4942 URUGUAY/ITALIA, “CASO TROCCOLI”L’ambasciatore Abin si dimette

20080512 17:00:00 redazione-IT

Il ministero degli esteri uruguayano congela le dimissioni
fino al completamento dell’inchiesta interna sulla mancata estradizione dell’ex militare

di Federica Manzitti, da Gente d’Italia Montevideo

In anticipo sul programma stabilito l’Ambasciatore Carlos Abin è arrivato a Montevideo nella notte di venerdi’ – scrive Federica Manzitti dalla redazione uruguayana di Gente d’Italia quotidiano delle americhe diretto da Mimmo Porpiglia – L’urgenza del viaggio di ritorno del rappresentante diplomatico uruguayano in Italia è dovuta allo scandalo del caso Troccoli e alla mancata estradizione dell’ex-militare accusato di violazione dei diritti umani per crimini commessi durante la dittatura.

Abin era atteso per i primi giorni della settimana entrante, richiamato dal dovere di rispondere alle tante domande sul fatale ritardo nell’inoltro dei documenti mosse da diverse parti del mondo politico e civile uruguayano. Ma è arrivato con tre giorni di anticipo ed ha già incontrato alcuni di coloro che hanno mostrato indignazione, incredulità e condanna per gli eventi che hanno portato alla liberazione dell’ex ufficiale. Primo tra gli altri il Ministro degli Esteri Gonzalo Fernandez. Al Cancelliere Abin ha presentato le sue dimissioni. L’invito a lasciare l’incarico gli era arrivato per primo dall’avvocato dell’associazione familiari di desaparecidos Oscar Goldaracena, che è parte civile nel processo uruguayano contro Jorge Troccoli. Le dimissioni sono state però congelate. Il Ministero degli Esteri si riserva infatti di decidere in merito solo dopo che si concluderà l’indagine amministrativa interna avviata per chiarire i fatti che hanno portato alla scadenza dei termini per l’inoltro dei documenti in Italia e alla conseguente scarcerazione del ricercato. "Come in qualsiasi stato di diritto", ha detto il Ministro Fernandez, " le dimissioni resteranno a disposizione fino a quando sarà accertato se ci sono o no responsabilita’". L’indagine amministrativa "e’ a carattere riservato", ha aggiunto, " non mi esprimero’ in merito fino alla sua conclusione", ma sembrerebbe che il provvedimento porterà a delle verifiche nella sede romana dell’Ambasciata.
Sul fronte italiano poi, come chiesto dalle associazioni, sarà intrapresa una battaglia legale per verificare tutte le possibilità per recuperare al danno. Secondo gli accordi bilaterali in verità, il mancato inoltro della richiesta di estradizione entro i 90 giorni stabiliti, è arrivata al 97esimo, esclude la possibilità di perseguire Troccoli per lo stesso reato, ma il paese latinoamericano di fronte allo scandalo non vuole lasciare nulla di intentato. Per questo sarebbe già stato contattato uno studio legale italiano incaricato di un parere. La notizia è stata confermata anche da uno dei membri del gruppo di familiari dei desaparecidos, Angeles Michelene, che ha detto che la "Cancelleria sta autorizzando la contrattazione di uno studio di penalisti esperti in diritto internazionale per verificare tutte le possibilità di appello".
Durante il colloquio con il Ministro, Abin ha ripercorso i giorni e le ore tra l’arrivo del documento in Italia, il 14 marzo e la sua data di scadenza, il 23, fino al momento in cui la Farnesina ha ricevuto la comunicazione ufficiale della richiesta di estradizione, il 31 dello stesso mese. Al sesto piano del Palazzo Santos sede del Ministero, il Cancelliere ha poi ricevuto anche gli ex GAU, ossia i membri del gruppo politico di opposizione alla dittatura militare al quale appartenevano i 22 desaparecidos per i quali la giustizia locale ha già condannato l’ex dittatore Gregorio Alvarez e il suo sottoposto Jorge Larcerbeau, mentre il terzo imputato, Jorge Troccoli rimane ricercato.
Abin, che negli Anni Settanta faceva parte della stessa organizzazione, non avrebbe pero’ incrociato la delegazione che invece aveva chiesto di incontrarlo per ottenere di prima mano dei chiarimenti. "La riunione con il Ministro è stata comunque proficua" ,ha detto Enrique Rubio, ex GAU , "perchè si è messo in chiaro che lo Stato uruguayano d’ora in poi dovrà impegnarsi direttamente nella ricerca della giustizia nei confronti dei protagonisti della dittatura militare. Non solo in Italia, è stata ipotizzata anche un’azione in Argentina, paese in cui sono stati avviati diversi processi e nel quale la maggior parte dei nostri desaparecidos furono arrestati". Liberato il 24 aprile scorso Jorge Troccoli continua a risiedere in Italia. Su di lui pende infatti un mandato di cattura dell’INTERPOL e allontanarsi dalla penisola questa volta gli costerebbe troppo caro.
Intanto continua a far discutere un altro aspetto di questa complicata vicenda, ossia l’appoggio dato dal presidente Tabarè Vazquez all’ambasciatore in Italia durante l’ultimo Consiglio dei Ministri. Vazquez aveva detto di riporre "la massima fiducia" su Abin, contraddicendo in qualche modo il suo stesso Ministro degli Esteri, che sul diplomatico aveva riversato tutta la responsabilità del caso. Le dichiarazioni hanno suscitato un certo malumore perche’ ritenute arbitrarie ed in anticipo su qualsiasi verifica dei fatti. Il Presidente della Repubblica ha quindi specificato nelle ultime ore, che il suo appoggio "non esclude che si debba avviare un’indagine amministrativa", aggiungendo che si trattava di un messaggio dal carattere puramente morale nei confronti dell’Ambasciatore.
Abin dovrebbe rientrare in Italia a giorni. Da li e’ stato incaricato di seguire tutte le operazioni di verifica che possano restituire nelle mani della giustizia uruguayana il caso Troccoli.
Federica Manzitti

