4679 Gino Bucchino (PD) prosegue la sua campagna elettorale nel Nord America

20080330 12:13:00 stefy

"Bisogna sostenere gli indigenti, continuare a pensare a loro, questo ritengo sia un dovere dello Stato italiano. Bisogna dare un sostegno economico ed una risposta chiara in tema di pensioni".

Un’intervista al candidato del PD alla Camera dei Deputati per la Circoscrizione Estero – Ripartizione Centro-Nord America.

Gino Bucchino ha passato una vita in giro per il mondo. Originario di Firenze, il suo lavoro di medico l’ha spinto prima in Africa, poi in Venezuela e infine in Canada. Nel 2006 è entrato alla Camera dei Deputati, eletto per la XV Legislatura nella Circoscrizione Estero per l’America Settentrionale e Centrale nelle file dell’Unione. In questi giorni Bucchino è ancora in giro, impegnato nel nord America in una campagna elettorale che ha avuto tra alcuni dei temi più importanti quelli legati alla indigenza di molti italiani all’estero e alle loro condizioni socio-economiche, temi che Bucchino, proprio per la sua professione, conosce bene.
News ITALIA PRESS l’ha intervistato proprio in merito a queste tematiche.

On, Bucchino, quali ritiene siano le emergenze socio-economiche degli elettori della sua ripartizione?
"Innanzi tutto bisogna dire che da questo punto di vista gli Italiani che sono emigrati in Nord America possono ritenersi piuttosto fortunati. Si può dire che si sono imbarcati sulla nave giusta, rispetto invece a coloro che sono andati nella parte meridionale del Continente trovandosi in un contesto molto più povero. Nonostante ciò e nonostante il fatto che gli emigrati abbiano lavorato duramente per riuscire ad ottenere quel riscatto sociale tanto desiderato, anche qui vi sono casi di insuccesso, sacche di povertà che non vanno assolutamente dimenticate. Bisogna sostenere queste persone, continuare a pensare a loro, questo ritengo sia un dovere dello Stato italiano. Bisogna dare un sostegno economico ed una risposta chiara in tema di pensioni oltre ad aumentare l’efficienza degli uffici che devono prestare assistenza agli Italiani all’estero. Questi sono loro diritti, non è assistenza, ma una risposta a delle richieste legittime".

E’ vero che in Nord America gli italiani si vergognano di denunciare la propria indigenza?
"Purtroppo sì, è un comportamento di difesa normale che assumono le persone in difficoltà. Ecco perché si dobbiamo agire facendo capire a queste persone che quello che si fa per loro non è un gesto di carità, ma un atto dovuto. Questo dovere dell’Italia deriva innanzi tutto dalla storia, sono molti infatti quelli che affermano che senza le rimesse degli emigrati l’Italia non sarebbe riuscita a superare così agevolmente il dopoguerra. Inoltre bisogna ricordare l’importanza che questi emigranti hanno avuto nella creazione del ‘made in Italy’. E’ sciocco pensare che si tratti di una creazione recente dovuta ai successi di qualche industria di spicco nel settore della moda o dei motori, sicuramente la Ferrari, Armani ed altri hanno contribuito a creare e diffondere questo brand, ma in realtà sono stati gli emigranti a diffonderlo nel mondo, ad essere i primi e veri ambasciatori, basti pensare alla gastronomia, chi se non loro l’hanno esportata all’estero?"
Come si rapporta all’Assegno di Solidarietà?
"Anche questo penso che sia un atto dovuto. Sono molte le proposte in questo senso e, se non fosse stato per la brevità della legislatura penso che si sarebbe riusciti ad approvare quanto chiedevamo, anche perché la spesa complessiva a carico del Governo italiano sarebbe stata di circa 60 o 70 milioni di euro, quindi del tutto abbordabile".

Per quanto riguarda la tassazione degli italiani all’estero quali sono le sue proposte?
"Credo che gli Italiani all’estero debbano avere diritti così come doveri e quindi è giusto che paghino le tasse. C’è però il problema della doppia tassazione, ad esempio sulle pensioni che giungono all’estero dopo essere già state tassate, spesso all’insaputa degli stessi beneficiari, dal Governo italiano. A questa prima imposizione fiscale si aggiunge quella dello Stato di residenza che ovviamente tassa il reddito. Stiamo studiando una proposta per cercare di evitare ciò".

Nello specifico per quanto attiene alla casa, lei cosa intende fare?
"Per la casa direi che ho già fatto molto. Ho ottenuto che, in materia di ICI, i residenti all’estero ottenessero i medesimi diritti di coloro che sono in Italia. Inoltre, e su questo posso dire di essere il protagonista principale, ho portato un emendamento che è stato accettato in toto dal Governo e che ha dato vita ad una circolare per la detrazione di 200 euro dall’ICI per i residenti all’estero. Bisogna dire che molte delle politiche sulla casa riguardano le Regioni e devo dire che molte si sono dotate di una legislazione favorevole per gli Italiani all’estero. Quello che vorremmo realizzare è una normativa quadro armonizzi le pratiche delle varie Regioni, basandola ovviamente su quelle più virtuose, in modo che non debbano esserci delle discriminazioni per i residenti all’estero in base alla zona di provenienza".

E’ favorevole all’iscrizione di tutti gli italiani residenti all’estero -iscritti all’AIRE- all’anagrafe sanitaria italiana?
"No, questo no. Non è realizzabile che tutti gli Italiani all’estero vengano iscritti all’anagrafe sanitaria italiana. Serve una tutela per coloro che decidono di tornare in Italia, si è riusciti ad ottenere la tutela di 3 mesi in regime di pronto soccorso e bisogna lavorare per cercare di stipulare accordi bilaterali con gli altri Stati che siano il più vantaggioso possibile, ma pensare di accogliere tutti coloro che hanno la cittadinanza italiana sotto l’ombrello della sanità di Roma significherebbe far collassate il sistema sanitario nazionale".

