5406 ABRUZZO: AL VOTO IL 30 NOVEMBRE RILANCIANDO LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI CITTADINI

20080814 15:29:00 redazione-IT

di Gianni Melilla

Man mano che passano i giorni l’incredulità e l’amarezza per il verminaio della sanità aumentano.
Dunque in questi anni in Abruzzo ci sarebbero stati tanti Mister Hyde e Dottor Jekyll sullo sfondo di una montagna di debiti sanitari alimentata innanzitutto dal malgoverno dei primi anni 2000, con una successione di ben cinque assessori alla sanità di Forza Italia della Giunta Pace.
I tanti positivi provvedimenti legislativi in materia sanitaria di questa legislatura non sono bastati a cambiare rotta. Non intendo minimamente affrontare il tema delle responsabilità penali, sempre personali e da accertare nel massimo rigore, dando per scontata la presunzione d’innocenza degli indagati. Mi preme sottolineare la massima fiducia nell’opera della Magistratura e il rispetto per il suo lavoro.

Da anni la Magistratura è attaccata e si cerca di limitarne l’azione con leggi ‘ad personam’ dal dubbio fondamento costituzionale come il lodo Alfano. Berlusconi in questo è in buona compagnia: il Parlamento del Camerum ha approvato una legge che assicura al capo dello Stato l’immunità per la durata del suo incarico. Nella classifica della corruzione nel mondo stilata da Transparency International, il Camerum occupa una delle prime posizioni. Rispettiamo il lavoro della Magistratura riconoscendone l’autonomia e l’indipendenza. E aspettiamo gli sviluppi di un’inchiesta complessa e delicata.
E’ invece necessario riflettere sugli effetti politici di questo terremoto e capire cosa è necessario fare per ridare piena legittimità all’Istituzione regionale.
Innanzitutto bisogna tornare al voto presto: la prima data utile è il 30 novembre, lavoriamo tutti per convergere su questa data. La destra non ha le carte in regola per gridare: “al voto, al voto”, perché quando un Tribunale della Repubblica decretò lo scioglimento del Consiglio regionale a seguito dell’annullamento delle elezioni per la candidatura illegittima di Salini, la Giunta Pace e la sua maggioranza si opposero e fecero ricorso alla Corte Costituzionale, che però giudicò del tutto costituzionale la legge con la quale fu sciolta la Regione. Presero tempo facendo passare anni, sino a che mandarono Salini al Senato. Per questo non hanno nessuna credibilità nella loro palese e strumentale indignazione, perché non sono stati coerenti.
Occorre che tutte le forze politiche che hanno persone coinvolte in questa inchiesta (AN, Forza Italia e PD) si interroghino seriamente per costruire programmi e liste di candidati che mettano la Regione al riparo da ogni ulteriore pericolo. Per la scelta del candidato presidente servono elezioni primarie di coalizione che consentano agli elettori abruzzesi del centro sinistra di decidere chi meglio interpreti un cambiamento politico e morale. L’inchiesta giudiziaria della sanità è certamente la più grave, ma ve ne sono altre in corso che coinvolgono la Regione e riguardano la formazione professionale, i trasporti, il turismo (Roccaraso), la promozione industriale, con tanti ex assessori e dirigenti regionali indagati.
La questione morale non è solo un fatto penale. La politica deve capire che non può rispondere all’indignazione popolare con sufficienza e autoreferenzialità, bollando come moralistiche le posizioni di chi ha sempre criticato l’occupazione da parte di partiti e capicorrente di ogni spazio di potere. E’ stato un errore abbassare la guardia su tante degenerazioni clientelari, perché dalla sottovalutazione nasce il fenomeno della deviazione penale. Quando i partiti sono forti e hanno una vita democratica riescono anche ad avere quegli anticorpi che prevengono le degenerazioni. Nel PCI ricordo un episodio molto istruttivo. Agli inizi degli anni ’80 fu sostituito un dirigente comunista solo perché un suo parente aveva avuto un incarico professionale da un ente pubblico. Il solo ‘dubbio’ su quella parentela spinse il PCI di Enrico Berlinguer a cambiare quel dirigente politico. Era un’esagerazione, ma era anche un chiaro messaggio politico al Partito e ai suoi amministratori.
La politica deve essere in grado di fare pedagogia, prevenzione, vigilanza sulla questione morale.
Quando i controlli di legalità sono affidati solo alla Magistratura, abdicando a ogni funzione preventiva dei partiti, allora è troppo tardi: il corto circuito provoca crisi politica, sofferenze personali, paralisi amministrativa e danni per la comunità.
Ma la responsabilità è di chi non ha operato secondo quanto recita la Costituzione: i partiti non sono proprietà dei loro dirigenti e capicorrente, ma dei cittadini. Infatti l’art. 50 della nostra Carta recita: “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Dunque dall’attuale crisi si esce solo rilanciando una nuova visione della politica e rafforzando i partiti nella loro dimensione democratica e di partecipazione popolare. Altrimenti prevarrà la deriva del personalismo plebiscitario con l’irrisione di qualunque vocazione etica della politica. Ed è quello che sta succedendo in Italia da troppi anni.
Gaetano Salvemini amava dire che il 10% dei politici è migliore dei cittadini, il 10% è peggiore e il restante 80% è uguale ai cittadini. La buona politica è quella che attinge i suoi rappresentanti da quel 10% migliore in termini di onestà, professionalità e passione ideale.

* Coordinatore regionale Sinistra Democratica Abruzzo

 

 

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EmiNews 2008

 

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