5531 Il mesto ammainabandiera del liberismo capitalista

20080909 09:26:00 redazione-IT

di Roberto Marchesi Dallas, Texas

Il 9 novembre 1989 venne abbattuto il muro di Berlino, e quella data segno’ la definitiva sconfitta dell’impero Sovietico e dell’ideologia comunista come modello sociale.
Oggi 7 settembre 2008 e’ il liberismo capitalista mondiale, di cui gli Stati Uniti sono da un secolo almeno gelosissimi custodi e alfieri, a crollare come ideologia.
Questa svolta storica avviene in modo molto meno drammatico e plateale, ma e’ sostanzialmente di pari importanza per quanto concerne le ideologie che governano le fasi storiche dell’umanita’.

Cosi’ come l’ideologia dello statalismo, affidata nel secolo scorso ai Soviet della Russia e dei suoi satelliti, dovette dichiarare fallimento, superata allora dalla manifesta superiorita’ economica del liberismo capitalista, la decisione presa oggi dal governo americano, con il supporto della Federal Reserve, di mettere direttamente sotto la protezione dello Stato (sostanzialmente e’ una nazionalizzazione) Fannie Mae e Freddie Mac, le due maggiori banche statunitensi che gestiscono i mutui delle case, segna definitivamente la fine dell’ideologia che indicava nel liberismo capitalista la strada che avrebbe dovuto consentire alle economie di crescere indefinitamente e alle societa’ di svilupparsi offrendo ricchezza e liberta’ ad una fetta sempre piu’ ampia della popolazione.

Il governo americano, guidato per otto anni da quel Bush che davvero non ne ha indovinata una buona, e che per sette anni in campo economico ha testardamente sostenuto che tutto si potesse risolvere da solo semplicemente abbassando il carico fiscale, si e’ trovato nell’ottavo anno alla resa dei conti, e i conti dicono che ha fallito. Fallito tutto. Fallito in modo irreversibile.

Ce l’ha messa davvero tutta, lui, per dimostrare la sua sincera fede nel liberismo e la sua tenacia nel non lasciarsi deviare nelle sue convinzioni da nessuno. Ma quest’anno, dopo i continui rovesci dell’economia, a cui lui non ha saputo in alcun modo mettere rimedio, non ha potuto far altro che vestire in pieno i panni dell’anatra zoppa, ovvero di un presidente senza poteri.

Naturalmente sulla carta i poteri ce li ha ancora tutti, ma ormai non lo ascolta piu’ nessuno. L’attuale decisione di mettere le due mega-banche sotto la protezione dello Stato certamente non e’ partita da lui, ma cos’altro poteva fare a questo punto l’amministrazione repubblicana americana? Tra circa due mesi ci saranno le elezioni presidenziali in USA, e le due banche, trascinate in basso dalla crisi dei mutui, cioe’ proprio l’unico settore in cui operano, rischiavano la bancarotta proprio nei giorni delle elezioni, determinando un onda di pubblicita’ negativa che avrebbe significato sconfitta sicura per i repubblicani. Ma questo sarebbe stato persino l’effetto meno importante, perche’ quel fallimento avrebbe provocato per reazione un terremoto finanziario pari alla crisi del 1929.

Allora che fare?

Semplice! Hanno deciso di fare quello che fanno tutti i governi quando non sanno piu’ cosa fare per sanare una situazione che non si sana da sola: intervengono direttamente a coprire i buchi con i soldi dello Stato (ovvero cio’ che la filosofia liberista espressamente vieta).

Oggi il governo americano finanzia con 100 miliardi di dollari a testa ciascuna delle due banche al fine di ricapitalizzarle (e’ di circa 1400 miliardi il capitale amministrato dalle due compagnie) ed evitare quindi che l’insufficiente ratios tra capitale sociale e capitale amministrato costringesse gli amministratori a dichiarare fallimento (come e’ successo recentemente ad altre banche). Ma naturalmente se la crisi del settore immobiliare USA continuera’ (come e’ largamente prevedibile) per altri mesi ancora, altro denaro sara’ necessario a mantenere in vita i due colossi dei mutui, che coprono da soli circa la meta’ di tutti i mutui concessi negli USA. Chi si e’ preso quei 200 miliardi di dollari che ora il governo deve ripianare?

A inizio estate di quest’anno il governa USA aveva distribuito a pioggia circa 100 miliardi di dollari, suddiviso in assegni da 300 fino a 1200 dollari a famiglia, per rilanciare i consumi e sostenere l’economia che scivolava verso la recessione. Anche in quel caso il governo ha fatto un aiuto di Stato che e’ andato a gravare sul bilancio statale, ma almeno in quell’occasione i cittadini hanno visto un check e lo hanno potuto spendere in proprio.

Stavolta, come in dozzine di altre occasioni, lo Stato spende il doppio (200 miliardi) ma il cittadino non vede niente, neanche un centesimo, eppure tocchera’ a lui rimborsare quei miliardi.

Pero’ come e’ noto mica tutti pagano le tasse. Non sono solo i poveri a non pagarle, spesso non le pagano neppure i ricchi (perche’ conoscono un infinita’ di trucchi per aggirarle e non pagarle).

E solo di pochi giorni fa una manovra pressoche’ analoga compiuta dal governo italiano guidato da Berlusconi, che ha avviato il salvataggio di Alitalia facendo pagare i conti allo Stato.

Una dopo l’altra le roccaforti del liberismo capitalista crollano sotto il peso delle incapacita’ e complicita’ dei loro amministratori e delle furbizie dei loro amministrati.

E’ finita un epoca. E’ giunta l’ora di chiudere anche questo capitolo storico, metterlo in soffitta definitivamente, proprio come si e’ fatto col comunismo, e avviare politiche economiche piu’ moderne, piu’ serie e soprattutto piu’ eque verso la cittadinanza. Non e’ piu’ possibile tollerare sistemi economici che, con la protezione del governo e del parlamento, consentono a pochi di arricchire spropositatamente finche’ le cose vanno bene, e poi lasciano voragini a carico dello Stato quando le cose cominciano ad andare storte (con la completa connivenza dei governanti).

Questa puo’ essere ancora democrazia, nella forma, ma non e’ gia’ piu’ civilta’ nella sostanza.

Anche in Italia. Altro che federalismo fiscale, che potrebbe persino peggiorare le cose. Nessun federalismo fiscale (che negli USA c’e’ gia’) puo’ proteggere il cittadino della classe medio-bassa (quella che paga le tasse) dalle sanguisughe che si arricchiscono alle loro spalle e poi spariscono quando arriva il conto da pagare.

Questa e’ la prima riforma da fare! Necessaria ed urgente.

Sara’ solo un mix ben dosato ed equilibrato di liberismo e di socialismo che potra’ dare risultati utili per tutti e senza eccessi per nessuno.

E saranno solo governi seri e composti da gente capace e onesta che lo potranno fare.

Roberto Marchesi Dallas, Texas | News ITALIA PRESS / Eminotizie

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EmiNews 2008

 

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