5195 ROM: In Europa non c’è posto per schedature etniche

20080709 14:44:00 redazione-IT

di Francesco Cerasani

Esattamente settant’anni fa il regime fascista pubblicava il "Manifesto sulla Razza", aprendo la strada alle leggi razziali ed alle persecuzioni degli Ebrei e delle altre minoranze interne. La triste ricorrenza non poteva non fare da sfondo al dibattito che il Parlamento Europeo ha avuto lunedì sera a Strasburgo sulla questione della raccolta di impronte digitali sulle popolazioni Rom.
Per fortuna c’è l’Europa a dare misura della gravità delle misure adottate dal governo Berlusconi. Il ministro Maroni ha definito grottesco il dibattito del Parlamento Europeo. Grottesco, semmai, è accusare di strumentalizzazioni chi ha promosso il dibattito. Tale è la piccolezza della politica italiana che si vuole tentare di nascondere la grande mobilitazione e l’indignazione che ha condotto a questa discussione, frutto del lavoro di tante ONG europee e di parlamentari di diverse nazionalità.

Non è un caso che questo sia il terzo dibattito in pochi mesi che il Parlamento Europeo dedica alla questione. Quella dell’integrazione delle popolazioni Rom non è, non può essere un tema solamente italiano. Questo in primo luogo perché le misure del governo italiano, ancora una volta, toccano il cuore dei principi e le garanzie fondamentali dello Stato di diritto europeo. La raccolta di impronte digitali per le popolazioni Rom è una palese forma di discriminazione, che viola e lede la parità di trattamento tra i cittadini, la libertà di circolazione, la protezione dei dati personali.
C’è poi, purtroppo, una specificità italiana, un problema di integrazione rimandato e dimenticato negli anni, che trascina conseguenze nefaste, se vogliamo leggere i dati preoccupanti dell’ultimo Eurobarometro. Gli italiani, stando al recente sondaggio europeo, sarebbero la popolazione più intollerante dei 27 Paesi membri, con oltre il 47 percento degli intervistati non restio a definirsi "non a proprio agio" all’idea di avere un vicino di casa Rom, oltre venti punti sopra la media UE.
La risoluzione presentata dai liberali, dal PSE, dai Verdi e dalla Sinistra Unitaria sarà posta al voto giovedì a Strasburgo. Il dibattito di lunedì sera ha mostrato come anche all’interno del gruppo popolare ci sono voci dissonanti. In queste ore siamo di fronte al tentativo di dietrofront del ministro Maroni ed alla pressante richiesta alla Commissione Europea di intervenire concretamente per interrompere il provvedimento. In Europa non c’è spazio per schedature etniche, è triste sentire la necessità di ribadirlo, ma per fortuna il Parlamento Europeo lo ripeterà per l’ennesima volta fra poche ore. Non possono esserci misure discriminatorie, soprattutto se rivolte nei confronti di chi la realtà dell’Olocausto l’ha vissuta davvero, sulla propria pelle.
L’allargamento dell’Unione Europea è l’ultimo atto di liberazione per le popolazioni Rom, e la loro integrazione è una sfida decisiva per l’UE. Chi più dei Rom, come infatti spesso ricordano le associazioni gitane, può essere definito cittadino europeo?

 

 

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EmiNews 2008

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