4680 TIBET, ALL'EUROPA NON CHIEDIAMO GESTI MA POLITICHE COERENTI PER I DIRITTI E LA DEMOCRAZIA

20080329 12:19:00 stefy

venerdì 28 marzo 2008

di Pasqualina Napoletano

La vicenda del Tibet tiene col fiato sospeso tutto il mondo. Le violenze e le repressioni in corso toccano ancora più nel profondo noi rappresentanti del Parlamento Europeo, che da anni è una delle voci più attente e sensibili verso la causa della popolazione tibetana, dei suoi diritti linguistici, religiosi e culturali, della sua storia e tradizioni.

E’ importante innanzitutto, come primo passo verso un ritorno alla normalità, raccogliere la richiesta del Dalai Lama per una commissione indipendente che possa recarsi in loco. Il mondo deve sapere cosa è realmente accaduto e comprendere la vera portata della tragedia, su cui pesano come un macigno i sospetti e le denunce di sparizioni e torture.
La crisi drammatica di questi giorni deve impegnare la comunità internazionale a ricercare una soluzione negoziale che, rispettando le risoluzioni delle Nazioni Unite – che, segnalo, ormai quasi nessuno cita più in merito – dia al popolo tibetano la possibilità di veder rispettata la propria autonomia culturale.
Anche a questo fine il ruolo politico del Dalai Lama è insostituibile.
Egli, infatti, è il garante di un equilibrio che non spinge la questione tibetana fino all’indipendenza, ma proprio per questo non è meno intransigente sulla questione dei diritti del suo popolo.
Finché si è in tempo, è essenziale disinnescare lo scontro diretto tra nazionalismo cinese e indipendentismo tibetano. Le parole che il Dalai Lama ha rivolto al suo popolo, arrivando perfino alla minaccia di dimissioni, sono sintomatiche delle tensioni e dei rischi che corriamo.
Anche per questo, se le autorità cinesi vogliono veramente arrivare alla pace, devono accettare il ruolo politico del Dalai Lama, aprendo negoziati diretti e finalizzati esplicitamente a risolvere il problema dello status del Tibet e delle sue popolazioni.
La repressione brutale di questi giorni rischia di segnalare che da parte cinese una scelta è stata compiuta, scelta che, se portata alle estreme conseguenze, si rivelerà catastrofica.
In queste ore assistiamo alla querelle sul boicottaggio o meno dei giochi olimpici di Pechino. I governi europei non ci facciano assistere al solito spettacolo europeo dello scarica barile.
Sottolineo che proprio il Dalai Lama ha sostenuto, con qualche ragione, che un isolamento della Cina non gioverebbe né alla causa tibetana né a quella del più generale miglioramento dei diritti umani in quel paese.
Il messaggio che il Parlamento ha voluto inviare al Consiglio è chiaro: l’Europa si assuma le proprie responsabilità e si presenti unita.
Non è di un gesto che abbiamo bisogno, ma di una politica coerente e di lunga visione.
Cominciamo allora a guardare a questo grande Paese senza quella schizofrenia che ha portato le multinazionali a non accettare progressi nel campo dei diritti sindacali e mandiamo invece alle autorità cinesi un messaggio inequivoco. Una grande potenza economica e commerciale ha degli obblighi sia sul piano interno che su quello internazionale, e ciò vale prima, dopo e certamente anche durante le olimpiadi
Pasqualina Napoletano
Gruppo PSE Parlamento Europeo

www.delegazionepse.it

 

 

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EmiNews 2008

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