4836 ARGENTINA: Bruciano i campi intorno a Buenos Aires

20080419 11:57:00 redazione-IT

Sono 70.000 gli ettari in fiamme nella zona del delta del Prana che hanno creato una nube di fumo che ha investito la capitale. riprende lo scontro fra il governo e gli agricoltori

Buenos Aires – Si acuisce lo scontro in Argentina fra i produttori agricoli ed il Governo. La tregua ai numerosi scioperi che hanno sconvolto il Paese, raggiunta a fatica due settimane fa, è stata bruscamente interrotta da numerosi incendi divampati nei campi circostanti Buenos Aires, in tutta la zona del delta del fiume Parana. Le prime stime parlano di 70.000 ettari di campi in fiamme che hanno prodotto una nube di circa 500 Kmq, la quale ha investito la capitale argentina provocando ovvi disagi, fra cui la chiusura di importanti arterie stradali, dell’aeroporto e di molte stazioni ferroviarie. Una città intrappolata in una densa coltre di fumo.

Le autorità governative hanno accusato i produttori agricoli di grave irresponsabilità per aver appiccato questi incendi. Cristina Fernandez Kirchner, presidente dell’Argentina, ha infatti parlato di “opera di natura umana”. Gli agricoltori, secondo quanto sostenuto dalla stessa Kirchner, starebbero bruciando i campi “per evitare di lavorare ed arare la terra” e “come metodo per fertilizzarla”. Questa accusa è stata ribadita dal ministro degli Interni, Florencio Randazzo, il quale ha sostenuto che “i produttori hanno bruciato i campi per abbassare i costi ed aumentare le proprie rendite” e dal suo omologo per la Sicurezza, Aníbal Fernández, il quale ha ribadito che gli incendi “sono opera umana, dei produttori agricoli che vogliono abbassare i costi”.

Secondo quanto riferito da Carlos Basti, giornalista italo-argentino di Tribuna Italiana, “l’incendio dei campi è una pratica abbastanza diffusa in Argentina, ma solitamente avviene in primavera, non in questo periodo. Alcuni hanno visto in questa anticipazione dei tempi, così come nella enorme diffusione di questi incendi uno strumento per fare pressione sul Governo. Questa tesi sarebbe avvalorata anche dal fatto che molti dei campi bruciati sono di proprietà statale”. A confermare questa ipotesi Guillermo Rodano, produttore agricolo di Mendoza, il quale ha affermato che “questi incendi non sono controllati e pertanto è molto probabile che siano stati appiccati come strumento di protesta”.

Gli incendi sarebbero quindi da legare al braccio di ferro in corso fra le autorità statali ed i produttori agricoli in riferimento all’aumento delle ritenzioni che il Governo ha preteso sulle esportazioni. Basti ha infatti spiegato che “dato l’aumento dei prezzi internazionali di alcuni prodotti agricoli che ha significato maggiori guadagni per gli agricoltori, il Governo ha preteso una ridistribuzione di tale maggiore ricchezza a favore dell’intera popolazione. Le ritenzioni sulle esportazioni, prima ad un livello del 30%, sono cresciute al 44%, a cui si devono aggiungere per alcuni prodotti le tasse che raggiungono il 30%. In totale si arriva a quasi il 75% di imposizione fiscale su prodotti quali soia, cereali e carne, fra i più importanti in Argentina”. I produttori si sono lamentati giudicando questa tassazione eccessiva e scendendo in piazza per manifestare. Lo stesso Rodano ha definito la decisione governativa “una vergogna che potrebbe avere gravi ripercussioni sull’intero mondo agricolo argentino” pur dichiarando di “non condividere forme estreme di protesta come i recenti incendi che non fanno altro che peggiorare le cose”.

Vi sarebbe un ulteriore elemento a favore degli agricoltori citato da Basti, ovvero “il ritardo inspiegabile con cui si è intervenuti per spegnere gli incendi appiccati sebbene si fosse a conoscenza della loro gravità. Ovviamente non è semplice estinguere circa 120 focolai simultanei, ma sono in molti a ritenere che ci si sia mossi in ritardo” e quindi sorge il sospetto che le autorità abbiano sfruttato tali incidenti per gettare discredito sui produttori agricoli. Sebbene il Governo abbia cercato di far passare le proteste dei contadini come il tentativo di una lobby di aumentare i propri utili a discapito del bene comune la popolazione, come ha riferito Basti, “nella fase iniziale ha appoggiato gli scioperi scendendo a manifestare nelle piazze e solamente quando hanno iniziato a scarseggiare i beni di prima necessità nei supermercati ha chiesto che venisse interrotta, cosa che per altro è avvenuta con la tregua di due settimane fa”. Inoltre, ha aggiunto il giornalista italo-argentino, “si vocifera che i conti statali non siano così floridi come affermato dall’entourage della kirchner e quindi che questa extra imposizione fiscale sulle esportazioni sia solamente un modo per rimpinguare le casse statali”.

Tutta colpa del Governo allora? Non proprio, Basti ha parole di rimprovero anche per i produttori agricoli rimproverati “per non aver investito molto dopo la crisi argentina del 2001. E’ aumentata la produzione così come i guadagni, ma effettivamente non si è pensato a fare nuovi investimenti”.

News ITALIA PRESS / Eminotizie

 

 

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EmiNews 2008

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