20080917 11:31:00 redazione-IT
di Marco Bardazzi (ANSA)
NEW YORK – Dalla teologia della liberazione alla poltrona di presidente dell’Assemblea generale dell’Onu. Dopo l’ex vescovo Fernando Lugo, diventato presidente del Paraguay, un altro politico dal passato sacerdotale assume un posto di primo piano sulla scena dei leader internazionali. Il nicaraguense Miguel d’Escoto Brockmann, prete sandinista sospeso a divinis negli anni Ottanta da papa Giovanni Paolo II e dal suo braccio destro dell’epoca, il cardinale Joseph Ratzinger, è da oggi alla guida dei 192 paesi del ‘Parlamento’ planetario.
Nonostante i limitati poteri della presidenza dell’Assemblea, l’arrivo di d’Escoto crea qualche turbamento soprattutto agli Stati Uniti, che pure hanno scelto di non rompere l’unanimità nel voto che gli ha dato l’incarico, preferendo la tattica del "aspettiamo e giudichiamolo sui fatti". I primi passi del nuovo presidente non rassicurano però Washington: il 26 settembre, d’Escoto è atteso per un intervento al Grand Hyatt Hotel di New York in occasione di un incontro di "leader politici religiosi" globali, tra i quali, come ospite d’onore, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.
D’Escoto porta con sé a Palazzo di Vetro un’immagine che difficilmente potrebbe suscitare entusiasmo nella diplomazia americana. Nonostante sia nato a Los Angeles, o meglio a Hollywood, nel cuore della fabbrica dei sogni del cinema statunitense, non si è mai lasciato conquistare dal luccichio californiano. Negli anni in cui era ministro degli Esteri del Nicaragua, definiva il presidente Ronald Reagan "un macellaio" e il principale nemico del suo popolo. Più di recente, ha accusato il presidente George W. Bush di essere un bugiardo e una minaccia alla sicurezza mondiale e nel suo discorso di accettazione, quando fu prescelto lo scorso giugno, si è lanciato contro "gli atti di aggressione come quelli che avvengono in Iraq e Afghanistan".
Ma d’Escoto, subito prima di assumere la guida dell’Assemblea, ha mandato segnali di distensione. "Il mondo è in uno stato miserevole", ha detto in un’intervista al Los Angeles Times, aggiungendo di volersi dedicare non alle polemiche anti-americane, ma alla crisi alimentare globale, ai cambiamenti climatici, agli abusi dei diritti umani e ai traffico di armi. Oltre alle teologia della liberazione, nella quale si formò come sacerdote cattolico della Maryknoll Congregation americana, d’Escoto porta con sé all’Onu un approccio ispirato alla non violenza di Gandhi, di cui intende esporre un busto in mezzo alla sala dell’Assemblea.
Scherzando sulla propria età, 75 anni, d’Escoto sostiene che alla fine tutti gli stati, compresi gli Usa, gli hanno dato il via libera "perché sono decrepito" e ritengono non possa fare danni. Ma la sua ambiziosa agenda di lotta alla povertà e di aumento del peso dell’Onu su terreni di solito riservati all’azione di Fmi e Banca Mondiale, ha già fatto drizzare le antenne a Washington. Come esponente del governo nicaraguense di Daniel Ortega, d’Escoto ha assunto in questi anni posizioni favorevoli a Russia, Bolivia e Venezuela ogni volta che sono emerse tensioni con gli Usa.
E anche questo non contribuisce certo a renderlo popolare a Washington. Per i meccanismi di rotazione dell’Onu, la presidenza della 63ma Assemblea spettava a un Paese dell’America Centrale. La regione ha dato il via libera al Nicaragua, ma ora lo mette in guardia: "D’Escoto deve essere cauto – ha detto al Los Angeles Times l’ambasciatore del Costarica all’Onu, Jorge Urbina – perché se pensa di fare il combattente in quella posizione, imparerà nella maniera dura come le grandi potenze comandano all’Onu, e troverà le sue iniziative bloccate. Non può fare forzature, deve lavorare per il consenso".
(marco.bardazzi@ansa.it)
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EmiNews 2008
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