5273 Caracas-Mosca: Sotto il segno dell'energia

20080723 17:08:00 redazione-IT

www.selvasorg.blogspot.com
di Tito Pulsinelli

Sotto il segno dell’energia o il prepotente fascino geo-politico del petrolio e del gas. Questa è la caratteristica di fondo delle approfondite relazioni tra il Venezuela e la Russia. Un evento che sanziona l’accresciuto potere di Gazprom e di PDVSA, ormai insediate ai primi posti delle maggiori multinazionali dell’energia.
L’incontro tra Chavez e Medvedev è come la prova del nove della geopolitica degli anni che ci stanno davanti, dove il gas e il petrolio avranno un’importanza ancor più determinante che oggi.

La geopolitica rissaiola degli Stati Uniti, intrisa dell’aspro sapore di petrolio per gli interessi anche personali e familiari dell’attuale governo, reagisce muovendo sullo scacchiere la torre militare.
Piazza lo scudo missilistico nella terra di Kafka, ma non può impedire che la Exxon Mobil sia quasi una ex della hit-parade dell’energia. Le sue riserve naturali all’attivo sono diminuite, di conseguenza anche il valore borsistico delle sue azioni, nonostante la folle speculazione sui "futures". Wall Street e Londra maneggiano il "petrolio di carta", ma i fili di quello vero si muovono altrove.

Nell’ultima settimana abbiamo assistito alla giravolta della Casa Bianca rispetto all’Iran e al veto posto dalla Russia alla brama "occidentale" di sanzioni contro Mugabe. E’ una risposta dura e simmetrica allo scudo missilistico nel cuore dell’Europa, e alle scaramucce della NATO in Ucraina e Georgia. Incontenibile, Bush ha persino intimato che il Kosovo dovrebbe entrare in una Unione Europea a porta-girevole.

L’UE non esce dalla passività e subordinazione, mima la danza di guerra del Cafone Texano, ma Gazprom -cioè la multinazionale statale del Cremlino- ha stretto accordi strategici sia con la Libia di Gheddafi che con l’Algeria, mentre l’Iran è sotto l’ombrello della Russia e della Cina.
Mosca aumenterà al 30% il volume di idrocarburi che invierà verso l’Asia.

Gli euro-nani della Commissione esecutiva di Bruxelles sanno che l’Iran può tranquillamente convogliare verso l’India e Cina tutto il gas che loro subordinano (a parole) ai "diritti umani", in realtà ai diktat di Washington. A tale scopo, è in cantiere la costruzione di un gigantesco polidotto che congiungerà l’Iran con l’India e la Cina, facendo il "miracolo" di coinvolgervi anche il Pakistan.

Dal canto sua la Germania e la Svizzera -molto più concrete degli azzeccagarbugli di Bruxelles- procedono autonomamente con gasodotti che garantiranno i loro rifornimenti futuri, con opportuni accordi diretti con i Paesi produttori, cioè Russia e Iran.

A Mosca, Chavez ha rinsaldato relazioni di importanza che vanno oltre gli interessi binazionali. Medvedev ha detto che "Le nostre relazioni sono uno dei fattori chiave per la sicurezza delle regioni". Molto di più, quindi, che tecnologia petrolifera e politica dei prezzi; partecipazione di Gazprom e Lukoil all’estrazione petrolifera nella Faja del Orinoco; rublo come moneta internazionale emergente; un istituto finanziario binazionale e ricerca scentifica e spaziale. Forse ha fatto un passo in avanti anche la proposta di Teheran per il varo di una OPEC del gas.

Dappertutto si è messo l’accento sulla questione militare e fantomatiche "basi" russe.
Il Venezuela possiede la maggiore riserva di idrocarburi del pianeta, ed una popolazione di 27 milioni di abitanti. Ha una frontiera comune con la Colombia, che destina quasi il 6% del bilancio alle spese militari e dispone di un esercito che sfiora il mezzo milione di soldati. Mezzo milione contro 15mila guerriglieri della FARC? Suvvia, un pò di serietà. Per ultimo: il Pentagono ha rimesso in mare la IV Flotta.

Che dovrebbe fare Caracas? Prendersi gli applausi "occidentali" e ricevere lodi platoniche mentre… cercano di saccheggiare le sue risorse?
Il Brasile di Lula ha annunciato che la Francia parteciperà alla costruzione di un sommergibile nucleare: i suoi mari e le sue riserve di petrolio devono rimanere inviolabili.
Il Venezuela continuerà a potenziare la sua aviazione con i Suhkoy, e nel futuro potrebbe dotare di sottomarini la sua marina militare, soprattutto se gli USA sposteranno in Colombia la base militare che Correa ha sfrattato da Manta.

la casta petroliera che si è impadronita del potere pubblico negli Stati Uniti, continua a reagire agitando l’ascia di guerra e ad afferrare scalpi di nemici eccellenti, ma tutti gli altri dirimpettai del defunto "ordine unipolare" rispondono con una gamma di iniziative, capace di combinare molteplici fattori, di ordine diverso, che pesano sempre più sullo scacchiere internazionale.

