4791 VOTO ALL'ESTERO: La 'ndrangheta su 50mila voti, Dell'Utri: non ho alcun avviso

20080411 22:31:00 redazione-IT

da l’Unità dell’11 Aprile
La Dda: negativa la fuga di notizie
Nella foto: Dell’Utri con Berlusconi)

Sarebbe Marcello Dell’Utri, secondo indiscrezioni, il parlamentare coinvolto nell’inchiesta sull’intervento della ‘ndrangheta sul voto degli italiani all’estero. E lui smentisce: «Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia», dell’inchiesta «ho letto sui giornali». Dalla Procura di Reggio Calabria fanno sapere che la fuga di notizie è controproducente. Aldo Miccichè, l’imprenditore di origine siciliana coinvolto nell’indagine, "opera invece in Venezuela e si occupa di forniture di petrolio."

«Le inchieste non dovrebbero svolgersi sui giornali, ma nei posti adeguati – ha detto Roberto Di Palma, sostituto procuratore antimafia -. Quello che è successo è una situazione particolare, che mette a repentaglio tutta l’inchiesta, perché sono stati pubblicati particolari che non dovevano essere pubblicati». Gli ambienti investigativi e giudiziari mantengono il più stretto riserbo sulla identità del politico coinvolto nell’indagine in corso, anche se secondo alcune indiscrezioni di stampa il politico coinvolto sarebbe proprio il senatore Marcello Dell’Utri. Per parte sua la procura di Reggio Calabria ribadisce che non ci sono aggiornamenti sul punto. Lo stesso procuratore reggente, Francesco Scuderi, ha tenuto a precisare che, vista la vicinanza con le elezioni politiche, è doverosa la riservatezza.

Dell’Utri invece parla con dovizia di particolari di Aldo Miccichè, l’imprenditore coinvolto nell’inchiesta, che dice di non conoscere personalmente, ma di averlo sentito per telefono: «È una persona con la quale ero qualche mese fa in contatto per ragioni di energia. Lui in Venezuela si occupa di forniture di petrolio. Io ero in contatto con una società russa che ha sede anche in Italia, per cui – spiega Dell’Utri – conoscendo questi russi ho fatto da tramite».

In vista delle elezioni Miccichè si sarebbe fatto avanti con il senatore di Forza Italia: «mi ha detto "Posso occuparmi del voto degli italiani all’estero qui in Sudamerica?". Io – racconta Dell’Utri – l’ho messo in contatto con la nostra rappresentante, Barbara Contini. Poi il discorso si è chiuso. Questo signore si è interessato di organizzare il voto degli italiani all’estero».

Miccichè – prosegue il senatore di Forza Italia – «non lo conosco fisicamente. È un personaggio peraltro notissimo in Italia. È stato amministratore della Dc negli anni ’60-’70. Credo che a suo tempo abbia avuto delle vicende giudiziarie legate a Tangentopoli. Per il resto è un cittadino che vive da molti anni in Venezuela, con famiglia. Non vedo cosa ci sia di strano». Di avvisi di garanzia, infine, Dell’Utri dice di non saperne nulla: «No, non ho avuto alcuna comunicazione».

L’ipotesi dell’interessamento per le elezioni da parte delle cosche calabresi, sulla quale sta indagando la Dda di Reggio Calabria, nasce da un’intercettazione nella quale si fa esplicito riferimento alla possibilità di "controllare" cinquantamila voti, in cambio di una contropartita in denaro di 200mila euro.

L’inchiesta

La sintesi dell’inchiesta è brutale: la ‘Ndrangheta ha ricevuto da un partito la richiesta di «mettere mano» al voto degli italiani all´estero. Quei voti, per capirci, che alle scorse elezioni politiche fecero pendere la bilancia del risultato a favore dell´Unione di Prodi. Si parla anche di soldi investiti, una cifra ragguardevole, 200mila euro.

