5060 CGIE: Conclusa la due giorni del gruppo di lavoro ad hoc sull’associazionismo

20080530 11:00:00 redazione-IT

Gruppo di lavoro sull’associazionismo: la prima stesura del documento sul ruolo e le prospettive delle associazioni italiane all’estero
– I contributi dei consiglieri, dei membri della CNE e delle Consulte regionali alla versione definitiva del testo saranno raccolti via Internet. Già indicati gli interventi politici e finanziari per il rilancio dell’associazionismo italiano nel mondo
– Gli interventi della seconda giornata. Carozza riassume l’intento che guiderà la stesura del documento maturato dalla riflessione e dalla discussione

Gruppo di lavoro sull’associazionismo: la prima stesura del documento sul ruolo e le prospettive delle associazioni italiane all’estero

I contributi dei consiglieri, dei membri della CNE e delle Consulte regionali alla versione definitiva del testo saranno raccolti via Internet. Già indicati gli interventi politici e finanziari per il rilancio dell’associazionismo italiano nel mondo

ROMA – Al termine dell’incontro alla Farnesina del gruppo di lavoro sull’associazionismo degli italiani all’estero agli intervenuti è stata consegnata una prima bozza del documento su cui lavoreranno via Internet i consiglieri del Cgie, i membri della CNE e i rappresentanti delle Consulte regionali, per arrivare alla stesura di un testo definitivo che sarà all’ordine del giorno delle seconde riunioni delle Commissioni continentali e, a seguire, della seconda Assemblea plenaria del 2008.

Nel testo, illustrato al gruppo dal presidente del Centro Studi Emigrazione di Roma (Cser) Lorenzo Prencipe, si rileva, a testimonianza del valore innegabile delle nostre associazioni all’estero, come negli ultimi decenni vi sia stata la progressiva diffusione nei paesi d’emigrazione di un associazionismo di tipo economico, attivo nei processi di import –export tra l’Italia e l’estero, di carattere interculturale o semplicemente ricreativo. Oggi a differenza del passato molte associazioni nascono inoltre come espressione diretta di immigrati, piuttosto che di istituzioni come i consolati o di forze politiche e sindacati. Un associazionismo, quest’ultimo, che ha come interlocutori privilegiati le amministrazioni locali.

A tutt’oggi comunque, secondo i dati del Ministero degli Esteri, il fenomeno dell’associazionismo coinvolge più di un milione e mezzo di connazionali e 5.944 associazioni che nel mondo svolgono ruoli di mediazione, ricreativi, sociali, professionali e religiosi. Un fenomeno in continua evoluzione, che appare ancora in grado di costruire un ponte tra l’Italia ed i vari paesi di residenza. Una realtà dinamica che andrebbe però rinnovata nelle sue proposte al fine di attrarre le nuove generazioni all’estero, che vanno aiutate a superare gli stereotipi dell’italianità, legati ad una visione nostalgica e provinciale, e rapportati in maniera creativa al legame con la terra d’origine.

Per quanto riguarda l’associazionismo italiano del futuro il documento lascia ai componenti del gruppo il compito di definire i valori e le modalità che dovrebbero accompagnare l’evoluzione di questa realtà. Già definite invece le strade, politiche e finanziarie, da percorrere per promuovere e sostenere il nuovo associazionismo. Nel concreto viene proposta l’estensione alle associazioni all’estero della legge 383 sulla promozione sociale; l’attivazione di un coordinamento dell’intervento Stato – Regioni per l’associazionismo; la promozione di corsi formativi sulla vita associativa e l’affidamento di compiti specifici associazioni. In questo ambito viene inoltre auspicata l’aggregazione di diverse associazioni, anche di diverse regioni, per la realizzazione di progetti comuni; la qualificazione degli strumenti informativi delle associazioni (radio, stampa, Internet) e la promozione di associazioni specifiche formate da giovani. (Inform)

_________________

Conclusa la due giorni del gruppo di lavoro ad hoc sull’associazionismo

Gli interventi della seconda giornata. Carozza riassume l’intento che guiderà la stesura del documento maturato dalla riflessione e dalla discussione

“Un impegno per ridefinire il ruolo dell’associazionismo italiano all’estero in linea con le nuove esigenze che emergono nel presente e alla luce di ciò che esso è stato nel passato”

ROMA – “Un impegno per ridefinire il ruolo dell’associazionismo italiano all’estero in linea con le nuove esigenze che emergono nel presente e alla luce di ciò che esso è stato nel passato”: questo il cuore del documento dedicato alle associazioni italiane nel mondo, riassunto dal segretario generale del Cgie, Elio Carozza, ad apertura della seconda giornata di lavori alla Farnesina del gruppo di lavoro costituito ad hoc nel corso dell’ultima assemblea plenaria per riflettere sul tema.

