4887 Le donne latinoamericane in Italia e la difficoltà di appartenere a due mondi

20080430 14:55:00 redazione-IT

A Roma Sono 19.662, il 63,6% del totale dei cittadini latinoamericani nella capitale. Più numerose le peruviane. Le loro attività: lavori di cura, studio, volontariato. I problemi delle seconde generazioni

CAPODARCO DI FERMO – Per capire il contesto nel quale oggi vivono le donne latinoamericane è importante definire il comune di Roma e la provincia come grandi poli di attrazione migratoria all’interno del Lazio, che dopo la Lombardia è la seconda regione in Italia per il numero di immigrati residenti.

Parte da questa considerazione l’analisi a cura di Pilar Saravia, membro del Forum per l’intercultura della Caritas di Roma che sarà presentata domani al convegno di studio di Buenos Aires organizzato da Caritas/Migrantes.

Attualmente nel Comune di Roma la presenza dei cittadini latinoamericani è di 30.931 (12,3% del totale dei cittadini stranieri residenti) ed è caratterizzata della preminenza della componente femminile: 19.662 (il 63,6% del totale dei cittadini latinoamericani), soprattutto della comunità peruviana, che su un totale di 10.747 soggiornanti conta 6.880 donne, il 64% del totale. Seguono la comunità ecuadoriana con 6.190 residenti: il 64,7% sono donne e quella brasiliana con 3.534 di cui 2.399 donne. Ancora a seguire le comunità colombiana, argentina, messicana, cubana, dominicana, venezuelana e cilena. In generale si può affermare che le donne latinoamericane sono sempre al di sopra del 60% della media all’interno delle comunità di appartenenza, con alcune percentuali che vanno al di sopra del 72% come le donne dell’Honduras, Repubblica Dominicana, Cuba, Bolivia, El Salvador, Paraguay.

Lavoro e formazione Dal punto di vista del lavoro le donne latinoamericane si inseriscono con sorprendente facilità nei lavori di cura. In questi anni abbiamo visto donne che iniziano a lavorare a tempo pieno con più di 40 ore settimanali, presso una famiglia o una persona sola e che dopo aver pagato il debito della migrazione iniziano il percorso del ricongiungimento familiare. Per le donne latinoamericane, è importante avere i propri figli con sé, questo in parte perché gia nei loro paesi erano vedove, separate o divorziate e hanno dovuto lasciare i figli a parenti o amici. Questa nuova situazione, quella di avere tutta la famiglia insieme, comporta dei cambiamenti che coinvolgono la vita lavorativa e non solo verso una maggiore stabilizzazione. In questi ultimi 10 anni le attività lavorative delle donne si sono molto diversificate. Molte hanno ripreso i loro studi nelle università statali e private. Nell’ambito della formazione professionale, le donne latinoamericane frequentano corsi di diversi livello.

Le associazioni Le donne di Santo Domingo si riuniscono una volta al mese nella Chiesa San Marello in Via del Corso. Le donne del Paraguay si organizzano in eventi come feste e situazioni di reciproco aiuto. L’associazione “Il Quetzal” aggrega le donne del Guatemala che realizzano attività educativo-culturali con i bambini. L’associazione delle donne del Nicaragua è nata nel ‘98 ed è composta maggiormente da donne che lavorano presso le famiglie nell’assistenza all’infanzia a agli anziani. Le donne del Salvador si organizzano in comunità soprattutto per progetti di solidarietà. L’associazione Italia viva nata nel ‘99 svolge le sue attività nell’ambito della promozione della cultura e dei costumi latinoamericani. Le donne latinoamericane frequentano anche associazioni religiose miste tra uomini e donne (dove le donne, però sono la maggioranza) come “Tra noi”, presso la parrocchia Madonna della Luce. E ancora, Donne Straniere Insieme, nata nel ‘90 è un associazione mista che coinvolge donne a maggiorana latinoamericane. L’associazione “No.Di” nata nel 97’ coinvolge donne dell’ Brasile, Cile, Colombia, Nicaragua e Perù. Offre a livello di volontariato un servizio di consulenza legale per le donne immigrate in generale. Consulenza psicologica per appuntamento e servizio sociale in collegamento con i servizi pubblici.

La seconda generazione La seconda generazione delle donne immigrate a Roma è costituita da ragazze che sono arrivate in tre momenti differenti. Quelle molto piccole, di 2 o 3 anni arrivate in genere per ricongiungimento familiare, le quali hanno fatto quasi tutti gli studi in Italia, se la loro famiglia è rimasta unita. Sono ragazze che nel periodo dell’adolescenza affrontano grossi problemi di identità culturale, con un piede nella cultura di origine e l’altro in quella italiana. Molte ragazze frequentano ora l’università e la contraddizione più grossa con la società italiana è il fatto di non avere la cittadinanza italiana come la maggior parte dei loro compagni di studio.

I ricongiungimenti famigliari più travagliati sono quelli con le ragazze arrivate nell’età dell’adolescenza. In genere presentano problemi di inserimento scolastico, frequentazione di luoghi pubblici e privati a rischio, come discoteche e locali dove circola molto alcol e droga. Un fenomeno comune che affligge queste adolescenti è la maternità precoce e l’abbandono della casa familiare. In alcuni casi questi due fenomeni vanno di pari paso, molte ragazze non abortiscono perché non sanno che in Italia è una pratica legale, dato che tutti provengono da paesi dove è illegale l’aborto è illegale.

A volte queste ragazze vanno fuori di casa e finiscono nelle case famiglia, quando chiedono aiuto alle assistenti sociali, in alcuni casi vengono accolte nuovamente in famiglia. La terza categoria sono le ragazze nate in Italia. Sono molti i problemi di inserimento sociale, come per quelle arrivate per ricongiungimento familiare nella prima infanzia. Anche se le nate in Italia hanno un bagaglio culturale più forte. Si sono alfabetizzate in Italia e conoscono bene la società italiana ma la grossa contraddizione anche per loro è la cittadinanza, questo appartenere a due mondi e avere la cittadinanza proprio di quello che conoscono di meno e che in alcuni casi non conoscono affatto.

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