4774 BRASILE: David Lifodi, sull'uccisione di Edi Dallemole, dirigente dei Sem terra

20080411 09:02:00 redazione-IT

di David Lifodi (da Musibrasil.net)

Si chiamava Eli Dallemole, era di origine italiana ed è l’ennesimo esponente del movimento che lotta per la riforma agraria a essere ucciso. Una morte annunciata e come sempre decisa dai fazendeiros.Pochi giorni dopo la celebrazione del decennale dell’uccisione di Araujo Barros e Valentin Serra (militanti Sem terra uccisi a fine marzo 1998 dai fazendeiro nel Pará), ancora una volta il Mst è costretto a piangere un suo dirigente: Eli Dallemole, di origine italiana, è stato assassinato nella sua casa lo scorso 30 marzo da un gruppo di pistoleiro incappucciati.

Purtroppo Eli non sarà sicuramente l’ultimo martire della terra in un Brasile che le statistiche accreditano in piena espansione economica senza però tener conto della forte esclusione sociale a cui è costretta buona parte della sua popolazione, espulsa dai processi della globalizzazione capitalista e relegata ai margini delle periferie urbane e nelle campagne per evitare che il gigante sudamericano rallenti la sua crescita e possa accorgersi dei los de abajo, senza terra, senza tetto, indigeni e altri emarginati.

Dallemole, 42 anni, militante storico nella lotta per la riforma agraria, entrato nel Mst nel 1985, un anno dopo la sua fondazione, era dirigente dell’accampamento Libertação Camponesa e già in passato aveva ricevuto minacce di morte. Come gran parte degli esponenti più in vista del movimento era immediatamente entrato in contrasto con i fazendeiro del luogo, che in più di una circostanza avevano già cercato di sgomberare con la violenza l’assentamento.

La sua condanna a morte era stata in pratica decisa fin dal 2003, quando un gruppo di famiglie senza terra aveva occupato la fazenda Copramil a Ortigueira, nello stato del Paraná: da quel momento le minacce e le intimidazioni contro di lui erano progressivamente aumentate, fino ad un tentativo di omicidio avvenuto lo scorso febbraio e su cui già stava indagando il reparto speciale della polizia statale, il Centro de operações policiais especiais (Cope), da tempo al lavoro per impedire le frequenti scorribande dei pistoleiro nella zona. Inoltre, negli ultimi due anni è ulteriormente aumentato il numero di assassinati in relazione alle lotte per la terra: secondo la Pastorale della Terra, nel biennio 2006-2007 sono state uccise ben 49 persone.

La prova generale dell’eliminazione di Dallemole era stata compiuta l’8 marzo scorso, quando una sorta di vero e proprio gruppo paramilitare composto da quindici persone era riuscito ad introdursi all’interno dell’accampamento terrorizzando la trentina di famiglie occupanti, picchiate selvaggiamente (compresi i bambini) e riuscite a sopravvivere per miracolo dopo il tentativo di incendio appiccato dai malviventi all’accampamento.

Le famiglie da quel momento sono state ospitate in altri insediamenti occupati dal Movimento sem terra, mentre Dallemole aveva assunto un ruolo chiave come testimone per aiutare la polizia a smantellare queste milizie armate, più volte denunciate e segnalate anche alla Secretaria especial de direitos humanos del governo federale.

Per i fazendeiro Dallemole era diventato un personaggio talmente scomodo da decidere di trasformarsi in mandanti della sua uccisione, avvenuta ad opera di sicari senza scrupoli che lo hanno freddato nella sua casa di fronte alla moglie e ai suoi tre figli in un contesto non troppo diverso da quello argentino in cui è maturata nel 2006 la sparizione di Julio Lopez, testimone chiave nel processo contro un generale ampiamente colluso con la dittatura e divenuto il primo desaparecido da quando in Argentina è tornata la democrazia.

«Non è ammissibile che nel ventunesimo secolo i fazendeiro mantengano ai loro ordini milizie private», ha scritto in un comunicato ufficiale la commissione Pastorale della Terra, mentre il Mst ne ha chiesto l’immediato smantellamento durante la manifestazione svoltasi a Ortigueira a cui hanno partecipato circa 400 senza terra.

Se i responsabili dell’omicidio sono stati immediatamente individuati, le indagini della polizia hanno intrapreso due strade alquanto differenti sulle motivazioni che hanno determinato l’uccisione di Dallemole. La prima e la più ovvia parte dall’occupazione della Copramil, che avrebbe spinto i fazendeiro ad optare per l’assassinio anche in considerazione dell’attività di controinformazione e denuncia delle milizie private svolta dal Mst e in particolare dall’attivista.

La seconda invece, che ha preso piede negli ultimi giorni ed è sostenuta principalmente dalla funzionaria del Cope, Vanessa Alice, ritiene che il crimine sia maturato nell’ambito di una sorta di vendetta personale. Il principale indiziato dell’omicidio, Odenir Souza Matos (conosciuto con il soprannome di «Zezinho»), avrebbe fatto parte dell’accampamento occupato dal Mst e sarebbe stato cacciato alcuni mesi fa dagli stessi senza terra in quanto sospettato di aver lavorato per il padrone della fazenda, spingendosi fino a consigliare agli occupanti di abbandonarla.

Lo stesso proprietario della Copramil, Adilson Honório de Carvalho (presidente del sindacato dei commercianti della città di Cornelio Procopio), è indicato dalla polizia come il mandante dell’omicidio. A incastrare Zezinho così come il complice Valderi Aparecido Ortiz, è stato il ritrovamento nelle loro case di pistole, passamontagna e un paio di stivaletti su cui sono state rinvenute tracce di sangue, oltre alla testimonianza della moglie di Dallemole, che li ha riconosciuti come autori della sparatoria.

Se in questo caso la polizia e la giustizia del Paraná erano già a conoscenza delle milizie private presenti sul loro territorio, è preoccupante la sicurezza e la convinzione di rimanere impuniti dei suoi appartenenti. Di fronte alla richiesta di spiegazioni in merito alla pistola calibro 38 trovata nella sua casa, Zezinho ha accampato una scusa troppo grottesca per sperare di farla franca: lo stesso giorno della morte di Dallemole avrebbe sparato tre colpi di pistola per uccidere un armadillo trovato in mezzo ad una strada.

Se Valderi Aparecido Ortiz e Zezinho sono già nelle mani della polizia, continueranno la loro detenzione anche Adilson de Carvalho, Genivaldo Carlos de Freitas e José Moacir Cordeiro, sospettati insieme agli altri due di essere stati i responsabili dello sgombero violento dei sem terra avvenuto l’8 marzo scorso. La situazione continua a essere tesa nella fazenda Copramil, mentre il Mst ha già preannunciato di riappropriarsi della zona da cui erano stati sgomberati dai pistoleiro.

10.4.2008

 

 

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EmiNews 2008

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