4558 Narducci, lavorare ad una terza età serena per i cittadini italiani in Svizzera

20080313 14:12:00 redazione-IT

Assemblea annuale del Centro familiare di Berna

Un’attività densa, che accanto agli interventi “tradizionali” si confronta con le nuove situazioni di difficoltà prodotte dai cambiamenti e dai processi sociali in Svizzera: si potrebbe riassumere con queste poche parole il messaggio lanciato dall’Assemblea annuale del Centro familiare di Berna presieduto da Anna Pompei Ruedeberg. Il Centro rappresenta da anni un punto di riferimento di grande valore per i problemi che insorgono nella vita di coppia, nell’educazione dei figli e nelle difficoltà dei ragazzi a livello scolastico, come pure nei casi di devianza giovanile.

Negli anni più recenti, il Centro si è delineato anche come punto di riferimento per molti connazionali anziani pensionati, che per svariate ragioni scelgono di vivere i loro ultimi anni in una casa di accoglienza o di cura. Una scelta che spesso significa cambiare abitudini, regime alimentare e solitudine, soprattutto quando la padronanza delle lingua locale è molto debole.

Franco Narducci, intervenendo ai lavori dell’Assemblea del Centro, ha richiamato l’attenzione dei presenti sulle sfide aperte che si devono affrontare in tema di cura della salute in Svizzera, non tanto per gli standard di qualità svizzeri (tra i più elevati in Europa), quanto sui limiti del sistema sotto il profilo della finanziabilità delle prestazioni mediche ed ospedaliere. Citando uno studio recente, Franco Narducci ha ricordato che “i costi per la salute continueranno a crescere anche nel 2008”.

Lo studio rivela, infatti, che oltre il 60% degli ospedali esaminati denuncia costi di esercizio superiori al precedente anno e che soltanto il 5% degli ospedali è riuscito a mantenere detti costi sotto il livello del precedente anno. Visto che le prestazioni stazionarie erogate, pari al 50% dei costi complessivi dell’intero settore, costituiscono l’aspetto centrale del sistema sanitario, si intuisce che l’ulteriore aggravio dei costi d’esercizio degli ospedali avrà conseguenze pesanti per il settore della sanità.

Inoltre si deve considerare che in Svizzera vi sono in media 18,3 posti letto d’ospedale per 1000 abitanti, un rapporto che scende a 7.5 / 1000 nei paesi europei confinanti. In questo scenario, si comprende che le istituzioni politiche chiamate a decidere debbano confrontarsi con la pressione crescente sulla finanziabilità di costi oramai esplosivi. Come conciliare la finanziabilità della salute senza disfare il sistema di servizio attuale rappresenta un dilemma di difficilissima soluzione.

Narducci ha poi evidenziato alcune questioni basilari del processo evolutivo che tocca anche i nostri concittadini anziani residenti in Svizzera: sul versante delle case di cura e di soggiorno per anziani vi sono segnali di forte impulso. “Un fenomeno – ha sottolineato Narducci – che ha due ordini di spiegazioni: il pieno utilizzo delle strutture, che sfiora il 100%, e la favorevole applicazione della legge sull’assicurazione malattia che anche nel 2007 ha permesso una certa flessibilità a livello di tariffe. Nonostante le tradizionali case per anziani si trasformino sempre più in luoghi di cura, si assiste tuttora ad investimenti in strutture di accoglienza. La domanda, infatti, aumenta proporzionalmente con l’invecchiamento demografico e lo smembramento progressivo delle tradizionali reti di protezione sociale come la famiglia”, ha concluso Franco Narducci.

 

 

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