5624 Primo significativo passo per la Costituente della Sinistra

20080922 11:21:00 redazione-IT

Sabato scorso a Roma, nella Casa Internazionale delle donne, – luogo storico del femminismo romano e non solo, luogo che accoglie movimenti e associazioni di donne – su invito di Sinistra Democratica si sono incontrati una cinquantina di uomini e donne della politica organizzata, delle associazioni e dei movimenti, del sindacato, della cultura e dell’intellettualità, si sono confrontati a lungo e appassionatamente sulla necessità di costruire un nuovo soggetto della sinistra. Non un cartello elettorale, non una lista creata sull’urgenza di scadenze elettorali, ma un soggetto appunto, che partendo da una approfondita e seria analisi del mondo e dell’Italia, occupi lo spazio lo spazio politico alla sinistra del Pd oggi sguarnito. La discussione è stata davvero ricca, franca e animata. E’ stata aperta da Claudio Fava che ha posto sul tappeto alcuni filoni di ragionamento. Innanzitutto il tema dell’urgenza, tema ripreso da quasi tutti gli interventi che sono seguiti.

E poi Fava ha indicato la necessità di ricostruire l’idea stessa della sinistra, la sua forma, i suoi linguaggi e le sue pratiche, una sinistra che si ponga il tema del governo:«La nostra idea di sinistra – spiega – non sarà un’opzione minoritaria», e che contemporaneamente ricostruisca i suoi legami sociali.
Al tavolo di lavoro, così è stato definito l’incontro che si è svolto proprio attorno ad un grande tavolo rettangolare lungo i cui lati sedevano i partecipanti, hanno preso parte: Moni Ovadia, Alberto Asor Rosa, Nichi Vendola, Mario Tronti, Paolo Cento, Elettra Deiana, Ascanio Celestini, Gianni Rinaldini, Aldo Tortorella, Morena Piccinini, Maria Luisa Boccia, Angelo Baracca, Rita Borsellino, Antonio Cantaro, Raffaella Chiodo, Marcello Cini, Paolo De Nardis, Nicoletta Dentico, Piero Di Siena, Carlo Flamigni, Pietro Folena, Enrico Fontana, Monica Frassoni, Franco Giordano, Chiara Giunti, Umberto Guidoni, Paolo Hutter, Francesco Indovina, Francesca Koch, Flavio Lotti, Giulio Marcon, Giacomo Marramao, Alberto Olivetti, Adalberto Minucci, Gianni Mattioli, Gennaro Migliore, Paolo Naso, Diego Novelli, Antonio Parisella, Giorgio Parisi, Anna Picciolini, Bianca Pomeranzi, Luca Robotti, Massimo Roccella, Stefano Ruffo, Wolfgang Sachs, Italo Palumbo, Bia Sarasini, Massimo Serafini, Simona Zoccola, Grazia Paoletti, Massimo Torelli, Marco Fumagalli, Fabio Mussi, Titti Di Salvo, Achille Occhetto, Fulvia Bandoli.
“Se vogliamo essere credibili dobbiamo riuscire a ridare la parola al popolo della sinistra”. Con queste parole ha aperto il suo intervento Aldo Tortorella che ha, quindi, indicato come necessaria una grande consultazione sulle idee e sulle proposte politiche per far esprimere gli uomini e le donne di sinistra. Giordano ha affermato che esiste lo spazio politico per la costruzione di un nuovo soggetto ma che questo spazio è “fortemente desertificato” e proprio per questa ragione è indispensabile ricostruire “una idea di società”. Secondo Alberto Asor Rosa quello di cui si è discusso sabato “non è una tra le altre ma l’unica possibilità di uscita dalla crisi italiana. Ed è urgente farlo. La costituente, quindi, non può che essere rosso verde, aperta alle forze non politicamente strutturate e deve individuare lo spazio politico dentro cui collocarsi”.
