alla discussione in ogni Paese, coinvolgendo i Comites e le nostre associazioni e tutti coloro che intendono portare un contributo. Le sintesi saranno tratte, prima, nelle prossime riunioni delle Continentali e, poi, in occasione della prossima plenaria.

La questione giovani e quella degli anziani sono tra loro strettamente legate. Insieme si ritrovano in una più ampia considerazione che il Consiglio Generale ha messo al centro della proprio impegno per il 2008: il rilancio dell’associazionismo italiano all’estero.

Il Comitato di Presidenza ha ritenuto necessaria l’istituzione di un gruppo di lavoro ad hoc al quale affidare una prima analisi e la predisposizione di una proposta per il rilancio e il rinnovamento dell’Associazionismo. L’Associazionismo laico e cristiano è stato un momento di difesa e di crescita per gli italiani all’estero e deve diventare oggi uno strumento di valorizzazione delle realtà italiane nelle società di residenza

Il 2008 é iniziato con una data significativa per l’Italia, il sessantesimo anniversario della Carta Costituzionale della Nostra Repubblica.

Quella Costituzione spesso invocata dagli italiani all’estero a difesa dei propri diritti umani, civili e politici, che l’associazionismo italiano ha saputo interpretare, difendere, promuovere e valorizzare nel tempo con un ruolo spesso di surroga delle stesse Istituzioni italiane a tutela dei nostri connazionali.

Basta scorrere i primi articoli della Costituzione per ripercorrere le tappe del cammino dell’associazionismo italiano quale primo garante all’estero: quando si fa riferimento ai "diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali…" alla "pari dignità sociale" ed "all’eguaglianza" (art.3), della "tutela del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni" e, nello specifico, alla "tutela il lavoro italiano all’estero" (sottolinea l’art.35) . Per giungere, infine, alla promozione delle più importanti espressioni dell’esercizio democratico dei cittadini: la rappresentanza diretta degli interessi in loco (Comites e Cgie) ed il diritto di voto. Due diritti-doveri l’uno strettamente collegato all’altro, che il cittadino esercita risiedendo,oggi, in Italia come all’estero.

E’ bene affermarlo, mille, centomila volte: "senza l’impegno dell’associazionismo degli e per gli italiani all’estero tutto ciò sarebbe rimasta pura utopia !"

Ma il cammino non è ancora concluso. Anzi, tutt’altro !

E non solo per una migliore e quanto più effettiva concretizzazione di quegli stessi diritti, quanto per l’affermazione di "altri" diritti, previsti dalla Costituzione italiana, quelli i cui "indirizzi" "non vediamo abbastanza perseguiti e tradotti in atto" come ha affermato lo stesso Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel discorso di fine d’anno. Diritti per i quali è essenziale ancorarci "ai suoi principi, anche e non da ultimo ai suoi valori morali".

In questa direzione, basterebbe sottolineare alcuni obiettivi – rigorosamente "bipartisan" – che collegano tutto il mondo dell’associazionismo italiano, in Italia ed all’estero.

Rapidamente ne cito solo alcuni: in primis il sostegno ai nostri anziani in condizioni di indigenza, il recupero della cittadinanza italiana, l’ampliamento e maggior penetrazione nelle società locali degli organismi di rappresentanza diretta in loco, il collegamento culturale dei giovani di origine italiana, i progetti di trasferimento del know how professionale per una loro migliore affermazione nei Paesi di origine, la conoscenza dell’Italia di oggi, ecc…

Non proseguo oltre: sono numerose le mete da raggiungere. Alle più datate se ne aggiungono altre, figlie di quelle esigenze sociali, civili e politiche che la globalizzazione induce. Una sola per tutti: l’alfabetizzazione informatica divenuta in questi anni necessità essenziale nella rivendicazione dei propri diritti e nell’affermazione della stessa esistenza di cittadini, soggetti di diritti e doveri. Non per nulla è stata individuata dall’ONU come una delle "povertà" dei giorni nostri e per la quale si stanno studiando in ambito internazionale possibili misure di efficace intervento.

Ho voluto iniziare dall’oggi per parlare di associazionismo, affrontando concretamente gli elementi all’origine della sua esistenza, della sua indispensabile funzione nell’affermazione dei diritti e dei doveri della delle nostre comunità. Poche frasi, che sottendono al riconoscimento del suo ruolo storico, ma un’affermazione che ritengo fondamentale: "tutti rigorosamente tutti – proveniamo dal mondo dell’associazionismo italiano all’estero o per l’estero. "Tutti – rigorosamente tutti –abbiamo dato e diamo il nostro tempo nell’ottica del volontariato e dell’ impegno solidale.

