5433 Ocse: in Italia «crescita zero» Salgono i prezzi, il Paese affonda

20080821 11:06:00 redazione-IT

Veltroni: «Servono nuovi orizzonti»
Roberto Rossi

Alti prezzi e crescita piatta. In una parola stagflazione. Malattia economica di quelle dure. Perché colpisce la parte più debole della popolazione e se non la curi in tempo non ti molla e degenera. Di stagnazione e inflazione si è ammalata l’Italia. Una patologia annunciata. È da mesi che il termometro segna febbre. Ma poco si è fatto per abbassarla. Anzi, si è fatto di peggio. Si è deciso che i costi delle medicine saranno a carico del lavoro dipendente, il più colpito dal morbo.

A certificare lo stato del paziente Ocse e governo. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, mentre il prodotto interno lordo nei paesi Ocse è cresciuto dello 0,2% nel secondo trimestre del 2008, rispetto al +0,5% messo a segno nei primi tre mesi dell’anno, e su base annua l’economia è cresciuta dell’1,9%, l’Italia ha registrato, invece, crescita zero, ovvero il minimo tra tutti paesi Ocse. Addirittura a livello congiunturale il pil italiano è diminuito dello 0,3%.
Dal Tesoro, invece, è arrivato il dato sull’inflazione per i prezzi di largo consumo. Come pasta, pane e latte. La pasta nei primi sei mesi dell’anno ha fatto registrare un aumento del 30,4%, il pane e il latte, invece, sempre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, hanno avuto rincari rispettivamente del 13,2% e dell’11,8%. Un segnale molto preoccupante non imputabile solamente alla crescita delle materie prime. Come denuncia Coldiretti, sono soprattutto le distorsioni e i troppi passaggi esistenti nel percorso dei prodotti alimentari dal campo alla tavola che fanno moltiplicare i prezzi del latte, che dalla stalla allo scaffale aumenta del 241%, della pasta (+369% nella trasformazione dal grano) e del pane (+1325%). Più veloce della pasta c’è stato solo il gasolio il cui costo, sotto la spinta della crescita del petrolio, è salito del 32% circa, mentre quello della benzina del 24%.

Tra le tariffe amministrate – a parte luce e gas sollecitate dal caro-greggio (+9,2 e +9%) – da segnalare la volata dei pedaggi autostradali che hanno messo a segno un +7,7%, che l’attuale governo ha sbloccato con una discussa normativa, e quella dell’istruzione secondaria (+7,5%). Aumenti ben superiori alla media hanno riguardato più in generale tutti i trasporti (sui quali ha pesato il caro-carburanti) con un +9,2% per i trasporti urbani, un +6,2% per i traghetti e un +6,4% per i treni.
In definitiva, secondo i dati del Tesoro che esaminano l’indice dei prezzi del paniere delle famiglie e impiegati, l’inflazione italiana è al 3,8%. Il dato non è di poco conto. Alcune settimane fa proprio il governo aveva fissato l’inflazione programmata, che serve per calcolare gli aumenti contrattuali, all’1,7% per l’anno in corso e l’1,5% per quelli successivi. Per i lavoratori una vera e propria rapina legalizzata. Uno scoglio in più nella discussione tra sindacati e Confindustria per la riforma del modello contrattuale che partirà a breve e che gli industriali, per questioni fiscali, vorrebbero chiudere entro il 30 settembre.
Di stagnazione si guarisce, si era detto. Servono tempo e interventi. Servono politiche di sostegno al reddito, come ha avvertito anche da Bruxelles Joaquin Almunia. Per l’opposizione servirebbero detrazioni fiscali sul lavoro. Che non sono arrivate. È arrivato il taglio dell’Ici, che favorisce a parità di gettito i più ricchi, e la detassazione dei premi e straordinari. Che però riguarda una piccolissima platea di lavoratori con un reddito annuo di 30mila euro e che lavorano nelle grandi aziende del Nord, dove esiste il secondo livello di contrattazione.

Politiche redistributive non sono arrivate e difficilmente arriveranno. Il governo ha scelto di scaricare la crisi sul lavoro. Quello dipendente però. Perché imprese e autonomi vengono in qualche modo risparmiati e tutelati. Con una normativa mirata in pochi mesi, ad esempio, il governo ha destrutturato l’apparato creato da Vincenzo Visco per combattere l’evasione fiscale. Niente registro cliente fornitori, riformulazione degli studi di settore, innalzamento della soglia di tracciabilità dei pagamenti. In più le aziende hanno beneficiato della sanatoria sui precari spacciata come misura per risolvere il problema delle Poste. La stagflazione è dura. Per alcuni però è più dura.

Il leader del Pd Walter Veltroni attacca: «Il governo fa a pezzi il Paese». Bisogna riguadagnare la fiducia degli italiani e impedire che i destini d’Italia «siano confusi con i destini giudiziari di un solo uomo»

www.unita.it

 

 

5433-ocse-in-italia-crescita-zero-salgono-i-prezzi-il-paese-affonda

6174

EmiNews 2008

 

Views: 0

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.