4787 Per la prima volta , la sinistra è chiamata a un compito radicale: la salvezza dell'umanità

20080410 15:29:00 redazione-IT

Anticipazioni dall’editoriale "elettorale" e di prospettiva della rivista "Alternative per socialismo del XXI secolo"
– Sinistra unita, plurale, forte la prova decisiva è per oggi (Roffi Luxardo a colloquio con Fausto Bertinotti)

"Ma in una parte del nostro elettorato, e anche dei nostri militanti e quadri dirigenti, circola un diffuso pessimismo. La sensazione di una sconfitta ormai consumata. La tendenza a smarrire non forse le ragioni, ma la "ragion d’essere" di un’impresa politica di sinistra. La paura di non farcela, ma, di più, un rilevante grado di sfiducia nella possibilità di risalire la china. Questo groppo di umori e di sentimenti viene da lontano, dalla sconfitta storica che abbiamo patito nel `900, ma viene anche e sopratutto da vicino, sta nelle delusioni accumulate nei due anni dell’Unione e del governo Prodi.

Nè possiamo negarne la fondatezza, specie nell’era della baumaniana "liquidità" di tutto. Come negare, del resto, che il nostro tentativo di "cambiare davvero l’Italia", accedendo ad una alleanza di governo con i riformisti e con i moderati, puntando sulla permeabilità dell’esecutivo alle istanze dei movimenti, battendoci fino all’ultimo istante per innescare un’inversione di rotta nelle politiche sociali e nella redistribuzione della ricchezza, è stato nel suo dato di fondo sconfitto? Come non vedere che il governo Prodi ha pur fatto alcune cose buone, ma non ha fatto l’essenziale, vale a dire quel cambiamento del Paese che era alla base della sua pur risicata vittoria elettorale?

E tuttavia sarebbe del tutto errato indurre da questo (provvisorio) bilancio (che andrà ben altrimenti approfondito, nei tempi e nelle sedi opportune) una qualche conclusione "definitiva". Le difficoltà sono rilevanti e non vanno né sottaciute né sottovalutate – infuria a tutt’oggi proprio su di noi quella crisi della politica che per parte ampia coincide proprio con la crisi della sinistra. Ma è falsa, non è fondata nella realtà, l’immagine di un Paese desertificato, ormai deprivato di storie, culture, esperienze connesse al movimento operaio e alla sinistra, ormai esposto soltanto al "saccheggio" delle destre, delle forze moderate o centriste o comunque lontane da ogni ipotesi di trasformazione. Un Paese, insomma, nel quale noi, Sinistra, ci aggireremmo come una (presunta) avanguardia isolata, se non obsoleta, attardata e nostalgica, se non conservatrice. E che non avrebbe più bisogno della dialettica destra-sinistra che, come ripete Massimo Cacciari, "è finita da quarant’anni", sepolta dalla cosiddetta morte delle ideologie.

Invece, in Italia oggi, c’è un muro da abbattere, quello che separa una sinistra impedita di esserlo dalla solitudine in cui è precipitata la propria condizione sociale. Tocca a noi abbatterlo, ricostruendo una sinistra credibile. Le risorse ci sono. Nell’Italia, pur devastata da un ventennio di egemonia neoliberista, esiste una sinistra sociale e culturale – una "sinistra del vivere" – che ha parzialmente liberato più d’un territorio, più d’una soggettività, più di un’alterità singola o collettiva. Essa è certamente assai più grande delle forze politiche che si sono provate a rappresentarla, anzi talora è da esse lontana – o ne diffida profondamente. Ma c’è, ed è anzitutto a questo serbatoio prezioso di esperienze e di pratiche che dobbiamo avere la volontà e la capacità di riferirci. Quel crogiolo di proposte e di lotte che, a cominciare dalle mobilitazioni contro la precarietà e dalla durissima conquista del contratto metalmeccanico, ha portato sulla scena centinaia di vertenze per l’ambiente e la salute, per l’acqua, per l’alternativa energetica, per la difesa (e la conquista) di diritti civili essenziali. Quel crogiolo in cui vivono esperienze interessanti di lavoro autonomo e di nuove comunità. Ma anche, oltre ai movimenti vecchi e nuovi, quel macrocosmo di "lavoro pubblico buono" (insegnanti eccellenti pagati 1500 euro al mese, operatori della cultura disponibili a straordinari gratuiti pur di consentire l’accesso a un Museo, medici e infermieri dediti al loro lavoro come a una funzione sociale, artisti alla ricerca della qualità prima che del successo facile) troppo spesso oscurato dalle campagne, pur talora fondate, contro i disservizi del pubblico. E’ un’altra Italia, ricca di pratiche demercificate. Non riconosciuta, non valorizzata, non rappresentata, e perciò bisognosa di riconoscimento, messa in valore, rappresentanza: questa sarebbe la novità reale, capace di sconfiggere la cultura del nuovismo, in questo nostro Paese. Questo è anche l’impegno primario di una sinistra nuova: più che un impegno, anzi, una missione storica, una vocazione, un programma, che è poi un orizzonte concreto, ben prima che un elenco di obiettivi "giusti". E’ la stessa domanda che si manifesta crescentemente in molte iniziative della campagna elettorale appena la richiesta di un voto per la Sinistra l’Arcobaleno viene sormontata dall’impegno a partire da e per dar vita, senza alcuna incertezza, alla costituente di una nuova organizzazione della politica italiana.

