5541 IMMIGRAZIONE: Caritas: ''Carceri sovraffollate? Servono canali più ampi di ingresso regolare''

20080910 13:10:00 redazione-IT

Oliviero Forti, responsabile del settore Immigrazione, esprime dubbi sul piano del ministro della Giustizia Alfano: ”C’è un approccio emergenziale e l’espulsione non può essere la panacea di tutti mali”
Don Nozza: ”Italia invasa dagli immigrati irregolari? E’ la solita bugia”

ROMA – Aprire canali di ingresso regolare in Italia più ampi e garantire meccanismi più efficaci per ottenere e mantenere la situazione di regolarità. Così Oliviero Forti, responsabile del settore Immigrazione della Caritas Italiana, riassume la ricetta dell’organismo pastorale della Cei a proposito del sovraffollamento delle carceri italiane e soprattutto della forte presenza di immigrati. “Se si considera che gli stranieri rappresentano il 37% dell’intera popolazione carceraria e il 6% della popolazione residente in Italia, si comprende che esiste un problema reale – spiega Forti.

– Ma riguarda soprattutto gli immigrati irregolari, perché chi ha un permesso di soggiorno sta molto attento a non perderlo”. E a questo va aggiunto che molti degli stranieri in carcere sono colpevoli di aver violato la legge Bossi Fini, e quindi di non essere in regola con il permesso di soggiorno – . Basti pensare agli immigrati irregolari che, una volta usciti dai Centri di permanenza temporanea, vengono di nuovo intercettati sul territorio italiano.

Ma anche il piano proposto in questi giorni dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di rispedire nei Paesi di origine gli oltre 3 mila detenuti stranieri che devono ancora scontare una pena non superiore a due anni, per il responsabile immigrazione della Caritas presenta non pochi problemi. “L’espulsione nei fatti è molto complicata: – afferma – non solo perché i loro Paesi di origine non sono d’accordo, ma anche perché è difficile attuarla quando manca la volontarietà delle persone interessate”. E allora la misura del governo non può certo essere “una panacea di tutti i mali”, il provvedimento “in grado di risolvere tute le situazioni”. “C’è un approccio emergenziale” prosegue Oliviero Forti, che bolla la misura annunciata come uno “strumento di corto respiro”. Dunque, conclude Forti, “comprendiamo che la difficoltà esiste, ma la nostra idea, che abbiamo più volte espresso, è quella di pensare a provvedimenti di lungo periodo:come a una normativa che apra più seriamente canali di ingresso regolare nel nostro Paese”. (ap)

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Don Nozza: ”Italia invasa dagli immigrati irregolari? E’ la solita bugia”

È una rappresentazione triste quella che emerge dall’editoriale di apertura del numero di settembre di Italia Caritas. Il direttore descrive un Paese vittima del ”falso allarme sicurezza”

ROMA – È una rappresentazione triste del nostro Paese quella che emerge nell’editoriale di apertura del numero di settembre di Italia Caritas, firmato dal direttore della Caritas Italiana don Vittorio Nozza. Mentre il candidato presidente degli Stati Uniti Barak Obama invita ad abbattere tutti i muri che dividono i popoli e le razze – scrive Nozza – qui da noi “siamo impegnati a ergere il patetico muro di Lampedusa”. Si tratta della “solita bugia che il territorio nazionale sia minacciato da un’invasione di clandestini, tale da richiedere la proclamazione dello stato di emergenza”. Mentre per il direttore della Caritas la vera emergenza scatterebbe se i lavoratori immigrati senza permesso di soggiorno abbandonassero di punto in bianco le nostre famiglie e le nostre imprese.

La “logica vorrebbe che, come antidoto ai flussi migratori incontrollati, venissero promosse nuove procedure di immigrazione regolare”, prosegue Nozza. E invece non è questo che si vuole: gli stranieri continueranno ad arrivare con i visti turistici e a lavorare in nero “e nel frattempo resteranno le estenuanti pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno”, mentre “i regolari che perdono il lavoro verranno lasciati precipitare nell’irregolarità”. “Il fatto è – insiste il direttore della Caritas – che nel Paese dell’economia sommersa il sopruso e l’ingiustizia convengono a molti”. Per lunghi mesi, e soprattutto nel periodo delle elezioni politiche, è stata diffusa “la percezione di una società preda della criminalità straniera”, ed è stata alimentata “la leggenda degli immigrati furbi, titolari di privilegi a scapito della popolazione locale”. Ma seminare il falso allarme per il “persistente ed eccezionale afflusso di extracomunitari”, annunciando nello stesso tempo il “potenziamento delle attività di contrasto” per il direttore della Caritas “sa di subdolo e di insidioso”. Anzi rappresenta proprio la “codificazione della disuguaglianza anche in materia di diritti fondamentali dell’uomo tra cittadini e non cittadini”.

E a proposito di quella che viene sempre più spesso definita come “emergenza sicurezza” don Vittorio Nozza commenta: “È vero che l’esigenza di sicurezza è reale e avvertita dalla popolazione, ma è anche vero che non si può commisurare tutto all’istanza securitaria”, anche se determinate comunità presentano specifici problemi di rispetto della legalità. Mentre molto meglio sarebbe “una politica che intenda perseguire la sicurezza attraverso l’integrazione, non l’integrazione attraverso la sicurezza”.

In conclusione, l’editoriale richiama la battaglia messa in atto in alcune città d’Italia per sanzionare l’elemosina, l’accattonaggio e il lavaggio dei vetri. Un’operazione – si legge – “accolta da una sorta di consenso silenzioso, come se fosse divenuto all’improvviso normale interdire ai poveri città che passano per essere un patrimonio dell’umanità”. E tutto questo “nella piena soddisfazione di amministratori, turisti, albergatori, commercianti, cittadini benpensanti”. Ma a colpire di più – prosegue l’editoriale “è stato il carosello di cittadini interpellati dalle tv, che senza imbarazzo parevano unanimi nel bollare i mendicanti come un fastidio”. Come se questo termine non contenesse una sottile carica di violenza e che sotto quegli stracci non ci fossero persone che valgono più del “giusto decoro della città”. “Forse è tempo di ricordare che rovistare in un cassonetto o nell’immondizia non è un divertimento per nessuno, tanto meno per un povero”, conclude don Nozza. (ap)

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