4581 Crisi andina: Effetti collaterali a catena

20080315 11:40:00 redazione-IT

di Tito Pulsinelli

Il consolidato consenso latinoamericano che si è proiettato internazionalmente a Santo Domingo, nel vertice del Gruppo di Rio, è sorprendente…ma non troppo.
La comunità continentale ha dimostrato la capacità di saper affrontare e risolvere i propri problemi più urgenti, in maniera diretta e senza mediazioni di altre istanze, quando non c’è la presenza degli Stati Uniti.
Il Gruppo di Río ha agito come un vero e proprio parlamento latinoamericano, deliberante, con elevata capacità di elaborazione politica consensuale. E’ riuscito laddove la obsoleta Organizzazione degli Stati Americani (OSA) non riesce ad andare oltre la stanca elaborazione di risoluzioni in "politichese", prive di contenuti e di effettività.

La OSA ha il piombo nella ali dalla guerra delle Malvine, quando gli Stati Uniti si schierarono al lato dell’aggressione inglese, mostrando il pollice verso all’Argentina.

Latinoamerica ha bisogno di una istanza propria, autonoma e indipendente, vale a dire senza l’anglosfera canadese e USA. Il Gruppo di Rio ha inferto una seria ferita alla OSA, ed ha gettato le basi per cominciare ad agire già come un’incipiente Organizzazione degli Stati Latinoamericani (OEL).

La mazzata di Santo Domingo è stata demolitrice, e lo dimostra la reazione scomposta -ma prevedibile- del bushismo, che aumenta il volume dello schiamazzo mediatico e punta il dito contro il Venezuela e l’Ecuador "complici" del narcoterrorismo. Le prove starebbero nei famosi computer (a-prova-di-bomba) di Raul Reyes.

Insomma, Bush vuole inserirli -entro novembre- nella sua lista di Stati fiancheggiatori del terrorismo, perchè sta cercando in tutti i modi di soffiare sul fuoco, per ravvivare artificialmente tensioni e conflitti nell’area sudamericana.
Se fosse vero che la FARC ha ormai il monopolio mondiale della cocaina, è credibile che il Venezuela la finanzi con 300 milioni di svalutati dollari?

Bush cerca di rimestare nel torbido, però non ha nulla di positivo da offrire alla regione sudamericana, salvo armamenti, secessioni, separatismi e guerra. La retorica "antiterrorista" ha preso il sopravvento su quella del "progresso inarrestabile". Ed è sempre più evidente, invece, l’avidità sguaiata con cui guarda alle riserve energetiche, minerali, idriche ed agroalimentari della regione.

La Colombia è isolata, suscita preoccupazione, e viene percepita sempre più come un focolaio di instabilità che potrebbe degenerare in "pericolo regionale".
Il Brasile ha annunciato la costruzione di una grande "fortaleza" militare nell’Amazzonia, precisamente alla frontiera con la Colombia.
Si avvicina il 17 marzo, e i ministri degli Esteri della OSA dovranno condannare esplicitamente l’aggressione militare della Colombia. Altrimenti, dice il Presidente Correa, l’OSA dovrà essere gettata nella "pattumiera della storia".

Tito Pulsinelli

 

 

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