Ma quale orizzonte? Quale terrestre "al di là", come diceva Rosa Luxemburg, che può nascere soltanto nel fuoco quotidiano dell’"al di qua", nella ribellione alle ingiustizie, nella centralità della persona e dei suoi diritti, nel rifiuto della logica del mercato e dell’impresa come paradigma sovraordinatore e totalizzante delle relazioni sociali? Noi possiamo chiamarlo "nuovo umanesimo", o "centralità dell’umano", pur consapevoli della imperfezione relativa di queste espressioni. Ma persuasi del carattere regressivo – in questo senso "disumano" – che va acquistando il capitalismo del nostro tempo. Forte di una rivoluzione scientifica e tecnologica senza precedenti, forte della creazione, inedita nella storia, di un mercato mondiale unico e di un dominio pressoché incontrastato della forma di merce, forte, ancora, del drammatico indebolimento della politica organizzata, quella affermatasi col movimento operaio, esso produce una crescita economica oramai radicalmente separata dallo sviluppo umano – dai bisogni e dai diritti delle persone come della Natura. Una crescita in sè generatrice di diseguaglianze enormi e di catastrofi ambientali. Una competizione "animale", talora selvaggia, che produce l’orrore della Guerra (e del suo gemello, il terrorismo). Una pratica dello sviluppo, alla fine, che non riesce più ad utilizzare le straordinarie risorse umane che si affacciano sulla scena del mondo – ed anzi, le spreca, le dilapida, le umilia, le distrugge a ritmi crescenti. Non è malvagità, ma cecità sistemica – e caos.

Per la prima volta nella sua lunga vicenda storica, la sinistra è dunque chiamata a un compito radicale: la salvezza dell’umanità. Non si tratta più, soltanto, di liberare il proletariato dalle catene dello sfruttamento e dell’alienazione ma di farlo all’interno della liberazione della specie dal rischio della catastrofe. Ovvero, quel proletariato è cresciuto a dismisura, in Italia e nel mondo, nei rapporti di produzione, nella produzione di scienza e conoscenza, nei suoi confini, eppure intanto si è fatta difficile la possibilità di riconoscersi nell’appartenenza ad una comune identità, la concreta possibilità di costituirsi in coalizione, in forza di cambiamento. Per questo, non siamo profeti disarmati, ma dobbiamo sapere qual è la portata reale dell’impresa. La nuova sinistra nasce a "vocazione maggioritaria". Ma, per l’altra faccia della stessa medaglia, senza la rinascita di una sinistra dell’eguaglianza e della libertà che muova dalla critica di questo ultimo capitalismo esce dalla scena politica proprio il suo tema fondamentale: la trasformazione della società. (…)

Il richiamo alla politica, naturalmente, non ha nulla di neutro. Quale politica può davvero contrastare la disaffezione e la sfiducia? Quale politica potrà dirsi davvero riformata? E’ il tema ineludibile della Grande Riforma a cui "la Sinistra, l’Arcobaleno" è chiamata. Che dovrà avere un segno (e un senso) etico forte, proprio perché tutte le questioni della politica, dal salario ai diritti civili, sono "eticamente sensibili". Per noi deve potersi rintracciare l’origine nella liberazione dell’uomo da ogni forma di sfruttamento e di alienazione, mentre deve poter fondare la pratica politica sulla sobrietà, sulla coerenza tra il dire e il fare, su autentiche pratiche nonviolente, che bandiscano da sè le propensioni gerarchiche e autoritarie.

In questo senso – non è questa certo una riflessione conclusiva – bisogna mettere al centro il tema di una nuova "connessione sentimentale", tra dirigenti e militanti, tra protagonisti politici e popolo, tra la Sinistra l’Arcobaleno e i soggetti del suo progetto. Ma le emozioni, i sentimenti e le passioni che nutrono la buona politica non camminano da soli, né rappresentano semplicemente il nostro lato emotivo, irrazionale, spontaneo: per costruire una nuova connessione sentimentale, dalla quale il nuovo soggetto della sinistra tragga linfa e vitalità, servono emozioni collettive, passioni condivise, volontà e capacità di mettere in comune indignazione, collera, dolore, fervore della rinascita, gioia e allegria. Serve un lavoro, vero e proprio. Servono tutti I colori dell’arcobaleno, per sconfiggere il nero che ci sovrasta. E serve, forse, prima di ogni altro, per chi si rimette in cammino quel prezioso riferimento rivoluzionario che mosse i nostri antenati un po’ più di duecento anni fa: la Fraternità.

Conclusione: un voto per la Sinistra, l’alternativa. Il cerchio si chiude così dischiudendo la strada ad un nuovo cammino possibile, la rinascita di una nuova sinistra in Italia con un orizzonte europeo. Il compito è rimettersi in cammino, rinunciando ad ogni rendita di posizione (a che vale ormai?) e investendo sentimenti e ragione nella costruzione di un progetto politico di liberazione e di un soggetto politico all’altezza delle più ambiziose domande di partecipazione e di riforma della politica. Conquistare il voto per la Sinistra, l’Arcobaleno alle lezioni del 13 e 14 aprile è, ora, il primo passo e la conquista della condizione necessaria per ricominciare.

*)- Il testo proposto è uno stralcio della parte introduttiva
e della parte finale di un lungo saggio in uscita oggi con il quinto numero della rivista "Alternative per il Socialismo del XXI secolo"

(nelle librerie e in edicola in abbinamento al settimanale "Left")

 

 

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EmiNews 2008

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