5512 CLAUDIO FAVA: L’Italia è cambiata, la sinistra deve rinnovarsi

20080905 14:19:00 redazione-IT

“Pensavamo – spiega Claudio Fava, Coordinatore nazionale di Sinistra Democratica – che firmare ‘dal notaio’ la nascita di una sinistra plurale significasse la nascita anche tra la gente di un nuovo soggetto politico. E invece si è trattato solo dell’assemblaggio di pezzi diversi. Sul palco c’era la Sinistra Arcobaleno che chiedeva un voto comune e sotto il palco alcuni partiti facevano invece campagna di tesseramento”.
Ma non è stato, spiega Fava, solo il fallimento di una ricetta elettorale, di una coalizione. La sconfitta viene da ben più lontano: “La sinistra è invecchiata, invecchiata dentro. Proprio mentre il Paese andava altrove. Non è solo la sinistra a essere vecchia, è tutta l’Italia politica.

Tanto che ha riproposto (unico Paese europeo) a dieci anni di distanza gli stessi due candidati, Prodi e Berlusconi”. E persino Fava, dice di se stesso, viene definito un “giovane” della politica e solo oggi diventa leader nazionale di un partito mentre alla stessa età negli Stati Uniti Barack Obama rischia di diventare presidente.

A dialogare con Fava c’è Paolo Bonacini, non solo direttore di Telereggio ma anche un “pezzo” di storia giornalistica e politica significativa di Reggio. Bonacini ricorda che in uno degli ultimi congressi del Pci (prima della scissione e dello scioglimento) lui e molti di quelli tra il pubblico erano per la “mozione 2″, per non buttare via il nome e il simbolo comunista.

“Trent’anni fa – gli risponde Fava, che comunista lo è stato sin da ragazzo – un terzo di questo paese votava Pci. E quell’identità è ancora profondamente dentro di noi, sopravvive forte l’idea di una nuova etica politica, l’etica dei diritti. E ridurre tutto questo oggi a una bandiera e a un simbolo è estremamente riduttivo”. Il riferimento è chiaro ed è ai comunisti italiani e a Rifondazione uscita dall’ultimo congresso. E qui l’auto-critica di Fava è quasi feroce: “Abbiamo parlato in ogni comizio di lotta di classe. Ma senza sapere a quale classe parlavamo, senza renderci conto che oggi il disagio è inter-classista. Questa ‘classe’ comprende giovani con due lauree, ricercatori 40enni condannati allo stesso stipendio a vita anche ora che hanno moglie e figli, e insieme operai. Se loro non si riconoscono nella parola ‘classe’, che senso ha avuto usarla?”
“Non è solo di protesta il voto alla Lega – aggiunge Fava – è un voto per alcune cose di minimo vantaggio quotidiano che i leghisti propongono. E la sinistra ha contribuito a far precipitare verso il basso il senso comune del Paese. E’ successo che a Napoli i penultimi si sono messi a combattere contro gli ultimi (i rom) e lo Stato ha delegato alla camorra le funzioni di ordine pubblico. Il problema non è più solo Berlusconi e i suoi conflitti d’interesse, il problema è che se si votasse oggi per un referendum sulla pena di morte l’80% degli italiani sarebbe favorevole. Allora le categorie della sinistra, le vecchie categorie sono confortanti ma anche inutili. Perché molti non sanno a che classe appartengono, ma conoscono bene come è fatto il proprio disagio materiale e immateriale”.

Accanto a Claudio Fava c’è Franco Ferretti, vicesindaco di Sinistra Democratica che nei prossimi mesi si troverà ad affrontare una nuova coalizione con il Pd o a subire l’esclusione da parte di un Pd che si sente auto-sufficiente per vincere le amministrative a Reggio.
Per Claudio Fava questo “è un tempo di chiarezza, una fase di verità per i vari pezzi della sinistra. Ma quei pezzi che pensano sostanzialmente alla fase che si apre come a una fase di opposizione, di attesa, affermano alla fine la marginalità della sinistra rispetto ai processi politici e si ritroveranno senza far nulla un’Italia cambiata, a cominciare dalla Costituzione. E’ una strategia perdente, anche rispetto alla legge elettorale, anche rispetto alle piccole alleanze elettorali a livello locale”.

I problemi del Pd, l’incapacità di Veltroni a gestire il conflitto (esterno ed interno al Pd), l’impossibilità di mettere insieme la sinistra sociale e l’Udc, di allearsi come vorrebbe Fassino in Veneto con la Lega e in Sicilia con l’Udc di Cuffaro, gli errori del governo Prodi, l’opposizione “tecnica” fatta in questi mesi solo da Istat e tribunali amministrativi (e un po’ da Famiglia cristiana), il falso dialogo istituzionale che riporta nel baratro della vecchia bicamerale. Claudio Fava snocciola i fatti della crisi italiana uno a uno: una crisi dalla quale alla fine non si vede come uscire. Tanto più se “tra 20 anni la sinistra europea come la conosciamo oggi non esisterà più, non esisteranno più i socialdemocratici in Germania e i laburisti in Gran Bretagna”.

E allora? “Allora la sinistra deve guardare al di là delle proprie categorie, tornare a incuriosirsi e a cercare di capire come è cambiata l’Italia. Guardate cosa succede in America Latina – dice Fava – altro che Europa: quello è un vero laboratorio ideale. Non c’è solo Chavez in America Latina: c’è il presidente paraguayano Fernando Lugo ex vescovo cattolico che adesso guida il paese con un programma politico radicale e ha sconfitto il partito ‘colorado’ al potere da sempre”.
Un richiamo a una realtà lontana (ma oggi cosa definiamo lontano e cosa è vicino?) e a una democrazia giovanissima.

 

 

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EmiNews 2008

 

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