Una riflessione, quella proseguita ieri ed oggi, che fornirà lo spunto per la redazione di un progetto sull’associazionismo il più possibile condiviso, che si prevede sarà completato già prima della prossima riunione del Comitato di Presidenza del Cgie, alla fine del mese di giugno. “Non solo dobbiamo riconsiderare il dialogo delle associazioni con le istituzioni del nostro sistema Paese – ha aggiunto Carozza – ma saper tener conto dell’evoluzione di queste ultime e delle loro singole realtà eterogenee, specie quelle che coinvolgono più da vicino le giovani generazioni”. Una riflessione dunque, sul ruolo dell’associazionismo con lo sguardo puntato sul futuro, ma attento alle diverse sfaccettature che il fenomeno ha assunto nel tempo, capace di includere tutte le realtà, anche quelle attualmente non rappresentate nella Consulta nazionale dell’emigrazione. Il segretario generale si chiede inoltre se sia opportuno o meno inserire nel documento dei criteri atti a indicare realtà associative in qualche modo omogenee in tutto il mondo, oltre che quali siano gli obiettivi da stimolare all’interno dei sodalizi e quali mezzi fornire ad essi per metterli in pratica.

Che sia necessario, alla riflessione sul contesto associativo italiano all’estero, uno sguardo d’insieme preliminare sulle sue linee essenziali, è stato messo in rilevo da Franco Siddi, presidente della Federazione della stampa italiana, oltre che consigliere di nomina governativa. “Credo auspicabile l’impostazione di un’analisi con criteri scientifici – ha detto Siddi – sull’attuale realtà associativa, per comprendere le aspettative ma anche le problematiche del fenomeno, necessaria anche affinché la rappresentanza parlamentare possa valorizzarne appieno il contributo. Tale lavoro sarebbe anche utile per modificare la percezione che oggi in Italia si ha delle associazioni quale causa di diseconomie e di sprechi. Uno sforzo di trasparenza in tal senso farebbe invece emergere la realtà operosa e fruttuosa, in gran parte volontaria, dei sodalizi italiani all’estero”.

Carlo Consiglio (Canada) ha invece rimarcato l’inopportunità di stabilire criteri che qualifichino le associazioni italiane, “dal momento – ha detto – che spetta piuttosto all’amministrazione tale precisazione. Il Cgie può forse invitare l’amministrazione a una più accurata riflessione su di essi. Credo inoltre sia utile che nel documento di questo gruppo di lavoro venga introdotto un chiarimento sui rapporti tra associazioni, specie quelle di stampo tradizionale, e istituzioni come Comites e Cgie, in merito ai quali ho verificato talvolta l’esistenza di dispute”.

Rodolfo Ricci, segretario generale della Fiei, ha sottolineato come nella Consulta nazionale dell’emigrazione sia presente la variegata realtà dell’associazionismo di oggi: “alcune associazioni – egli ha detto – hanno terminato la loro funzione storica e si sono riqualificate in direzioni più settoriali, promuovendo iniziative culturali o rispondendo a fabbisogni nuovi della collettività. Alcune si sono aperte a contatti che attraversano diversi Paesi, rendendosi protagoniste di attività che spesso non intercettano l’Italia”. Insiste quindi sulla necessità di riflettere sulle diverse tipologie associative e approntare strumenti adeguati per le diverse esigenze: “il fatto paradossale è che spesso l’associazionismo che manifesta più autonomia e spontaneità, diverso da quello stimolato dall’attenzione e dal contatto con le Regioni, è spesso quello meno tutelato, sebbene presenti forme di interculturalità avanzate e sia una rappresentanza reale della società civile”.

“Dobbiamo chiederci – ha detto Lorenzo Principe, presidente dello Cser e direttore della rivista “Studi emigrazione” – quale associazionismo le istituzioni come Comites, Cgie, Stato e Regioni, siano interessate a incontrare e a stimolare, per poi stabilire cosa vogliamo offrire ad esso in termini di riconoscimento, di finanziamenti e di progettualità da incentivare”.

Roberto Volpini (Acli) ha insistito sull’importanza di rimarcare nel documento “il valore della soggettività politica dell’associazionismo. Vogliamo – ha aggiunto – un associazionismo che cresca in autonomia, nella comunità e tra le comunità, che faciliti e promuova la partecipazione democratica; per questo il documento dovrà inaugurare un cammino aperto e un confronto con i protagonisti anche all’interno del Cgie”.

