5359 Guerra in Afghanistan: Gli Usa e il conflitto dimenticato. A luglio uccisi più soldati che in Irak

20080807 19:00:00 redazione-IT

di Marco Filippetti

Afghanistan, bambini su carro armato, foto interna
L’ennesima bara a stelle e strisce atterrerà in terra americana nei prossimi giorni. Provenienza; Afghanistan. L’ultimo soldato Usa è morto lunedì a Farah ma solo giovedì è stato comunicato dalle autorità del decesso.

Fino qui niente di nuovo. Ma il dato preoccupante è che nel mese di luglio per la prima volta i soldati Usa uccisi in Afghanistan sono più numerosi di quelli della guerra in Iraq. I talebani stanno concentrando le loro forze nel confine pakistano per organizzare la controffensiva e il conflitto sta diventando sempre più aspro e violento.

Dal 2001 i soldati americani morti tra le montagne dello stato orientale sono 568, (oltre ai 114 inglesi, 88 canadesi, 26 tedeschi, 23 spagnoli, 16 olandesi e 12 italiani) ma nell’ultimo anno c’è stato un aumento dei decessi.

Durante i primi tre anni di guerra, circa due terzi di tutte le vittime americane sono morte per fatti accidentali e contingenti alle azioni di guerra, come "fuoco amico", incidenti aerei o terrestri. Ma dal 2005 in poi c’è stato un’inversione di tendenza. Circa il 70% delle vittime americane in Afghanistan si è verificato in combattimento. Nel 2007 sono stati uccisi 111 soldati, il più alto numero dall’inizio delle ostilità. E quest’anno andrà peggio. Finora le vittime sono 91: una notevole accelerazione considerando che stiamo ad agosto. E il numero è destinato a salire. Almeno 78 dei caduti del 2008 sono venuti in combattimento a differenza dei 50 uccisi nello stesso modo nel corso dello stesso periodo del 2007.

Sul fronte della coalizione anti-talebana il maggior numero di decessi si registra nelle file dell’esercito regolare afghano. Il Ministero della Difesa di Kabul ha dichiarato ultimamente che circa 600 soldati afghani sono stati uccisi dal marzo 2005 al marzo 2008. Il Ministero degli Interni inoltre, ha affermato che 119 agenti di polizia sono stati uccisi dal marzo 2007 al marzo 2008.

I militari Usa di stanza in Afghanistan la chiamano "the forgotten War", la guerra dimenticata, perché nelle cronache americane viene riportato semplicemente lo "score" del numero dei morti della missione "Enduring Freedom", dimenticando che quotidianamente avvengono scontri armati contro i talebani. È di giovedì la notizia che centinaia di soldati francesi sono stati dispiegati nella provincia di Uruzgan, nel sud del paese, considerata un bastione dei talebani. Altro sintomo del cambio di clima è lo spostamento degli italiani da Kabul ad Herat, altra zona considerata a rischio, iniziato il primo di agosto.

Rispetto alla guerra in Iraq per diversi anni quella in Afghanistan è stata accantonata. Considerata dall’opinione pubblica americana come una delle tante notizie che quotidianamente riempiono i trafiletti laterali dei giornali. Come gli incidenti stradali o gli omicidi passionali. Sempre presente certo, ma non più come evento centrale e straordinario. "Enduring Freedom" per gli «yankee» ha un po’ perso quel carattere di "eccezionalità" avvertito invece subito dopo l’11 settembre, diventando "quasi normale" vedere aumentare il numero dei caduti provenienti da Kabul.

Anche tra la gente qualcosa sta cambiando. La signora Blaskowski, citata dal New York Times, madre di un soldato morto in Afghanistan, da quando le è arrivata la terribile notizia sta cercando di far ritornare alle cronache le vicende afghane. Con un certo successo, visto che i candidati presidenti alla Casa Bianca, Barak Obama e Jhon McCain hanno ricordato il suo esempio, pur proclamando la necessità di uscire vincitori dal conflitto afghano. «Bisogna farla finita con questo atteggiamento cinico dei media – ha detto la signora Blaskowski – Dobbiamo ritornare a considerare quei soldati come umani». Continua la signora: «Non sono solo dei numeri sulla carta stampata. Sono degli esseri umani».

Il prossimo presidente Usa dovrà fare i conti con questa guerra "dimenticata" e con l’aumento della percezione dei cittadini americani su l’inasprimento del conflitto. Lo scorso 20 luglio nella visita ufficiale in Afghanistan, il candidato democratico alla Casa Bianca ha ricordato l’importanza strategica dell’impegno militare statunitense. Dopo il suo incontro con il presidente Karzai, Barack Obama ha detto che a suo giudizio, l’Afghanistan è il vero fronte della lotta al terrorismo. «La situazione in Afghanistan è precaria, dunque è urgente agire» per affrontare la minaccia dei talebani e di Al Qaida che si nascondono ai confini con il Pakistan, ha detto. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, devono adottare «un approccio regionale per risolvere il problema», confermando la validità della strategia seguita finora dal Pentagono, ma invitandolo a «intensificare le azioni militari, focalizzando l’attenzione sulle zone chiave in questa area» molto fragile e destabilizzata. «Ci sono ancora molti problemi in Afghanistan», ha ribadito Obama, sottolineando come questa sia una guerra che non è possibile perdere. «Non credo ci saranno stravolgimenti nella strategia» ma è necessario «coinvolgere il governo pachistano». Anche John McCain, in linea con la teoria conservatrici americana, è favorevole ad un rafforzamento dell’impegno Usa nel paese orentale.

Al di la del futuro politico del Paese, o di chi sarà il prossimo presidente Usa, il presente per i civili afghani è sempre più duro. Quotidianamente muoiono decine di persone sotto il fuoco Nato o a causa degli attentati dei talebani. Migliaia sono le vittime civili dall’inizio della guerra nel 2001 ad oggi. Quello che è sicuro è che da questa guerra non ne guadagneranno né la signora Blaskowski né i civili afghan.

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EmiNews 2008

 

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