LA SCHEDA

Jorge Troccoli e’ stato capo dei Servizi Segreti del corpo dei Fucilieri Navali uruguayani (FUSNA) alla fine degli Anni Settanta. Il suo nome è salito alla ribalda nel 1996 quando pubblico’ un libro di memorie, "L’ira del Leviatano", in cui ammetteva di aver preso parte ad alcune azioni repressive durante gli anni dellla dittatura. Nella seconda metà degli Anni Novanta, quando imperava la censura intorno all’indagini per i crimini di lesa umanità imposta dal presidente Julio Maria Sanguinetti, il libro suscitò molto scalpore. Nel 2005 in seguito alla scoperta di un dossier delle Forze Armate, Troccoli venne individuato come personaggio chiave nella storia delle sparizioni forzate di cui sono state vittime decine di membri dei gruppo politico GAU ed altri gruppi di resistenza uruguayana. Nel processo per le sparizioni avviato nello stesso anno, Troccoli venne accusato sulla base di diversi documenti e prove raccolte. Nell’ambito dello stesso processo, conclusosi nel dicembre del 2007, l’ex dittatore Gregorio Alvarez, Jorge Troccoli e il collega del FUSNA Juan Carlos Lacerbeau vennero condannati. Alvarez e Lacerbeau furono quindi rinchiusi nel carcere militare di Montevideo, mentre Troccoli fuggi’ in Italia. Il 24 dicembre dello stesso anno l’ex militare venne arrestato a Marina di Camerota in provincia di Salerno. A lui era intestato uno dei 140 ordini di custodia cautelare emessi dal gip Luisanna Figliola sulla base dell’inchiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che stava indagando sulla sparizione forzata di 25 cittadini italo-latinoamericani durante le dittature miltari del Plan Condor. Trasferito nel carcere romano di Regina Coeli, Troccoli è stato trattenuto quattro mesi. Nel frattempo la giustizia uruguayana ha preparato i documenti per la richiesta di estradizione in Uruguay. Secondo la legge gli incartamenti dovevano pervenire entro e non oltre il 23 marzo del 2008, ossia 90 giorni dopo il suo arresto. La comunicazione ufficiale dell’Ambasciata uruguyana a Roma è giunta invece il 31 marzo.
Il 24 aprile Jorge Troccoli è stato scarcerato ed ora è uccel di bosco…

 

 

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EmiNews 2008

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