Sottolinea l’importanza di uno sguardo sull’associazionismo in prospettiva, Norberto Lombardi, direttore dei “Quaderni sulle migrazioni”, capace di cogliere anche le politiche messe in atto dalle istituzioni che possono condizionarne l’attività. “Il documento dovrebbe porre al centro la consapevolezza che ci troviamo di fronte ad una fase di trasformazione – egli ha detto – in cui il ruolo dell’associazionismo va senz’altro difeso, chiarendo ruolo e strumenti di tale obiettivo. Mentre l’associazionismo tradizionale copriva le esigenze di una specifica rappresentanza sociale, oggi la sua funzione va tenuta distinta da quella assegnata alla rappresentanza istituzionale, garantita da Comites, Cgie e parlamentari eletti all’estero. Per salvaguardare questa distinzione è necessario evitare che i partiti irrompano nel campo proprio dell’associazionismo usando strumentalmente la rete da esso costituita per formare comitati elettorali, calpestando principi e valori per la promozione dei quali i sodalizi sono stati creati. L’associazionismo deve invece saper mantenere la propria autonomia”. Anche nei rapporti con le Regioni, la prospettiva di tipo strumentale va arginata, per mantenere un indirizzo che sappia generare legami più profondi e di carattere identitario, più che economico.

Mentre Paolo Castellani (Cile) e Lorenzo Losi (Gran Bretagna) hanno sottolineato l’opportunità di analizzare la complessità della varie forme di associazionismo italiano all’estero, il secondo suggerendo anche la possibilità della creazione di un’anagrafe consolare che possa qualificare i sodalizi italiani all’estero, Pietro Simonetti, presidente della Commissione dei lucani all’estero ha insistito invece sull’inserimento, come priorità nel documento da redigere, del il rinnovo della rappresentanza che fa capo alle associazioni, favorendo in questo modo anche un ricambio generazionale importante. Dello stesso avviso Andrea Amaro, vice segretario generale di nomina governativa: “si deve evitare la logica della contrapposizione tra giovani e anziani, favorendo la convivenza e l’arricchimento reciproco. Il riconoscimento dei sodalizi, che forniscono una rappresentanza che è complementare e non riconducibile a quella dei partiti politici, – ha aggiunto Amaro – deve essere legato alla loro progettualità e non a criteri di qualificazione rigidi”. Francisco Nardelli, vice segretario generale Paesi America Latina, insiste ancora sulle specificità dell’associazionismo in quell’area, per cui “vengono preferiti candidati al Parlamento che provengono da questo mondo piuttosto che designati dai partiti”. Fernando Marzo propone la creazione di un referente per rappresentare tutto il mondo associazionistico italiano all’estero e Graziano Tassello, presidente della Commissione scuola e cultura del Cgie, sottolinea la straordinaria capacità di apertura interculturale dei sodalizi.

Silvia Bartolini, presidente della Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo, propone la riunione di tutte le consulte regionali analoghe per discutere dell’intendo promosso dal Cgie con questo gruppo di lavoro. “Non esistono associazioni di serie a e di serie b, ma piuttosto una mappatura delle realtà associative italiane all’estero servirebbe a identificare degli obiettivi da raggiungere per stimolare le attività e promuovere la buone pratiche e l’innovazione. Concordo sul fatto che le associazioni non debbano divenire altro e che la loro complessità non vada ridotta, dal momento che deve rispecchiare la complessità stessa della realtà presente nelle collettività italiane all’estero”.

Il vice segretario per i Paesi dell’area anglofona Silvana Mangione ha quindi concluso il dibattito sottolineando, tra i pericoli da evitare nella riflessione sul ruolo dell’associazionismo, il costringere le attività dei sodalizi in modalità che potrebbero inaridirne l’autonomia e la spontaneità, la sottovalutazione del valore aggiunto che i giovani all’estero apportano al mondo associativo, dato dalla coesistenza in essi di più culture, la promozione di modalità di impegno calate dall’alto “per i giovani – ha detto – e non piuttosto dei giovani”, e la noncuranza dell’esistenza di una divisione di ruoli e compiti tra le componenti del mondo migratorio.

Da parte del Mae, per voce del direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Carla Zuppetti, la massima disponibilità ed apertura al sostegno rivolto all’universo associativo. “L’iscrizione all’albo delle Ambasciate delle associazioni al fine dell’elezione di Comites e Cgie – ha detto il direttore – è un atto dovuto alle finalità che a detti organismi vengono attribuite dalla loro legge istitutiva. Ciò non impedisce però alle associazioni di svilupparsi in autonomia per assicurare libera espressione alla volontà di stare insieme dei nostri connazionali all’estero”.

Un saluto, infine, anche dalla deputata eletta nella circoscrizione Europa per il Pd, Laura Garavini: “un coordinamento delle politiche dell’emigrazione, che con questi incontri il Cgie si propone di promuovere, è di massima importanza. Sono ben consapevole dell’importanza del mondo associativo, perché proprio ad esso devo la mia esperienza, per cui vi stimolo a fare riferimento a me per qualsiasi intervento possa sostenerne le attività”. (Viviana Pansa – Inform)

_________________

Il segretario generale Carozza: “Un contesto non omogeneo con punte avanzate fra le realtà giovanili”

ROMA – “Senza l’impegno dell’associazionismo degli e per gli italiani all’estero gli obiettivi finora raggiunti, in termini di diritti e di rappresentanza degli interessi politici culturali e civili, sarebbero rimasti, per le comunità oltreconfine, pura utopia !”

