5436 Tonini: «Il Pd rischia di finire come l´Unione»

20080821 11:00:00 redazione-IT

di Maria Zegarelli

«Attenzione, se continuiamo così finisce come con l´Unione». Giorgio Tonini, della Direzionale nazionale del Pd, legge con preoccupazione le roventi polemiche che a livello nazionale e locale stanno attraversando il partito. «Ci vorrebbe più pazienza», commenta dopo aver letto, tra le altre, le dichiarazioni di Cacciari e Parisi e il resoconto dei quotidiani dell´estate bollente del Pd.

Tonini, Cacciari critica il gruppo dirigente del segretario Veltroni. Dice: non sono persone autorevoli. Non c´è tregua?
«Io faccio parte del gruppo dirigente, c´è un conflitto di interessi… Ma provo ugualmente a rispondere. Sono stato tra i primi a dire dopo le elezioni che erano necessari una verifica democratica e un congresso. Sono convinto che sia necessario il prima possibile un passaggio congressuale democratico che coinvolga prima gli iscritti e poi tutti gli elettori, perché dobbiamo definire la nostra strategia di opposizione in vista di una rivincita sul centrodestra. Ma per fare un congresso e chiamare gli iscritti a dire la loro bisogna avere gli iscritti: il tesseramento è appena iniziato e non si concluderà prima della fine dell´anno».

Parisi, ma anche Cacciari, chiedono il congresso. Si anticiperà la data?
«Il congresso è previsto entro il 2009, dobbiamo decidere se tenerlo a scadenza naturale, dopo le elezioni europee, o anticipatamente. Non vedo perché, però, debba essere brandito come un´arma polemica all´interno del partito. Se c´è un elemento che vedo come un limite di questa discussione così eccitata è che sembra ci sia davvero poca pazienza. Siamo un partito nato un anno fa, che sta facendo tutto per la prima volta».

È "soltanto" lo scotto che state pagando per l´accelerazione dovuta alle elezioni?
«Probabilmente sì. Abbiamo dovuto affrontare una difficilissima battaglia elettorale, eppure il risultato ci consente di guardare con fiducia al futuro. Ci ha votato un italiano su tre, adesso spetta a noi dare una prospettiva al partito. Fino ad ora abbiamo dovuto dare struttura e regole, avviare la campagna del tesseramento. una stagione di Feste che non sono più quelle dell´Unità e della Margherita, ma del Pd. Abbiamo creato una campagna di opposizione intensa, con la raccolta di firme, che sono già più di un milione e speriamo di arrivare a cinque, ad ottobre ci sarà la grande manifestazione di protesta e di proposta, a settembre ci sarà la summer school di Cortona… ».

Molto criticata…
«Come tutte le cose nuove. Capisco che possono esserci cose che vanno bene bene e altre che vanno corrette. Capisco anche che ci siano critiche dall´esterno e dall´interno, sono normali. Ma quando sento dirigenti che hanno avuto e hanno grandi responsabilità politiche stupirsi per la difficoltà con cui si sta costruendo un partito nuovo, penso non sia degno della loro intelligenza».

Veltroni ha lanciato un appello ai gruppi parlamentari a non farsi del male. Non le sembra che sia caduto nel vuoto?
«Questo dibattito interno somiglia in maniera spaventosa a quello che c´era dentro l´Unione. C´è il rischio che Veltroni vesta i panni di Prodi, di colui che fa gli appelli all´unità inascoltato, perché continua questo malcostume tipico del centrosinistra italiano per il quale se non c´è una differenza tra di noi bisogna inventarla per costruirci su una polemica a puri fini di visibilità di gruppo, di corrente, di questa o di quella persona che deve conquistarsi un titolo di giornale».

Lei sta dicendo che il Pd rischia di finire come l´Unione?
«Dico che se non la smettiamo si creano le stesse condizioni che hanno portato alla fine del governo Prodi e alla dissoluzione all´Unione di centro sinistra. I tanti elettori delusi, amareggiati dalla prova includente del centrosinistra, hanno visto nel nascente Pd una grande speranza di una prospettiva riformista che unisse le forze attorno a un progetto per il riscatto del Paese e che facesse del dibattito interno una risorsa. Non possiamo dare l´idea di un partito che riprecipita in questo deprimente dibattito di tutti contro tutti».

Non teme possa esserci un contraccolpo durante la fase del tesseramento?
«Ancora una volta i nostri elettori si dimostrano più maturi dei loro dirigenti e le feste affollatissime, la partecipazione ai dibattiti ne sono un esempio. Il problema è che se continuiamo a dare di noi stessi questa immagine all´esterno facciamo un grande favore a Berlusconi e al centro destra. Per dare fiducia ai cittadini dobbiamo mostrare coesione e compattezza che non vuol dire smettere di confrontarci e discutere. Vuol dire farlo in maniera propositiva e costruttiva, altrimenti rischiamo di non cogliere le tante potenzialità di questa fase».

Non è guerra tra correnti?
«Le correnti sono inevitabili in un partito grande come il nostro. Se però diventano cordate verticali che cercano le ragioni della loro esistenza e della loro diversità anziché nascere attorno a proposte e idee si rischia il meccanismo degenerativo che abbiamo conosciuto nell´Unione».

www.unita.it

 

 

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EmiNews 2008

 

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