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Caracas-Moscú: Bajo el signo de la energía
por Tito Pulsinelli

Bajo el signo de la energía o el prepotente encanto geopolítico del petróleo y del gas. Ésta es la característica fundamental de las extensas relaciones entre Venezuela y Rusia.

Un evento que sanciona el acrecentado poder de Gazprom y de PDVSA, ya insidiadas en los primeros lugares de las mayores transnacionales de la energía.

El encuentro entre Chávez y Medvedev es una suerte de prueba del nueve de la geopolítica de los años venideros, en los que el gas y el petróleo tendrán una importancia aún más determinante que hoy día.

La geopolítica rijosa de Estados Unidos, empapada del acre sabor a petróleo debido a los intereses también personales y familiares del actual gobierno, reacciona moviendo en el tablero la torre militar.

Posiciona el escudo anti-misiles en la tierra de Kafka, pero no puede impedir que la Exxon Mobil sea casi una ex de la hit-parade de la energía. Sus reservas naturales al activo han disminuido, y por consecuencia también el valor bursátil de sus acciones, pese a la desquiciada especulación en los futures. Wall Street y Londres manejan el “petróleo de papel” pero los hilos del verdadero se mueven en otro lado.

En la última semana hemos asistido al giro repentino de la Casa Blanca con respecto a Irán y al veto impuesto por Rusia a la sed “occidental” de sanciones contra Mugabe. Es una respuesta dura y simétrica al escudo anti-misiles en el corazón de Europa, y a las escaramuzas de la OTAN en Ucrania y Georgia.

Incontenible, Bush hasta intimó que Kosovo debería entrar en una Unión Europea a puerta giratoria.

La Unión Europea no sale da la pasividad y subordinación, imita la danza de guerra del patán texano, pero Gazprom –es decir, la transnacional estatal del Kremlin- ha firmado acuerdos estratégicos tanto con la Libia de Kaddafi como con Argelia, mientras que Irán está bajo el cobijo de Rusia y de China. Moscú aumentará al 30% el volumen de hidrocarburos que enviará a Asia.

Los euro-enanos de la Comisión ejecutiva de Bruselas saben que Irán puede tranquilamente dirigir hacia la India y China todo el gas que ellas subordinan (a palabras) a los “derechos humanos”, en realidad a las órdenes perentorias de Washington. Para tal fin, está en gestación la construcción de un gigantesco poliducto que unirá Irán con la India y China, haciendo el “milagro” de involucrar también a Pakistán.

Por otra parte, Alemania y Suiza –mucho más concretas que los leguleyos de Bruselas- proceden autónomamente con gasoductos que garantizarán sus abastecimientos futuros, con oportunos acuerdos dirigidos con los Países productores, o sea Rusia e Irán.

En Moscú, Chávez ha afianzado relaciones de importancia que van más allá de los intereses binacionales. Medvedev ha afirmado que “Nuestras relaciones son uno de los factores clave para la seguridad de las regiones”.

Mucho más, entonces, que tecnología petrolera y política de precios; participación de Gazprom y Lukoil a la extracción petrolera en la Faja del Orinoco; rublo como moneda internacional emergente; un instituto financiero binacional e investigación científica y espacial. Tal vez dio un paso hacia delante también la propuesta de Teherán de creación de una OPEP del gas.

Por doquier se ha hecho hincapié en la cuestión militar y las fantasmales “bases” rusas. Venezuela posee la mayor reserva de hidrocarburos del planeta, y una población de 27 millones de habitantes.

Tiene una frontera común con Colombia, que asigna casi el 6% del presupuesto a los gastos militares y dispone de un ejército que cuenta con casi medio millón de soldados. ¿Medio millón contra 15 mil guerrilleros de las FARC? Vaya, un poco de seriedad. Por último: el Pentágono ha regresado la IV Flota al mar.

¿Qué debería hacer Caracas? ¿Conformarse con los aplausos “occidentales” y recibir elogios platónicos mientras que… intentan saquear sus recursos? El Brasil de Lula anunció que Francia participará a la construcción de un submarino nuclear: sus mares y sus reservas de petróleo tienen que seguir siendo inviolables.

Venezuela continuará a potenciar su aviación con los Suhkoys, y en el futuro podrá dotar de submarinos a su marina militar, sobre todo si Estados Unidos traslada a Colombia la base militar que Correa ha desalojado de Manta.

La casta petrolera, que se ha adueñado del poder público en Estados Unidos, sigue reaccionando agitando el hacha de guerra y agarrando el cuero cabelludo a enemigos excelentes, pero todos los demás vecinos del difunto "orden unipolar" responden con una gama de iniciativas, capaz de combinar múltiples factores, de orden diferente, que pesan cada vez más en el tablero internacional.

(Traducción de Clara Ferri)

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