5357 RIFUGIATI: Puglia, Tar boccia il regolamento Dublino II

20080807 18:49:00 redazione-IT

Bloccato il trasferimento di un richiedente asilo politico afgano in Grecia, non è un paese sicuro. Il giudice ha accolto le preoccupazioni dell’Alto commissariato. Importante precedente. Sentenze simili in Norvegia, Svezia e Germania

ROMA – Per la prima volta in Italia una sentenza del Tar ha annullato il trasferimento in Grecia, ai sensi del Regolamento Dublino II, di un richiedente asilo politico. La terza sezione del Tribunale amministrativo regionale per la Puglia, a Lecce, ha infatti accolto il ricorso 656/2008 presentato dal cittadino afgano Mohamadi Jan, difeso dall"avvocato D’Antonio Marco, in quanto la Grecia non è può considerarsi un paese sicuro. La sentenza è stata depositata lo scorso 24 giugno 2008 e rappresenta un importante precedente. Mohamadi era entrato in Italia dopo essere transitato per la Grecia.

In questi casi il Regolamento Dublino II prevede che lo Stato competente per la domanda d’asilo sia il primo Stato europeo dove il richiedente faccia ingresso. Tuttavia, si legge nella sentenza, "l’amministrazione non ha tenuto in alcuna considerazione la posizione espressa dall’Unhcr sul rinvio dei richiedenti asilo verso la Grecia”. L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati infatti, aveva preso una chiara posizione contro i trasferimenti Dublino in Grecia lo scorso 15 aprile 2008, ritenendo la Grecia un paese non sicuro per i rifugiati.

In quel documento l’Unhcr aveva espresso la propria preoccupazione per le difficoltà che i richiedenti asilo incontrano in Grecia nell’accesso e nel godimento di una protezione effettiva, in linea con gli standards internazionali ed europei, raccomandando espressamente i Governi di non rinviare in Grecia i richiedenti asilo in applicazione del regolamento Dublino fino ad ulteriore avviso. L’Unhcr raccomandava invece l’applicazione dell’articolo 3 comma 2 del regolamento Dublino, che permette agli Stati di esaminare una richiesta di asilo anche quando questo esame non sarebbe di propria competenza. Nei mesi passati, paesi come la Norvegia, la Svezia e la Germania hanno sospeso l’applicazione del regolamento Dublino II alla Grecia, in base alle stesse preoccupazione e non ritenendo la Grecia un paese sicuro. Nel 2007 la Grecia ha ricevuto circa 25.000 richieste d’asilo. Ma il tasso di riconoscimento dello status di rifugiato è stato dello 0,3%.

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Pestato dalla polizia in Grecia, rifugiato afgano rischia di tornare ad Atene

Preso a manganellate da un poliziotto sull’isola di Simi a febbraio perché rifiutava di farsi prendere le impronte ora si trova nel Cara di Bari Palese. In Grecia il tasso di riconoscimento dei rifugiati tra i più bassi del mondo
Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari Palese. Un rifugiato afgano mostra la foto indicando suo fratello combattente nell’esercito dei taliban

BARI – La foto è un po’ sbiadita, ma si distinguono chiaramente quattro uomini e il vecchio carro armato. S. indica con l’indice suo fratello. Combatteva nell’esercito dei taliban. Per questo l’hanno ammazzato, dice. S. è nato e cresciuto nella città di Jalalabad, in Afghanistan. Parla pashtun, ha da poco compiuto 20 anni. Da tre anni è in esilio. Oggi si trova al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Bari. Il passato del fratello maggiore ha condannato tutta la famiglia. S. dice di non avere più nessuno. Si rimbocca i pantaloni fino a farmi vedere una brutta cicatrice larga otto centimetri, sulla gamba destra, sopra il ginocchio. È una scheggia della bomba con cui hanno fatto saltare la casa, dice. Sotto il ginocchio ci sono altre cicatrici. Macchie marroni, su entrambe le caviglie e le tibie. Souvenir della Grecia. Indicano i punti dove il manganello ha colpito con più forza. È successo lo scorso febbraio, sull’isola greca di Simi, nel mar Egeo.

L’esilio di S. è iniziato in Pakistan, poi in Iran. Finché anche lui ha scelto la via per l’Europa, attraversando Turchia e Grecia, per poi arrivare in Italia. Dalla Turchia si è imbarcato a Marmaris con altre 70 persone. Nella piccola isola greca non ci sono centri di prima accoglienza. Così il gruppo è stato tenuto in una stanza del commissariato di polizia. "Non ci hanno dato niente da mangiare né da bere, per i tre giorni che siamo rimasti”, racconta S. a sei mesi di distanza. E aggiunge: “Quando chiedevamo da mangiare, ci dicevano di mangiare il loro pene”. Poi gli agenti hanno iniziato a prendere le impronte digitali. S. ha rifiutato. Non voleva rimanere in Grecia, altri afgani gli avevano detto di non farsi prendere le impronte. È allora – dice – che un agente ha iniziato a picchiarlo ripetutamente, con il manganello, sulle gambe. La sua storia è confermata dalle cicatrici su tibie e malleoli.

Una volta portato ad Atene con un foglio di via, S. è riuscito a raggiungere l’Italia, nascosto su un camion. Ma sei mesi dopo quelle impronte digitali sono tornate a galla. E hanno bloccato l’iter della sua domanda d’asilo. Sul suo destino deciderà l’Unità Dublino del Ministero dell’Interno. Il regolamento Dublino II impone che la sua domanda sia presa in carico dal primo Stato Ue dove ha fatto ingresso, anche se in Grecia il tasso di riconoscimento dei rifugiati è dello 0.3%, tra i più bassi al mondo. Anche se in Grecia S. è stato picchiato da un agente. La sua è una storia come tante. Il rapporto del 2007 sulla Grecia della ong tedesca Pro Asyl, documenta decine di casi di richiedenti asilo, anche minori, torturati dalle forze di polizia greche. E grazie a quel rapporto, paesi come Norvegia, Svezia e Germania, hanno sospeso l’applicazione del Regolamento Dublino II verso la Grecia, considerato di fatto un Paese non sicuro per un richiedenti asilo.

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