Moni Ovadia è un attore ed un autore di teatro, ma è anche un uomo politicamente impegnato, aveva aderito al Pd ma se ne è pentito ed infatti ha affermato: “Il popolo di sinistra esiste ma è tramortito dal centrismo del Pd e dalla Sinistra che rischia di cadere progressivamente nel folklore politico”. E prosegue “Il popolo di sinistra attende un segnale chiaro e preciso”. E mentre Gianni Matteoli e Enrico Fontana e Paolo Hutter hanno affermato la piena condivisone nel progetto ed anche l’urgenza di partire, un altro uomo di “spettacolo” , Ascanio Celestini, ha raccontato la sua esperienza di tante sinistre che esistono e che operano politicamente senza che i soggetti tradizionali della politica riescano a vederli. Ed è proprio partendo da questa esperienza che descrive il nuovo partito della sinistra, di cui avverte la necessità: “l’idea nuova di partito deve essere come il pane fatto in casa, io so che l’ho fatto io”.
“Siamo nel bel mezzo di un fantastico paradosso – ha detto Mussi- il mondo reale sta smantellando le idee della destra e le idee della destra sembrano trionfare nel mondo immaginario”. Ha poi analizzato la situazione della crisi italiana, sostenendo che dobbiamo porci il problema della nascita di un nuovo partito, non dell’ennesimo partitino alla sinistra del Pd, ma di un nuovo partito della Sinistra Italiana che sappia rispondere ad una doppia esigenza: Riorganizzare la sinistra e riorganizzare il Centro Sinistra non eludendo del tema del potere”. Maria Luisa Boccia condividendo la necessità di un nuovo soggetto politico ha affermato che per costruirlo occorre individuare: “ chi, come cosa” e che occorre “un pensiero politico e una innovazione delle pratiche”. Per Mario Tronti si è di fronte a due necessità “Fare in fretta e prenderci il tempo per ripensarci e per approfondire”. E il Presidente del Crs, per interloquire con uno dei temi posti da Fava quando affermava che questa nuova forza deve porsi il tema del governo, ha affermato che: “abbiamo imparato da piccoli che una forza politica sta nella società ma sta anche nelle istituzioni”. E Flavio Lotti è certamente uno che fa politica stando nella società ed infatti ha affermato: “C’è moltissima gente che fa politica in altri modi e nessuno ne parla mai”. Per lui “Bisogna porre il tema del rapporto con quelli che fanno politica in altri modi” e conclude dicendo “Abbiamo bisogno di un metodo, di riflettere, ma anche di agire”. Piero Di Siena ha sostenuto che “la Costituente di una nuova formazione – è questo il termine che preferirebbe usare – deve avere una forma popolare ampia e deve trovare metodi di legittimazione”. Per Gianni Rinaldini. “La sinistra può andare al governo quando è in grado di mantenere ciò che ha promesso stando all’opposizione”.
Ha poi preso la parola Nichi Vendola: "A fronte di quello che accade nella societa’ italiana, di quello che sta accadendo nel mondo c’e’ bisogno di riprendere a lavorare nel cantiere di una nuova sinistra, che sappia essere un nuovo modo di rappresentazione della societa’ e che sappia fare politica. Vendola è stato duro nel giudizio. «Non riesco a pensare che resti solo una opposizione di corto respiro e in stato confusionale o una che si rinchiude in recinti e in invocazioni di una identità nostalgica». Per lui è fondamentale intanto guarire dal «torcicollo», da una sindrome che vede la sinistra innamorata solo del proprio passato, una sinistra ideologica che essendo «finita in un dirupo» «cerca solo di sopravvivere» aggrappata a vecchi simboli e richiami ideologici. Oltretutto sbagliati. «Io non posso partecipare a un corteo dove si suonano inni che riportano a un passato stalinista -chiarisce-. Non credo a una lettura solo storiografica dello stalinismo, non credo più, e ci ho creduto ma ora non più, a una ideologia giustificazionista rispetto a certi eventi storici, la rottura deve essere netta».
Insomma quello del 20 settembre 2008 è stato certamente un passo importante nel processo per la Costituente della sinistra. Forte è stata la condivisione della necessità di avviare questo processo ora e di affidarlo a pratiche politiche partecipate, tempi e forme adeguate alla sfida e alla sua urgenza.

