5297 DOPO I CONGRESSI DI LUGLIO. COSTITUENTE DI SINISTRA ANCOR PIU’ NECESSARIA

20080726 12:04:00 redazione-IT

di Gianni Zagato

Bisognerà mettersi a fare un bilancio dei congressi dei partiti della sinistra italiana, svolti a luglio. Un bilancio serio e severo, dati questi esiti. Riflettere, ragionarci sopra e a fondo, con quella capacità che dobbiamo sempre avere di dire le cose con il loro giusto nome, in maniera netta, e insieme senza smarrire la pazienza per la tessitura di quel filo che può apparire oggi esile, indebolito, ma l’unico in grado di farci tutti uscire dall’angolo in cui siamo. E’ il filo di ciò che abbiamo chiamato la costituente della sinistra nel nostro paese. Non sempre la realtà ci mette a disposizione un campionario di alternative, tra le quali scegliere. E oggi, di alternative chiare ce ne sono due e due sole. Gestire ciò che esiste, ciò che rimane e – pensando addirittura di ricominciare – mettersi invece nel solco della declinante scia del passato che non torna.

Il tempo di durata di questa scia e della polvere di stelle cha lascia dietro sé può non essere neanche breve. Spesso dimentichiamo i dati della storia e invece non dovremmo mai farlo. Quanti sono, in Europa, i partiti della sinistra e della migliore tradizione del movimento operaio che funghiscono da decenni senza che nulla più si sappia della politica di cui sono portatori, né delle lotte e dei conflitti sociali – tanto meno della cultura di governo – che riescono a mettere in atto le loro organizzazioni ormai residuali? Quand’ è questa la strada che si sceglie, o che non si è capaci di evitare, è la politica in quanto tale che si spegne e a poco a poco sparisce, finendo per lasciare sul campo di battaglia dei congressi sempre più interni, l’unica contesa possibile, quella per la leadership. C’è da chiedersi se questo sia anche l’approdo che segnerà d’ora in avanti una parte importante della sinistra in Italia. E’ questa – a vedere le cose a tre mesi dalla disfatta elettorale – la prima seria domanda che ora dobbiamo porci. Resta il fatto che avvertiamo come troppo grande e purtroppo nel tempo crescente la sproporzione tra il dato di quella disfatta e la complessiva capacità, almeno fin qui, di far partire una risposta di prospettiva, strategica. Questo è un fatto, un fatto da cui non possiamo non partire se vogliamo compiere una riflessione vera su questo luglio di congressi a sinistra. Ed è un fatto che ci deve spingere a mettere in campo qualcosa di nuovo, dentro la direzione di marcia che stiamo cercando di darci e che a Chianciano, un mese fa, ha prodotto la proposta di una costituente della sinistra italiana. E’ questa l’altra e unica vera alternativa. Dire costituente della sinistra significa mettere mano ad un disegno strategico entro cui pensare il destino di questo paese. Come costruire opposizione alla destra che un disegno strategico – il rapido e profondo cambiamento dei connotati costituzionali e sociali dell’Italia – ce l’ha, oggi più chiaro e determinato rispetto alle precedenti esperienze di governo dal ’94 in poi. Come costruire alleanze nel campo, da ristrutturare, dell’intero centrosinistra. Sono importanti, per carità, le elezioni europee del prossimo anno come lo sarà la legge elettorale con relativa soglia di sbarramento che le accompagnerà. Ma non è meno importante la partita che si gioca sul campo delle elezioni amministrative, per la qualità del rapporto che dovremo costruire dentro il centrosinistra, a cominciare da quello con il partito democratico, un rapporto al tempo stesso necessario e difficile se guardiamo ai problemi veri del nostro territorio, della qualità urbana, della questione morale che investe tante amministrazioni. Come, soprattutto per noi, costruire una sinistra credibile nell’Italia di oggi e di domani. Compito difficilissimo, dobbiamo saperlo. L’esercizio organizzativo dentro questa impresa, viene dopo, come abbiamo visto – e vissuto – dall’esperienza dei Democratici di Sinistra e dal modo come si è conclusa. Non c’è nessuna riorganizzazione del campo che abbia successo senza che essa si fondi prima di tutto nell’avere come guida il baricentro di una cultura politica, nell’affinare categorie conoscitive e interpretative del mondo d’oggi, nel compiere alla radice una lettura aggiornata di che cosa sia il proprio paese, nel costruire un progetto culturale, sociale e politico in grado di contrastarne il declino, nella costruzione tenace e paziente non solo di nuove alleanze ma anche di nuove classi dirigenti, centrali e territoriali. Se è vero questo, dobbiamo allora avere la giusta percezione del cambiamento che è necessario mettere in atto, in ogni aspetto del nostro agire politico, e soprattutto della nozione del tempo richiesto. Ci deve guidare una nozione del tempo politico che non sfumi tutto in un domani indistinto e neppure però in qualcosa che o si realizza secondo i nostri giri di orologio qui ed ora oppure, niente. La costituente di sinistra non può essere prima di tutto una data all’appuntamento della quale si arriva con un definito contenitore entro cui porre – dopo, quando e come sarà – una politica. Questo non è precisamente l’errore di fondo compiuto dai Democratici di Sinistra e dalla Margherita nel dar vita al Partito Democratico, un partito che quel dopo – cioè la qualità di una politica – non ha ancora saputo trovarlo, né forse lo troverà mai? Ecco perché allora questo tratto processuale della nostra proposta politica riguarda i partiti della sinistra, dai socialisti a Rifondazione, ma non si esaurisce in loro. Se è vero che esiste ancora, in Italia, uno spazio politico e dunque una prospettiva reale, difficile ma reale, della sinistra è vero anche che questo spazio non può coincidere soltanto con la percentuale del tre virgola uno. Se sta tutta e solo dentro quel perimetro la costituente non prenderà il largo. Lo sapevamo bene prima dei congressi politici, oggi ci è ancora più chiaro. Dobbiamo lavorare a fondo dentro la dialettica dei partiti attuali e, insieme, per così dire, scartare un po’ di lato. Guardare subito a quello spazio che certo è politico ma si pone fuori e non sempre vicino ai partiti e guardarvi come ad uno spazio che non si debba inglobare solo dopo che la principale equazione politica – quella dei partiti così come oggi sono – sia stata risolta da un accordo o da un compromesso, magari a ridosso – l’abbiamo già fatto recentemente, no? – di una qualche scadenza elettorale. Questo qualcosa di nuovo tocca a noi ora farlo. Può essere la risposta, non antagonista ma avanzata, capace di riaprire una prospettiva, a questo luglio di congressi che dobbiamo sì analizzare a fondo ma che, a prima vista, non ci piace.

del Coordinamento Nazionale

 

 

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