4505 IL CGIE TRA POLITICA ED ELETTI ALL’ESTERO: LE RIFLESSIONI DI FERRETTI FARINA E BERTALI

20080305 22:49:00 redazione-IT

ROMA – È stato un magro dibattito quello che si è tenuto nella prima giornata di lavoro dell’Assemblea Plenaria del Cgie, aperta oggi presso la Sala Conferenze Internazionali della Farnesina. Magro in termini numerici, va precisato, forse per via di un fitto calendario di lavori da rispettare. Magro per l’ardore cui il Cgie ci ha abituati. Persino Gian Luigi Ferretti, che sempre anima la querelle, non ha avuto parole pungenti per nessuno.

Intervenuto dopo la "sobria e misurata" esposizione del vice ministro Danieli e la relazione di quel "mascalzone" del segretario generale Carozza, Ferretti ha invitato i colleghi del Cgie a non cadere, durante questa Plenaria nel bel mezzo della campagna elettorale, nella polemica politica, a "non farsi strumentalizzare dai partiti, che hanno più a cuore i propri interessi che gli italiani nel mondo". Non è un caso, ha sottolineato il consigliere, se in questa legislatura non si sia riuscita a fare la Bicamerale per gli italiani nel mondo.
Prendendo spunto dalle parole di Carozza e dal suo "sguardo attento al mondo dell’associazionismo", Ferretti ha ricordato che all’estero sono arrivate prima le associazioni, poi i patronati e solo più tardi i partiti. Bene!", ha esortato. "Ritorniamo alle origini, quelle della solidarietà, del volontariato, della fratellanza e del mutuo soccorso". Quelle dell’associazionismo.
Il consigliere Ferretti ha infine espresso un desiderio: "vedere eletti al parlamento esponenti, non importa di quale partito, se di destra o di sinistra, ma provenienti dal Cgie". Si potrebbe addirittura modificare l’art.8 della legge Tremaglia, aggiungendo all’indicazione della candidatura dei soli residenti all’estero che essi debbano essere stati consiglieri dei Comites o del Cgie per almeno tre anni. D’altra parte, ha concluso, i parlamentari provenienti dalle file del Cgie "non sono stati certo i peggiori" tra gli eletti all’estero. Anzi!
L’ipotesi di Ferretti richiama un po’ il sistema francese, che ben conosce l’on. Gianni Farina, presente oggi in Plenaria. Le sue parole sono state un allerta per i consiglieri e per l’intera platea della Farnesina.
"Questa legislatura è finita troppo presto", ha rilevato il deputato eletto all’estero, "ma non so se questa possa essere considerata più una disgrazia o più una fortuna", ha aggiunto. La verità, ha spiegato Farina, è che "nel parlamento italiano gli amici dell’emigrazione e del voto all’estero sono una minoranza". Lo sa bene lui che fa parte della Giunta delle elezioni, dove "le discussioni sulle regolarità del voto all’estero erano quotidiane" e lì "l’epiteto più gentile sulla 459 era quello di legge demenziale".
Insomma "il diritto di voto degli italiani nel mondo è stato sempre messo in discussione e", ha avvertito l’onorevole, "succederà ancora". Tocca allora al Cgie "difendere questo diritto", a quel Cgie che, pur necessitando una profonda riforma, resta un "organismo indispensabile per gli italiani all’estero e per gli stessi parlamentari eletti all’estero". A questi ultimi, invece, il compito di "superare le visioni di parte" e prendere "consapevolezza" del proprio ruolo della necessità di "collaborare", di lavorare insieme sulle questioni che investono i connazionali nel mondo.
Un invito, questo, fatto proprio dal consigliere Alberto Bertali, che ha invitato i partiti a "comportarsi in maniera diversa", perché, ha aggiunto, "la conquista del voto ha portato ad invidie e vassi espedienti anche noi consiglieri". (r.aronicaaise/Eminotizie)

 

 

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