4651 Intervista a Guglielmo Bozzolini al settimanale svizzero Area (del sindacato Unia)

20080326 16:28:00 redazione-IT

Guglielmo Bozzolini (43 anni) vive a Zurigo dal 1988 dove dirige la Fondazione ECAP, un ente di formazione e sostegno dell‘integrazione professionale dei migranti. Adesso si candidata alle elezioni politiche italiane nella lista Arcobaleno.

Area lo ha avvicinato e gli ha chiesto cosa l´ha spinto a candidarsi ?
Nella competizione tra Partito democratico e Partito del popolo della libertà penso ci sia il rischio che sia ridotta in parlamento la voce del mondo del lavoro, dei movimenti ambientalisti e pacifisti. Attualmente in Italia, ma anche altrove, è in atto un attacco durissimo ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Bisogna invece rimettere al centro della politica il lavoro, i diritti dei lavoratori e i loro bisogni.

Teme il bipolarismo?

Complessivamente temo uno spostamento a destra dell´asse politico. In Veneto, il Partito democratico candida come capolista Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica che ha guidato gli imprenditori metalmeccanici nella più dura contrapposizione al sindacato italiano degli ultimi 30 anni. E´ come se i socialisti svizzeri candidassero Werner Messmer. E´ questo lo spostamento. Per contrastarlo e dimostrare l´esistenza di una sinistra solida e radicata ritengo sia necessario impegnarsi in prima persona.

Lei è arrivato in Svizzera dopo aver completato gli studi in Italia. Adesso dirige l´Ecap. Cosa le ha dato questa esperienza?

L´esperienza dell´immigrazione in Svizzera è un’esperienza che cambia il sistema dei valori delle persone. Insegna ad imparare il valore della tolleranza, del rispetto degli altri per come sono e la valorizzazione della ricchezza che c´è in ogni cultura. Personalmente mi sento un cittadino europeo, un cittadino del mondo. Sono un italiano dalla testa ai piedi, ma non credo molto in un’idea patriottica dell´essere italiano. Credo di appartenere ad un patrimonio culturale.

Cosa possono portare persone come lei nel parlamento italiano?

Parecchio. In Italia si parla molto di immigrazione. Alla fine del 2007 con la vicenda dei rumeni di Roma c´è stato un forte inasprimento del dibattito. I parlamentari italiani eletti all´estero avrebbero potuto portare un contributo di saggezza ricordando quali sono le rivendicazioni storiche per esempio dell´emigrazione italiana in Svizzera o negli altri paesi europei: i diritti politici, la migliore integrazione, il sostegno all´integrazione sociale, il diritto di apprendere la lingua e la lotta contro il razzismo. L´Italia è diventato un paese d´immigrazione, ma nel dibattito politico italiano manca completamente la memoria storica degli italiani che hanno vissuto in Europa e nel mondo gli stessi problemi che vivono i cosiddetti extracomunitari in Italia. Questo è sicuramente un terreno dove dovremmo portare un forte contributo. Dovremmo anche contribuire a sprovincializzare un po´ gli orizzonti della discussione politica italiana. Pensiamo per esempio al tema rifiuti e riciclaggio. Sono problemi che sono affrontati in tutta Europa e nei paesi dove viviamo spesso risolti. Nel nostro piccolo potremmo cercare di dare un aiuto.

Chi è eletto in Europa deve portare anche un bagaglio di bisogni dei cittadini italiani all´estero. Quali sono secondo lei le cose che devono essere fatte e che non sono state fatte finora?

Il bisogno principale è di rappresentare gli italiani all´estero per come sono adesso con i bisogni di adesso e non come erano in passato. Nei paesi europei, più che in Svizzera, c´è un nuovo flusso in uscita dall´Italia fatto non solo di lavoratori poco qualificati, ma anche di ricercatori e studiosi, che vanno in Europa per processi di mobilitá. Ce ne sono molti in Gran Bretagna, Germana e Francia. In molti paesi siamo ormai alla terza o quarta generazione e poi c´`e ancora la prima generazione che invecchia e che decide di restare nel paese dove ha lavorato. Per gli anziani i bisogni principali sono le strutture d´assistenza, per i giovani invece i servizi di consulenza fiscale, di orientamento al lavoro e alla mobilità. Si deve poi promuovere il patrimonio culturale italiano all´estero migliorando l´offerta.

Se fosse eletto cosa chiederebbe concretamente?

Prima di tutto chiederei una riforma delle strutture di rappresentanza (Comites e CGIE). Dopo il voto all´estero, il CGIE ha perso molte delle sue funzioni ed è arrivato al limite del ridicolo: basti pensare che il mese scorso la commissione europea si è riunita a Marrakech, in Marocco. Vanno riformati anche i Comites che devono recuperare un ruolo di strutture democratiche di base e di strumenti di partecipazione. Poi bisogna intervenire per riorganizzare i corsi di lingua e cultura, con una riforma di legge e con interventi immediati per deprecarizzare il funzionamento dei corsi, infine la rete di strutture assistenziali di tutela vanno adeguate ai nuovi bisogni con opportuni interventi di sostegno.

C´è poi il problema della rete consolare.

La rete consolare va riorganizzata all´insegna del miglioramento dell´efficenza del servizio e non dello smantellamento. In questo momento in Italia si insiste sulla necessità di aprire nuovi consolati nei paesi dell´est e di immigrazione. Per farlo si vuole ridurre la rete in Europa. Noi pensiamo che si debba potenziare il servizio dei paesi d´immigrazione, ma senza depotenziare i servizi esistenti in Europa.

Quale problema incontri in questa campagna.

Lo sforzo maggiore che stiamo facendo in questa campagna elettorale è far capire che per evitare un governo di grandi coalizioni e per evitare di riportare Berlusconi al governo l’unico voto utile è quello per la Sinistra dell´Arcobaleno.

 

 

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EmiNews 2008

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