5164 PASQUALINA NAPOLETANO (SD): Il socialismo non può essere un recinto

20080703 11:32:00 redazione-IT

Non mi convince il modo in cui viene posto il tema del socialismo europeo da parte di Cesare Salvi, che si appresta a far risorgere il suo movimento "Socialismo 2000".
Certo, ognuno è libero di dar vita alle aggregazioni che vuole ricavandone anche la gratificazione di dirigerle e per questa via di acquisire quella che viene definita "visibilità". Il presupposto, però, mi pare pretestuoso. Sostenere che a Chianciano alcuni interventi abbiano preso la distanza dal socialismo europeo non risponde alla realtà.
D’altra parte Cesare sta condividendo con me l’esperienza di un tavolo di lavoro promosso dai compagni radicali che coinvolge personalità che vengono dai liberali fino a Rifondazione, passando per i PD.

Constato che questo spettro va ben oltre il socialismo europeo, ma non mi sono mai sognata di imputare Cesare di deviazionismo, al contrario penso che valga la pena continuare questa ricerca con disponibilità ed apertura.
Da parte mia prevale in questo momento il senso di responsabilità per il risultato elettorale catastrofico della Sinistra Arcobaleno e per l’intero centro-sinistra e la necessità di una ricerca che non dovrebbe mettere al riparo nessuno, poiché se in Italia la situazione è grave, anche in Europa non c’è di che stare tranquilli. Preferisco dedicare le mie energie ad un progetto collettivo che è quello risultato dalla nostra assemblea di Chianciano. Decidendo insieme anche a quali strumenti di ricerca e di studio dar vita senza essere messi di fronte a fatti compiuti. Il commento che più mi ha colpito su Chianciano è stato quello di un giovane che non aderisce al nostro movimento e che ha seguito i nostri lavori sul sito web. Mi ha fermato in un corridoio a Bruxelles e mi ha detto: "Siete un gruppo di pazzi che ha deciso di occuparsi di contenuti" ed ha aggiunto: "Nella vostra assemblea c’era una tensione, una passione che a tratti mi ha commosso".
Ecco, questo è più importante di diecimila definizioni accademiche del socialismo.
Un nostro compagno del PSOE, Raimon Obiols, definisce il socialismo come una forza energetica capace di sorgere e risorgere nel mondo quando meno te lo aspetti, per opera dei soggetti più impensati. Secondo me ha ragione lui. Non c’è una ortodossia del socialismo, non ci sono sacrari con sacerdoti e vestali.
E’ proprio questa la caratteristica che lo porta ad essere più forte persino degli errori che in suo nome sono stati commessi. Non ne facciamo perciò un recinto visto che in Europa vi è una evidente crisi di tutte le sue versioni nazionali, tranne quella del PSOE spagnolo in questo momento.
A mio avviso la natura della crisi è semplice ed allo stesso tempo di difficile soluzione.
Ha ragione, infatti, Giorgio Ruffolo quando osserva che la redistribuzione della ricchezza è sempre meno possibile a livello di ogni singolo Stato-nazione, e quindi il socialismo o è sovranazionale o non è.
Ma oggi il problema è solo di redistribuzione? Oppure la speculazione finanziaria impone di mettere in discussione anche i modi di accumulazione?
Anche per questo la risposta della sinistra alla crisi dell’Europa è debole e indefinita e le classi politiche attuali non sembrano in grado di reagire.
Il nostro movimento vuole dare il proprio contributo per rendere più forte il socialismo in Europa e proprio per questo è bene lavorare per ampliare gli orizzonti del confronto e dell’incontro con altri soggetti, soprattutto con quelli che non hanno una casa e che in queste divisioni preferiscono stare a guardare.
Il socialismo europeo è, a mio avviso, un riferimento imprescindibile e questo é stato ribadito a Chianciano e nello stesso tempo ha bisogno di uscire da una crisi grave che rischia di renderlo residuale rispetto all’avanzata delle destre.
Se il blairismo, come si può vedere, non è stata la soluzione vuol dire che la ricerca va portata in altre direzioni.
Possibilmente la strada, più che essere indicata da qualche astro nascente, potrebbe venire da un rinnovato rapporto con soggetti reali in carne ed ossa, come i lavoratori e le lavoratrici, i giovani, le donne e tutti quelli che soffrono per disuguaglianze e nuove schiavitù.

*Vicepresidente del Gruppo Pse al Parlamento Europeo

 

 

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EmiNews 2008

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