20080319 20:04:00 redazione-IT
Tito Pulsinelli www.selvas.org
Il vertice della OEA di tutti i ministri degli Esteri latinoamericani per deliberare sul bombardamento effettuato dall’esercito colombiano sul territorio dell’Ecuador, ha ribadito il ripudio continentale contro la "guerra preventiva", ed ha reciso alla radice qualsiasi scappatoia circa la "legittima difesa" esercitata al di là delle proprie frontiere.
I rappresentanti degli Stati Uniti, Colombia e Messico avevano fatto quadrato per opporsi ad una risoluzione in cui apparisse la parola "condanna", e durante 14 ore di dibattito a porte chiuse hanno cercato di evitare qualsiasi censura e ripudio alle gesta dei militari colombiani.
Alla fine hanno dovuto cedere, ed arrendersi all’evidenza che non era possibile sterilizzare la risoluzione con il gergo "politichese". Se la OEA non confermava quel che i Presidenti latinoamericani avevano già approvato nel Gruppo di Rio, andava incontro ad un crollo della propria credibilità. E forse anche a gravi fratture, visto che il Gruppo di Rio già agisce come una "organizzazione degli Stati latinoamericani".
Alla fine, per evitare l’isolamento, il terzetto dei Paesi di destra ha dovuto firmare la risoluzione finale in cui si ribadisce la dottrina della sovranità nazionale e dell’inviolabilità delle frontiere. Meno gli Stati Uniti che ha espresso una riserva proprio su questo punto, mettendo a nudo il nuovo status di "potenza solitaria", per di più in franca decadenza.
Ormai il continente americano ha smesso visibilmente di essere il loro "cortile" di casa. In ogni caso, nessun Paese vuole dare carta bianca al Pentagono per attività illegali, per la "caccia ai terroristi", nè per voli in cui li si trasporta verso carceri clandestine e tortura.
Il blocco sudamericano è consapevole che la guerra civile colombiana deve essere risolta con i mezzi pacifici e la trattativa, altrimenti saranno investiti dagli efetti negativi che Bogotà non riesce più a trattenere all’interno delle proprie frontiere.
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2008-3
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