Salto, dunque, a pie’ pari ogni considerazione sul significato stesso dell’associazionismo oggi, che lascio alle innumerevoli riflessioni accademiche, di cui è costellato il nostro cammino, ed alle tavole rotonde che periodicamente si susseguono, per soffermarmi rapidamente su alcuni elementi strategici, che si impongono per l’evoluzione dell’"associazionismo sociale".

Mentre è affidato a questo Gruppo di Lavoro il compito di determinare gli assi portanti di quella che si pone come una vera e propria "sfida" che il mondo dell’associazionismo deve cogliere per una più concreta sua affermazione quale "soggetto politico" del dibattito istituzionale.

E’ tempo di riconoscere il ruolo dell’associazionismo come espressione di impegno sociale e di "autogoverno" della società civile. Un impegno, forse, "audace" se correlato alla condizione in cui è stato spesso relegato, in particolare nel mondo dell’emigrazione, ma che "fa stato" del ruolo assunto, nelle sue diverse espressioni ed esperienze.

L’associazionismo d’emigrazione deve superare quelle incertezze ed insufficienze di cui è – riconosciamolo – ancora pervaso: superando i personalismi per passare finalmente al ricambio generazionale; superare le vocazioni campanilistiche a contenuto folkloristico per raggiungere un impegno culturale più ampio e più aderente alle esigenze attuali delle comunità.

Rendere la miriade delle associazioni, capillarmente attive nel tessuto sociale, un efficace "sistema" di relazioni territoriali grazie al lavoro quotidiano di decine di migliaia di volontari, puntare ad una maggiore professionalità e professionalizzazione delle sue componenti per cogliere le esigenze reali delle comunità nei diversi campi e settori, divenire elementi di riferimento "informati" di un network che ai comuni valori originari offra l’apporto di nuove esperienze maturate localmente.

L’associazionismo, insomma, come punta di diamante di un sistema di valori del Paese reale all’estero, fatto di "comunità" risultato di singoli elementi, ricchi di esperienze da mettere finalmente in campo, capace di autosostenere i propri obiettivi nel dialogo istituzionale, di superare l’handicap dimensionale che l’ha caratterizzato, attraverso risorse manageriali innovative che ne arrestino un declino a più riprese preannunciato.

Infine, rimanendo in tema di stretta attualità, vorrei pensare a questo Gruppo di Lavoro come ad un "hub" aeroportuale, caratterizzato da una vocazione eminentemente internazionale, al quale facciano riferimento entità ed organismi diversi, impegnati tutti sul piano dell’associazionismo.

Un punto centrale di incontro nel quale dialoghino i rappresentanti della Consulta delle Associazioni Nazionali dell’Emigrazione, delle Consulte regionali dell’Emigrazione, delle Federazioni, Unioni, Circoli, quando non espressioni di esperienze professionali e politiche, che rappresentano il caleidoscopico mondo del volontariato.

Un "hub" le cui regole devono essere scritte rispondendo alle esigenze della "società reale", e come tali prive di "demagogia", segno di quella "affidabilità"che le nostre comunità sollecitano per superare i nodi dello sviluppo.

Il CGIE, a sostegno di questo importante impegno, consapevole dell’importanza di una ampia riflessione, che esca fuori dai confini delle "stanze" degli addetti ai lavori, mette operativamente a disposizione il primo FORUM sull’associazionismo nell’ambito di un vasto progetto di democrazia elettronica ("e-democrazia"), aperto a quanti in Italia ed all’estero intendono dare un concreto apporto politico.

Altro appuntamento importante ed ineludibile del nostro programma di lavoro per il 2008: la terza Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato­Regioni/Province Autonome-CGIE.

Abbiamo preso l’impegno di realizzare, prima di quest’importante appuntamento, almeno due seminari, come convenuto nel documento conclusivo della seconda Assemblea Plenaria.

Abbiamo, da parte nostra, sollecitato la Conferenza dei Presidenti delle Regioni ed incontrato tanto il Presidente Errani che il vice-Ministro Danieli.

Incontri che avrebbero dovuto rilanciare e riorganizzare, prima di tutto la "cabina di regia", rimettendo in moto il meccanismo che potrebbe far assumere alla Conferenza Permanente un ruolo centrale nelle politiche per gli italiani all’estero. (Elio Carozza)

 

 

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