4667 Votate, votate, votate per chi volete ma non eleggiamo “Forrest Gump”

20080328 13:10:00 stefy

di Silvana Mangione (da Gente d’Italia, Usa)

Si avvicina rapidamente il momento in cui circa tre milioni di cittadini italiani residenti all’estero riceveranno il plico elettorale e dovranno scegliere da chi vogliono essere rappresentati.

La scelta in realtà è più o meno obbligata, perché le nostre liste non sono nate da vere primarie all’estero, ma è comunque migliore di quella riservata agli italiani in Italia, che dovranno tracciare una croce su un simbolo, sapendo che il candidato che avrebbero voluto non c’è o non ce la farà mai. Quanti sono stavolta i simboli per le compagini che, nelle intenzioni di chi ha scritto e approvato l’ignobile legge elettorale vigente in Italia, dovevano diminuire? centoquarantanove? centosettantanove? sicuramente cento e passa, simboli di partiti, partitini, partitucoli, galassie, apparentamenti incomprensibili, riesumazioni di sigle vetero-chic, invenzione di sigle new-speak, antichi, ma sempre attuali gruppi di lobby. Ma questo è un altro discorso e lo faremo un’altra volta. Da noi all’estero, nei quattro esteri nei quali la legge attuativa della modifica costituzionale ha irrazionalmente diviso il mondo, i mugugni sono molto forti. Gli ordini e i contrordini dei responsabili (italiani d’Italia) delle candidature e le reazioni e controreazioni dei responsabili (italiani all’estero) degli stessi partiti che hanno espresso le liste stanno diventando sempre più contraddittori e personali. Ecco perché mi rivolgo a tutti noi, elettori italiani fuori d’Italia per esortarci a votare. Votare, votare, votare. Votare con intelligenza, ognuno nell’area politica nella quale si riconosce da sempre o da poco o anche fuori da essa, scegliendo i candidati in base a quello che valgono, non alle indicazioni dall’alto, le pressioni dal basso, le “vendette, tremende vendette” inventate dai Sor Coso che devono togliersi sassolini dalle scarpe e lo vogliono fare proprio adesso, quando ne va del nostro futuro. Non possiamo rischiare di eleggere i signori o le signore “Forrest Gump”. Ve lo ricordate quello splendido film che valse un Oscar alla magistrale interpretazione di Tom Hanks? Forrest Gump dà corpo ad una parabola, come il personaggio di una canzone di Jannacci, intitolata “Prete Liprando e il giudizio di Dio”, la parabola di una persona che assiste ad un momento che cambia la storia e nemmeno se ne accorge, perché nota soltanto “il cavallo imbizzarrito”, “la donna che ha partorito”, ma non guarda e non vede il miracolo del piccolo prete di provincia che cammina sui carboni ardenti, non si brucia, supera il giudizio di Dio e ottiene la fuga dell’arcivescovo ladro da Milano. Noi siamo in questo momento prete Liprando, non possiamo consentire che gli interessi personali, di bottega, di questo o quella candidata, prevalgano sull’interesse generale delle nostre comunità. Non possiamo permetterci di eleggere il vescovo simoniaco o la papessa. Dobbiamo superare il giudizio di Dio. Stiamo camminando sui carboni ardenti del costante, ripetuto attacco a quella conquista di civiltà che è stato il concreto riconoscimento del pieno esercizio del diritto di voto per gli italiani all’estero. L’ultimo assalto è stato sferrato da Sergio Romano, ex ambasciatore e pertanto – si sperava – non accusabile di provincialismo. Ma in questo caso, da ogni parola nel suo articolo sul Corriere della Sera, traspari proprio una visione miope, limitata e snobistica del voto e delle comunità italiane all’estero. Secondo lui “l’eletto di un continente non rappresenta in realtà nessuno” ed è “dominato dalla preoccupazione di farsi rieleggere” perciò pensa “alla comunità dei suoi elettori piuttosto che all’interesse nazionale italiano”. Caro Prof. Romano, lei crede davvero che gli eletti in Italia siano dominati esclusivamente dall’interesse nazionale italiano e non da quello della propria rielezione, che dipende dalla soddisfazione delle voglie dei propri elettori?! Ma mi faccia il piacere! Poi però il Prof. Romano, non del tutto a torto, deplora “lo stile parlamentare di alcuni eletti nel 2006”, riportandoci alla mia preoccupazione. Se dai nostri voti escono uno o una o più Forrest Gump, nel nostro caso potranno meritare soltanto l’Oscar del ridicolo a Blob o a Striscia la notizia e non ce lo possiamo permettere. Proprio perché, se dovesse verificarsi di nuovo che il voto degli italiani all’estero consegni la maggioranza al Senato al PD o ad altri, il coro dei picconatori che vorrebbero veder svanire nel nulla il nostro diritto di voto raggiungerà un livello di decibel difficilmente sopportabile, trascinando con sé l’opinione pubblica, cibata per anni da immagini di valige di cartone legate con lo spago e confermate dalla presenza del o della Forrest Gump di turno.
E dunque votiamo, votiamo in massa, votiamo tutti affinché “il rappresentante di un continente” rappresenti molto di più che se stesso. Votiamo scegliendo le persone, cercando di sapere davvero chi sono, cosa hanno fatto e cosa sono capaci di fare. Rifuggiamo da quelli che hanno interessi personali di lavoro o di proprietà da proteggere, ma hanno la faccia tosta di ergersi a fustigatori dei costumi altrui. Preoccupiamoci di scoprire se hanno le doti per presentare con lucidità e capacità persuasive quelle che sono le nostre istanze. Assicuriamoci che siano in grado di parlare in pubblico. Se non hanno partecipato alle tribune elettorali cerchiamo di capire perché.

Ricordiamoci che le scelte delle candidature sono state talmente condizionate, dal manuale Cencelli o dagli slogan delle campagne elettorali, che spesso non hanno rispettato i criteri della meritocrazia, ma la selezione di chi mandare a parlare davanti ad una telecamera riflette sempre la necessità dei partiti di mostrare le loro persone migliori. Informiamoci e votiamo. Non facciamoci guidare esclusivamente dall’amicizia, la simpatia, l’origine regionale. Qui non si tratta di andare a cena insieme.

Si tratta di mandare alla Camera e al Senato persone che possano davvero rappresentarci, parlare per noi, presentare testi di legge, fare un lavoro veramente utile all’Italia, perché – checché ne dica il Prof. Romano – l’Italia ha molto maggior bisogno delle sue comunità all’estero che non viceversa. Votiamo dunque, votiamo tutti e votiamo bene, per l’Italia, per noi e per il nostro comune futuro.

Silvana Mangione

 

 

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