Ne è consapevole il segretario generale del CGIE, Elio Carozza, che ha tenacemente voluto la nascita del Gruppo di lavoro ad hoc, al quale ha portato il suo saluto il sottosegretario agli Affari Esteri con delega per gli Italiani all’estero, sen. Alfredo Mantica, al suo primo incontro con il mondo dell’emigrazione italiana.

Ne sono convinti i partecipanti ed i convenuti che hanno preso parte al primo incontro del Gruppo, promosso dal Consiglio Generale degli Italiani all’estero, dalla Consulta nazionale dell’emigrazione agli Assessorati e Consulte regionali di settore, ai sodalizi, ai parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, che hanno definito l’associazionismo “cuore delle comunità italiane nel mondo”.

E che tale sia stato, ed in parte lo sia ancora lo hanno affermato tutti, anche se viene spesso diversamente declinato, a secondo della sua origine (nazionale italiano, regionale, campanilistico, di puro solidarismo o con finalità di tipo formativo, economico, ludico) o delle peculiarità’ del Paese, quando non del contesto culturale , politico, economico. Ed ancora, emanazione di istituzioni, partiti, sindacati, patronati ed organismi var, fino a divenire espressione di liste civiche in Parlamento

“Un contesto quanto mai variegato nei suoi obiettivi, strategie, metodi, strumenti che coinvolge ben 5.944 associazioni, con oltre un milione e mezzo di iscritti”, ricorda il segretario generale del CGIE, Elio Carozza, di cui numerose nate negli ultimi decenni. 70 in cinque anni nella sola Francia e nella maggior parte dei casi si tratta di associazioni sorte per iniziativa di giovani di origine italiana.

Altro elemento che la riunione ha contribuito a sfatare: il dato ricorrente della obsolescenza del mondo associazionistico italiano all’estero e della sua conseguente crisi. La vastità del contesto, la sua disomogeneità’, la sua costante evoluzione – è stato rilevato a più riprese – non permette di trarre delle valutazioni oggettive . Occorrerebbe un’analisi approfondita e prima ancora un vero e proprio censimento. Tuttavia a cosa servirebbe?

La realtà dell’associazionismo si dimostra ancora essenziale nel collegamento fra le comunità all’estero e l’Italia e nel contesto mondiale, ma anche in quello locale. E’ strumento di aggregazione , di promozione e sostegno dell’italianità. Rappresenta, pertanto, una strategia valida anche per il futuro. “E di futuro ce n’è parecchio, soprattutto se guardiamo alle giovani generazioni di origine italiana. Anche se talvolta, da parte loro, avviene una semplice riproposizione di cliché e stereotipi. “Si tratta, dunque, di cogliere gli aspetti innovativi che in molti casi queste esperienze presentano. Una per tutti: “la valorizzazione della interculturalità per offrire più adeguate risposte alle nuove esigenze degli italiani all’estero” afferma l’esponente del CGIE.

Infine, l’impegno in termini di investimenti. “Un argomento nuovo sul piano nazionale per il mondo dell’emigrazione italiana all’estero” tiene a precisare Carozza, sottolineando l’impegno solidaristico e basato sul più totale volontariato dei diversi soggetti (Comites, CGIE, Associazioni) presenti in questo mondo.

Molte le ipotesi di lavoro in quest’ambito: dalla modifica della legge 383 sulle associazioni di promozione sociale, all’intervento unitario da parte del coordinamento Stato/Regioni, dai corsi di formazione per leadership dell’associazionismo, al sostegno alla nascita dell’associazionismo giovanile….

“L’Italia – proprio in questo momento storico – conclude il segretario generale del CGIE – non può rischiare la perdita del collegamento con le sue comunità all’estero, che passa sostanzialmente attraverso la rete dell’associazionismo. E’ interesse del Paese non disperdere un importante patrimonio di conoscenze e di esperienze, di cui le giovani generazioni di origine italiana rappresentano la punta più avanzata. Spero bene che almeno gli addetti ai lavori lo comprendano! Per questo motivo abbiamo deciso di riflettere attentamente su quanto emerso nel corso di questa due giorni di lavoro, prima di presentare un documento conclusivo in materia”.

(INFORM / Eminotizie)

http://www.mclink.it/com/inform

 

 

5060-cgie-conclusa-la-due-giorni-del-gruppo-di-lavoro-ad-hoc-sullassociazionismo

5805

EmiNews 2008

Views: 0

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.