5495 DEBITO: L'argentina pareggia i conti, 6,7 miliardi al Club di Parigi

20080904 11:02:00 redazione-IT

-Chavez alza i tassi, la Kirchner sblocca la situazione. -L’8% all’Italia. Per i 200mila investitori se ne riparla nel 2011
– L’argentina pareggia i conti, 6,7 miliardi al Club di Parigi
– Oscar Piovesan, Ansa: "Un tentativo di recuperare credibilità dei finanziamenti e degli investimenti"

Buenos Aires – Arriva dalla Casa Rosada l’annuncio della decisione che pone fine ad una controversia internazionale che si trascina dal 2001. Il presidente argentino, Kristina Fernandéz, ha dichiarato di voler rimborsare i 6,7 miliardi di dollari di debito al Club di Parigi – la formazione dei sei stati creditori dell’Argentina. Tra questi c’è anche l’Italia, alla quale spetterebbe l’otto per cento della cifra – pari a circa 900 milioni di dollari – come era già stato ricordato dal presidente del Consiglio italiano alla Kirchner in occasione del Congresso della FAO. Negli ultimi mesi la pressione degli oppositori si è fatta sempre più pesante, e ha costretto la presidente a scegliere una via precisa per porre la parola fine sul contenzioso.

A causa del mancato saldo del debito internazionale era impedito all’Argentina di ricorrere a finanziamenti esterni. Per questo motivo, da due anni a questa parte, il paese sud americano si trova a dover far ricorso ai prestiti del governo di Chavez, per un ammontare che, ad oggi, tocca i 5 miliardi di dollari. E’ andato tutto liscio fino alla svolta di venti giorni fa, quando il Venezuela ha iniziato a pretendere il 15% d’interesse sul finanziamento. Un prezzo giudicato troppo alto dall’amministrazione della Fernandéz, che ha così deciso di sbloccare la situazione di stallo con i paesi creditori. Già nel 2005 Ernesto Kirchner aveva pareggiato i conti con il Fondo monetario internazionale (Fmi), istituzione alla quale Buenos Aires dovrebbe rendere conto in qualità vigilante sugli accordi che passano per il Club di Parigi. Un intervento "super partes" che si è evitato grazie al pagamento del debito cash e non tramite quote. Scelta possibile anche grazie alle grandi possibilità della Banca Centrale che ha attualmente in ceconomia.jpgassa 47,2 miliardi di dollari. Cifra che rispecchia l’andamento positivo del paese, "al quinto anno di crescita del PIL a ritmi cinesi", commenta Oscar Piovesan, corrispondente Ansa da Buenos Aires. In pratica il debito viene azzerato in un’unica soluzione, infatti 4,7 miliardi erano in default dal 2001 mentre 2 miliardi non erano ancora arrivati a scadenza. La speranza del Governo, sotto questo punto di vista, è che gli interessi che un paese straniero potrà vantare sull’Argentina, vengano drasticamente diminuiti. Sia che si tratti di finanziamenti per infrastrutture, sia che si parli di accesso al credito da parte di privati. Nel primo caso, per esempio, l’Argentina da tempo progetta la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità, dal costo approssimativo di 4,3 miliardi di dollari. Il treno sarà di stampo francese, del costruttore Alstom, e il progetto sarà finanziato dalla Societè Générale – per 16 anni al 4,6%. Con la cancellazione del debito l’Argentina spera di ottenere un finanziamento a un interesse migliore.

La decisione della firma del decreto, avvenuta in gran silenzio – solo pochi ministri sapevano dell’intenzione della presidente -, è soprattutto "un tentativo di recuperare credibilità dei finanziamenti e degli investimenti", riassume Piovesan. Una decisione che prende in contropiede "la consorteria dei mercati internazionali", che fino a non molto tempo fa avevano ventilato l’ipotesi (assurda) di un nuovo default argentino. Una posizione a dir poco insensata visto che l’Argentina, nonostante sembri ridiscendere la china, dopo il declassamento del rating e il rischio paese vicino ai 700 punti base, ha tutti i conti a posto. Infatti, oltre alle già citate riserve bancarie, il debito pubblico del paese rappresenta "solo e poco più del 50% del PIL", si pensi che quello italiano supera il 100%.

eurocrash.jpgNonostante l’Argentina abbia estinto il debito estero, esclusi 14 miliardi con la Banca Mondiale, resta il problema "molto sentito in Italia" degli holdout, cioè i possessori di obbligazioni rimasti coinvolti nella "morosità" del 2001 che hanno rifiutato l’adesione allo scambio del 2005, accettando un taglio del capitale del 70%. In Italia sono rimasti coinvolti circa 200mila investitori, che dovranno, però, abbandonare ogni speranza di rivedere i tutti i loro soldi. Infatti la questione "verrà ripresa in mano solo dopo il 2011", secondo quanto si legge sui giornali argentini di oggi, per giunta dal Parlamento. Gli italiani, a questo punto, dovrebbero rivalersi sulle banche che hanno venduto loro delle obbligazioni destinate alle istituzioni – e non a privati.

Alberto Brambilla | News ITALIA PRESS / Eminotizie

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EmiNews 2008

 

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