5224 Del Turco in isolamento, il pm: prove gravissime

20080715 20:10:00 redazione-IT

Il presidente della Regione Abruzzo Ottaviano del Turco è stato arrestato ed è ora nel carcere di Sulmona. Dove rimarrà in isolamento completo per tre giorni. Dopo una perquisizione nella sua casa di Collelongo in provincia dell’Aquila dalla Guardia di finanza, la custodia cautelare è arrivata per l’inchiesta sulla sanità condotta dalla Procura della Repubblica di Pescara.

A tirare in ballo Del Turco e gli altri arrestati sarebbe stato Vincenzo Angelici, un imprenditore del settore della sanità che possiede diverse cliniche in Abruzzo.

L’inchiesta riguarda la vicenda della cartolarizzazione di 1 miliardo di euro della sanità abruzzese. Secondo l’accusa vi sarebbero stati movimenti di denaro per circa 14 milioni di euro di cui 12,8 consegnati.

Sono finiti in carcere il segretario generale della presidenza Lamberto Quarta, il capogruppo Pd in Consiglio regionale Camillo Cesarone, l’assessore alle Attività produttive Antonio Boschetti, Gianluca Zelli, l’ex direttore generale della Asl di Chieti Luigi Conca. Agli arresti domiciliari, invece, si trovano l’ex presidente della finanziaria regionale Giancarlo Masciarelli -già al centro della prima tranche dell’inchiesta sulla sanità in Abruzzo – , l’ex assessore alla Sanità del centrodestraVito Domenici, l’assessore alla Sanità Bernanrdo Mazzotta, Angelo Bucciarelli.

A Francesco Di Stanislao, direttore dell’Agenzia regionale sanitaria, è stata applicata la misura del divieto di dimora a Pescara. Di Stanislao aveva ricevuto, il 30 aprile scorso, da parte del pm Giuseppe Bellelli, un avviso di garanzia nel quale si ipotizzavano i reati di falso, abuso in atti d’ufficio e ommissione in atti d’ufficio. La contestazione di falso era riferita alla vicenda del presunto occultamento del verbale sottoscritto dall’assessore regionale alla sanità Mazzocca e dalle cliniche private riguardanti budget e le prestazioni che i privati dovevano erogare. Su questa vicenda era stato inviato un avviso di garanzia anche all’assessore regionale alla sanità Mazzocca. L’abuso riguarda invece la presunta mancata pubblicazione sul sito dell’agenzia sanitaria regionale dei dati relativi ai flussi delle prestazioni sanitarie erogate dai privati. Infine l’omissione si riferiva alla mancata risposta alle istanze dell’Aiop in
relazione ai flussi delle prestazioni erogate ai privati.

Secondo quanto si è appreso l’inchiesta sarebbe la seconda parte di quella avviata due anni fa sulla cartolarizzazione dei debiti della sanità abruzzese per la quale finì in carcere Masciarelli, ex presidente della Finanziaria regionale Fir ritenuto l’artefice di un sistema per un pagamento di tangenti.

Tra i reati contestati alle dieci persone arrestate e alle 25 indagate, vi sono: associazione per delinquere (Masciarelli, Domenici, Conca, Boschetti, Del Turco, Quarta, Cesarone, Mazzocca, Di Stanislao); riciclaggio (Zelli); concussione in danno dell’imprenditore della sanità Maria Vincenzo Angelini, anch’egli indagato ma nei cui confronti il gip non ha ritenuto, per l’importante collaborazione data, di disporre la misura cautelare richiesta, (Domenici, Masciarelli, Del Turco, Cesarone, Quarta, Bucciarelli, Boschetti, Conca); corruzione (Del Turco, Cesarone); oltre a truffe aggravate, falsi, abusi d’ufficio ed altro.

In una conferenza stampa la procura ha spiegato: «Abbiamo voluto questa conferenza stampa per evitare di mandare in circolo notizia infondate e contraddittorie che provocano più danni di una informazione corretta. E anche per consentire legittime critiche al nostro operato». Così il Procuratore Generale di Pescara Nicola Trifuoggi ha esordito nell’incontro con i giornalisti convocati per illustrare l’operato dell’inchiesta che ha portato in carcere il presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco e vari consiglieri. «Almeno chi ci sta criticando – ha continuato Trifuoggi – saprà di cosa si parla, cosa che finora non mi pare sia accaduto».