Per quanto attiene alla scuola per gli Italiani all’estero ed alla diffusione della cultura italiana, Lei cosa propone?
"In questo campo è tutto da rifare. La legge vigente sulla diffusione della cultura italiana, la 153, è obsoleta, risale infatti al 1971. E’ stata fatta una proposta dall’On. Narducci, tenendo conto delle indicazioni dateci dai Com.It.Es e dal CGIE che ritengo valida e spero possa essere approvata nel corso della prossima legislatura. Bisogna capire che il contesto è radicalmente cambiato, non si può più pensare come nel tempo della prima emigrazione di dare ai figli degli emigrati qualche nozione base di Italiano in modo che e questi decidevano di ritornare in patria non avessero eccessive difficoltà. Ora all’estero vivono figli di immigrati di terza generazione e oltre, ormai completamente integrati nello Stato di accoglienza. L’Italiano per loro è una lingua ed una cultura praticamente nuova. Dobbiamo incentivarli ad apprenderlo e ad amarlo, deve essere un valore aggiunto da dare loro ed a tutti gli amanti dell’Italia. Scuole aperte anche agli stranieri e che tengano conto delle diversità territoriali ecco i punti chiave".

Ristrutturazione della rete consolare. Quali le sue proposte?
"Più che proposte io ho un atto di accusa da fare. Purtroppo la rete consolare funziona veramente male e necessita di un processo di riforma veramente radicale, che la renda capace di funzionare in modo per lo meno dignitoso. L’Italia deve capire che non può gestire tutto in modo centralizzato, inviando tutto il personale da Roma. Pensi che spesso addirittura gli autisti vengono dall’Italia con costi elevati ed una efficienza ovviamente inferiore. Bisogna basarsi sui contrattisti in loco, dall’Italia devono arrivare solamente 3 o 4 persone per Consolato, i responsabili, ma il restante personale deve essere assunto nel Paese dove si è stabilito il Consolato. Ovviamente si deve andare contro a molti interessi, specie perché andare all’estero viene visto come l’unico modo per avere uno stipendio consistente dai dipendenti del Ministero degli Affari Esteri. Bisogna quindi far sì che anche coloro che rimangono in Italia abbiano una remunerazione sufficiente ed evitare che vadano in troppi all’estero facendo crescere inutilmente le spese. Questo permetterebbe inoltre di aprire nuove sedi, penso infatti che ovunque vi siano comunità italiane di rilievo o importanti aziende ed interessi economici sarebbe bene avere una sede consolare."

E’ stata avanzata la privatizzazione di alcune aree quali per esempio i servizi consolari e la promozione del turismo italiano all’estero. Lei è favorevole o contrario?
"Favorevole direi. Bisogna operare in chiave moderna, se è vantaggioso perché non attuarlo".

La promozione del Made in Italy all’estero secondo Lei come dovrebbe essere ristrutturata per rispondere alle moderne esigenze dei mercati?
"Il Made in Italy ha un valore così grande che è come giocare in casa. Secondo me basterebbe mettere in rete tutte le potenzialità, far sì che il sistema camerale, l’ICE e tutti gli organismi di questo genere comunichino fra loro, a questo punto non dovrebbero esserci problemi".

Internet è le nuove tecnologie: quali le sue proposte per sfruttare le nuove potenzialità di questi strumenti per un verso in favore della partecipazione alla vita democratica italiana da parte degli italiani all’estero e dall’altra per promuovere l’economia italiana nel mondo?
"Per questo basta lasciare fare ai giovani, loro sicuramente sanno come fare".

Informazione degli italiani all’estero: quali sono le sue proposte e le linee direttrici lungo le quali tali proposte si muovono?
Patronati: così come strutturati all’estero sono da ripensare? Cosa si sente di proporre?
"No, non penso che il sistema dei Patronati vada riformato, semmai andrebbe riconosciuto meglio l’enorme lavoro che fanno. Spesso infatti i Patronati vanno a supplire alle mancanze dei consolati, espletano il lavoro che questi ultimi non riescono a portare a termine ed ha compiere ciò sono persone che in molti casi lavorano su base volontaria. Credo che dovrebbero essere dati dei punti o qualcosa d’altro affinché il loro operato venga riconosciuto. Inoltre credo che sia necessaria una maggiore connessione con il Ministero degli Affari Esteri".

Le proposte contenute nel suo programma elettorale quale impatto economico avrebbero se attuate? Numeri per favore!
"Guardi si tratta veramente di briciole rispetto a quello che è il valore complessivo di una finanziaria. E’ veramente un valore infinitesimale rispetto al ritorno che potrebbero generare. L’esempio di altri Stati che investono molto sui connazionali all’estero lo prova, il ritorno è veramente enorme. Anche se quelli che votano al di fuori dell’Italia sono solo 2,5 milioni, bisogna pensare che ci sono veramente moltissime persone che hanno origini italiane, bisogna cercare di puntare su di loro, di attrarli verso il nostro Paese. Pensi in termini di business, di investimenti e di accordi commerciali cosa potrebbe significare. Un altro esempio è quello dell’informazione. Investire di più su Rai International potrebbe avere benefici enormi, basti pensare all’informazione di ritorno che si avrebbe. Non servirebbe molto, solo un po’ più di attenzione".

(News ITALIA PRESS/Emigrazione Notizie)

www.newsitaliapress.it

 

 

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EmiNews 2008

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