L´inchiesta della Dda reggina era partita per approfondire gli affari a livello internazionale della cosca Piromalli, egemone nella Piana di Gioia Tauro ed una delle più potenti dell´intera Calabria. Il Gotha della mafia calabrese.

I Piromalli hanno consistenti interessi all´estero, soprattutto in America Latina nel redditizio settore del traffico della droga. Nel corso di una lunga attività di intercettazione telefonica, che aveva lo scopo di individuare i canali del riciclaggio delle «famiglie» mafiose, investigatori e magistrati si sono imbattuti in alcune conversazioni nelle quali si parla di elezioni. Un uomo d´affari siciliano da tempo stabilitosi in Venezuela parla con un parlamentare anch´egli siciliano nuovamente candidato alla Camera per il suo partito. Si tratta di un «pezzo da novanta», un uomo importante del suo schieramento politico. Oggetto del colloquio la mobilitazione dei consoli onorari. Il loro compito quello di aiutare il partito a controllare il voto.

Da alcune conversazioni si delinea anche il meccanismo del broglio messo in piedi dall´affarista e dall´uomo politico. Pagare una serie di persone – probabilmente addetti ai lavori – per chiudere un occhio e non vedere che «abili manine» sbarravano con una croce le schede non votate. Il simbolo, ovviamente, era quello del carissimo amico, l´uomo politico siciliano. Si tratta di quelle schede che in gergo si chiamano le schede di ritorno, non recapitate all´elettore e da rimandare (bianche e intonse, ovviamente) al mittente. Il lettore addentro ai complicati meccanismi elettorali ricorderà che alle scorse elezioni le polemiche si incentrarono proprio su questo tipo di schede. Tantissime nelle varie circoscrizioni estere, oltre 10mila – segnalò un servizio del Tg della Tv svizzera italiana – erano in circolazione e destinate al «miglior offerente». Costo dell´operazione, secondo le indiscrezioni trapelate, 200mila euro: 400 milioni delle vecchie lire per truccare il voto degli italiani all´estero.

Notizie allarmanti, al punto da indurre il procuratore reggente della Procura di Reggio Calabria, Francesco Scuderi e il sostituto Roberto Di Palma, a volare a Roma pochi giorni fa per informare il governo. La procura antimafia della Città dello Stretto non sottovaluta questi fatti appresi quasi per caso. «La caratura dei personaggi in campo – commentano ambienti investigativi – è tale da destare serie preoccupazioni sulla limpidezza del voto». I Piromalli rappresentano uno dei più antichi «casati» di ‘ndrangheta, una cosca ancora potente in Calabria nonostante gli arresti di alcuni capi. E sarebbero proprio le condizioni di detenzione di alcuni affiliati, e soprattutto i processi ancora in corso, uno degli argomenti messi sul piatto per convincere i Piromalli a trasformarsi in galoppini elettorali. Un film già visto quando alla mafia si prometteva di «ammorbidire» il 41 bis (il regime di carcere duro per i boss) e di «aggiustare» i processi.

Le notizie trapelate parlano di una massa di voti che la ‘ndrnangheta è in grado di mettere a disposizione: almeno 50mila, all´estero e nelle zone d´Italia che controlla. Un vero e proprio attacco alla libertà dei cittadini, un condizionamento del voto tanto forte da far tremare la democrazia. Chi è l´uomo politico che ha trattato con quell´affarista ritenuto punto di riferimento dei clan calabresi e non solo? A quale schieramento appartiene? A che punto è la trattativa? Sono domande alle quali è vitale dare una risposta prima del voto. Quello che è certo è che, ancora una volta, il voto degli italiani all´estero è segnato dal caos più totale. «Ci sono schede per votare al Senato inviate ai giovani al di sotto dei 25 anni, schede con annessi fac-simile per votare questo o quello schieramento, ci sono veri raccoglitori di schede e quindi votanti per conto terzi», denuncia Angelo Sollazzo, Presidente della Confederazione degli italiani nel mondo.

 

 

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EmiNews 2008

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