Il procuratore capo Trifuoggi, ha sostenuto che le prove, riscontri documentali, testimonianze ed intercettazioni telefoniche non hanno lasciato dubbi sulla responsabuilità degli indagati. «Abbiamo ritenuto – ha affermato – di avere le prove del pagamento di una barca di soldi, circa oltre 15 milioni di euro. Non si tratta di alcun teorema, ma di fatti dolorosissimi che gettano nello scompiglio una regione. Non c’è stata – secondo Trifuoggi – alcuna spettacolarizzazione. Tutti sono stati trattati con grande rispetto, nessuno ha avuto le manette; non abbiamo avvisato la stampa e il comunicato è stato inviato solo ad operazione conclusa. Siamo tranquilli – ha poi detto – abbiamo riscontrato tutto quello che si doveva riscontrare. È una storia estremamente triste che dispiace a tutti noi». Trifuoggi ha affermato che le ordinanze di custodia si sono rese necessarie per evitare la reiterazione del reato e in particolare l’inquinamento delle prove. « C’è stato un grande agitarsi di Del Turco che ha cercato dei contatti a livello altissimo delle forze polizia ed anche un contatto con un altissimo magistrato che ci ha informato su questa richiesta di incontro e sul contenuto dello stesso». Il magistrato ad altissimo livello, avrebbe spiegato di lì a poco lo stesso Trifuoggi, è il Procuratore Generale della Repubblica de L’Aquila, Bruno Paolo Amicarelli.

«L’incontro richiesto da Del Turco – ha rivelato Trifuoggi – è avvenuto a casa di un comune amico. E il Procuratore Generale de L’Aquila, non appena giunta questa richiesta di incontro mi ha telefonato per chiedere se fosse o meno il caso di incontrare Del Turco. Io gli dissi di andare e farmi sapere. L’incontro è terminato alle 19 e 5 minuti, dopo il Procuratore mi ha chiamato raccontandomi come era andata. Il giorno successivo mi è arrivata una sua relazione che è agli atti».

Le dazioni di tangenti agli amministratori regionali sono proseguite, secondo i calcoli della Procura di Pescara, fino a febbraio di quest’anno. Le tranche di denaro richieste a mano a mano sono state di 200mila euro, 250 mila e 300mila euro e una volta è stato chiesto un milione, poi ridotto, con uno sconto, a 750 mila euro.

Il meccanismo delle tangenti – secondo quanto spiegato dal Procuratore Nicola Trifuoggi – era semplice. Si prometteva all’imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini di adottare provvedimenti di giunta regionale a lui favorevoli nelle riunioni dell’esecutivo, ma tali provvedimenti venivano adottati parzialmente. Poi veniva spiegato all’imprenditore che c’erano state difficoltà e che si sarebbe provveduto la volta successiva. Tutto questo è andato avanti finchè l’imprenditore ha deciso di non pagare più se non di fronte a qualcosa di concreto. Angelini, tra l’altro, si era munito anche di un piccolo registratore con il quale ha registrato i colloqui avuti con alcuni degli indagati che gli garantivano protezione nei confronti delle ispezioni della Asl, dalla Procura della Repubblica, dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Nas.

Le reazioni Infinite le reazioni del mondo politico. A livello locale la più dura arriva dall’Italia dei Valori. Immediata uscita dalla Giunta abruzzese, ritiro delle deleghe da parte dell’assessore al Lavoro Augusto Di Stanislao – nominato nel rimpasto di poco più di un mese fa – elezioni anticipate: queste le richieste del partito di Di Pietro che ha annunciato l’immediata presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione.

Tra quelle nazionali spicca quella del premier Silvio Berlusconi, totalmente solidale con Del Turco. «Sì, ho sentito, e mi sembra una cosa molto strana che ci sia una decapitazione completa, quasi una retata, di un intero governo di una regione; ho sentito anche il teorema accusatorio, conoscendo l’attuale sistema dell’accusa in Italia…». Con lui tutto il centro destra.

Attendista il Pd. In una nota Walter Veltroni chiede sia fatta presto piena luca. «L’arresto di una personalità istituzionale di rilievo come il presidente Del Turco e di assessori e funzionari della regione Abruzzo è una notizia che riempie di stupore e amarezza» dice Veltroni. «Sarebbero coinvolti nell’inchiesta esponenti di centrosinistra e di centrodestra. Con vicinanza umana al presidente Del Turco, noi auspichiamo che egli sappia dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Per noi un cittadino, fino all’ultimo grado di giudizio, deve essere considerato innocente. Al tempo stesso ribadiamo, come sempre, la piena fiducia nella magistratura auspicando che l’inchiesta, nel più breve tempo possibile, conduca a fare piena luce su tutta la vicenda». Il partito democratico, prosegue Veltroni «è nato anche e soprattutto per consolidare nel nostro paese la necessità di un pieno rispetto delle regole e della legalità che costituiscono per noi un valore, come il rispetto dei diritti dei cittadini».

Mentre il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro annuncia: «È tornata tangentopoli, è difficile invece che torni mani pulite dal momento che in Parlamento si fanno le leggi per non fare i processi e invece di occuparsi della giustizia si occupa di fermare la giustizia».

Secondo il leader dell’Idv, «al di là della responsabilità penale di cui si occuperà il giudice, in Abruzzo c’è la necessità di un ricambio generazionale della classe politica perché questo sistema politico non ha nulla da invidiare a quello della prima repubblica. L’unica differenza- sottolinea Di Pietro – e che allora si vergognavano quando venivano scoperti, oggi la prima cosa che si fa, come ha fatto Berlusconi, è attaccare la magistratura che fa il suo dovere».

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EmiNews 2008

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