5047 APPELLI. CONTRASTARE IL RAZZISMO

20080528 18:21:00 redazione-IT

[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Siamo persone – storici, giuristi, antropologi, sociologi, filosofi, operatori culturali – che da tempo si occupano di razzismo. Il nostro vissuto, i nostri studi e la nostra esperienza professionale ci hanno condotto ad analizzare i processi di diffusione del pregiudizio razzista e i meccanismi di attivazione del razzismo di massa. Per questo destano in noi vive preoccupazioni gli avvenimenti di questi giorni – le aggressioni agli insediamenti rom, le deportazioni, i roghi degenerati in veri e propri pogrom – e le gravi misure preannunciate dal governo col pretesto di
rispondere alla domanda di sicurezza posta da una parte della cittadinanza.

Avvertiamo il pericolo che possa accadere qualcosa di terribile: qualcosa di
nuovo ma non di inedito.
La violenza razzista non nasce oggi in Italia. Come nel resto dell’Europa,
essa e’ stata, tra Otto e Novecento, un corollario della modernizzazione del
Paese. Negli ultimi decenni e’ stata alimentata dagli effetti sociali della
globalizzazione, a cominciare dall’incremento dei flussi migratori e dalle
conseguenze degli enormi differenziali salariali. Con ogni probabilita’, nel
corso di questi venti anni e’ stata sottovalutata la gravita’ di taluni
fenomeni. Nonostante ripetuti allarmi, e’ stato banalizzato il diffondersi
di mitologie neo-etniche e si e’ voluto ignorare il ritorno di ideologie
razziste di chiara matrice nazifascista. Ma oggi si rischia un salto di
qualita’ nella misura in cui tendono a saltare i dispositivi di interdizione
che hanno sin qui impedito il riaffermarsi di un senso comune razzista e di
pratiche razziste di massa.
Gli avvenimenti di questi giorni, spesso amplificati e distorti dalla
stampa, rischiano di riabilitare il razzismo come reazione legittima a
comportamenti devianti e a minacce reali o presunte. Ma qualora
nell’immaginario collettivo il razzismo cessasse di apparire una pratica
censurabile per assumere i connotati di un "nuovo diritto", allora davvero
varcheremmo una soglia cruciale, al di la’ della quale potrebbero innescarsi
processi non piu’ governabili.
Vorremmo che questo allarme venisse raccolto da tutti, a cominciare dalle
piu’ alte cariche dello Stato, dagli amministratori locali, dagli insegnanti
e dagli operatori dell’informazione. Non ci interessa in questa sede la
polemica politica. Il pericolo ci appare troppo grave, tale da porre a
repentaglio le fondamenta stesse della convivenza civile, come gia’ accadde
nel secolo scorso – e anche allora i rom furono tra le vittime designate
della violenza razzista. Mai come in questi giorni ci e’ apparso chiaro come
avesse ragione Primo Levi nel paventare la possibilita’ che quellÏatroce
passato tornasse.
*
Primi firmatari: Marco Aime, Rita Bernardini, Alberto Burgio, Carlo Cartocci, Tullia Catalan, Enzo Collotti, Alessandro Dal Lago, Giuseppe Di Lello, Angelo D’Orsi, Giuseppe Faso, Mercedes Frias, Gianluca Gabrielli,
Clara Gallini, Pupa Garribba, Francesco Germinario, Patrizio Gonnella, Gianfranco Laccone, Maria Immacolata Macioti, Brunello Mantelli, Giovanni Miccoli, Giuseppe Mosconi, Grazia Naletto, Michele Nani, Salvatore Palidda,
Marco Perduca, Pier Paolo Poggio, Carlo Postiglione, Enrico Pugliese, Annamaria Rivera, Rossella Ropa, Emilio Santoro, Katia Scannavini, Renate Siebert, Gianfranco Spadaccia, Elena Spinelli, Diacono Todeschini, Nicola Tranfaglia, Fulvio Vassallo Paleologo, Barbara Valmorin, Danilo Zolo.

 

 

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EmiNews 2008

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