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CLAUDIO FAVA: L’àncora è stata levata, il viaggio è cominciato

Cari compagni, da ieri la Costituente di Sinistra ha un suo primo mattone, un inizio, un punto di partenza: non è ancora un soggetto politico, ma non è più una lontana profezia. Quando nascerà, quel soggetto politico dovrà nutrirsi del contributo e della passione di tanti: ma se qualcuno non si assumesse adesso la responsabilità di levare l’ancora, resteremmo inchiodati nel punto in cui gli elettori ci hanno confinati il 14 aprile: a contemplare i nostri lividi, a vagheggiare l’unità di tutta la sinistra, ad aspettare l’epifania.
E’ cosa nota che questa responsabilità – tirar su l’àncora prima che arrivasse la notte – ce la siamo assunta noi di Sinistra Democratica: accelerando, animando la discussione, costruendo tappe di buona volontà. Adesso però si naviga insieme.
Insieme a chi? Qualcuno insiste: insieme a tutta la sinistra. Per me va bene: per altri meno. Ferrero e Diliberto hanno concluso i loro congressi decidendo che non parteciperanno ad alcuna Costituente di sinistra e che il loro orizzonte strategico è l’unità dei comunisti. Insomma, non ci stanno. Che facciamo: aspettiamo i loro ripensamenti? Riassembliamo sinistra arcobaleno a prescindere? Continuiamo a ritenere che l’unità sia più importante della verità? Lo scorso primo maggio il partito dei comunisti italiani, segretario in testa, ha sfilato per le vie di Torino intonando l’inno russo, e cantandolo in russo: cosa ci unisce a loro? Quale idea di paese condividiamo con quei compagni? Se qualcuno vuole portare la salma di Lenin in Italia, affar suo: ma ci sarà consentito dire che questo paese ha bisogno di un’altra sinistra? Che servono meno maestri d’ortodossia e più compagni di strada?
Ci sono centinaia di migliaia di donne e uomini che sentono di essere ancora comunisti e che vogliono declinare questa loro identità non per custodire un museo di sacri paramenti ma per impegnarsi a fare, a trasformare il paese, a ripensare pratiche e linguaggi della politica. Senza fare finta che il voto di aprile sia stato solo un incidente di percorso. La Costituente di sinistra alla quale stiamo lavorando si rivolge a loro e ai tanti che vengono da altre culture, da altre storie o semplicemente dalla loro storia personale ma che sono pronti a mettersi in discussione per un progetto più ampio, più responsabile, meno “identitario”. Ci fa paura questo viaggio, compagni? Ci fa paura misurarci con chi non viene dai nostri recinti? Preferiremmo un bel rogito notarile tra segretari come si fece un anno fa?
Diciamoci la verità: alla riunione di sabato scorso, accanto ad alcuni interventi assai “politici” che frantumavano ogni capello in cento parti, i contributi più intensi e più positivi verso la Costituente sono arrivati da chi non ha mai avuto (o non ha più) una tessera di partito in tasca: Moni Ovaia, Ascanio Celestini, Alberto Asor Rosa, Flavio Lotti, Diego Novelli, Mario Tronti… Le loro parole (“facciamo bene, facciamo presto..”) ci raccontano il paese reale, quel paese che esiste oltre le nostre finestre sbarrate, che chiede di noi e che s’è stufato d’attendere le nostre liturgie, i nostri seminari, le nostre immense prudenze. Quel paese vuol sapere se ci siamo ancora, se siamo in condizioni di raccogliere la sfida per una nuova sinistra e per un nuovo centrosinistra.
Per un nuovo centro sinistra: proprio così. O preferiamo restare per sempre custodi dell’opposizione lasciando che questo paese si sbricioli nelle mani della destra? Vogliamo limitarci a testimoniare il nostro sdegno, la nostra purezza, la nostra “indisponibilità”? Non so voi: io no. Vengo da una terra in cui se avessimo risposto soltanto con l’indignazione all’aggressione dei poteri mafiosi saremmo stati fatti a pezzi. A me interessa battermi per liberare questo paese dall’egemonia della destra, per restituirgli coscienza di sé, dei suoi diritti e dei suoi doveri, per rimettere in piedi un alfabeto di beni comuni, di valori, di parole perdute. Se non lo facciamo noi, se non diventa il punto d’onore di un progetto della nostra Costituente, di che sinistra stiamo parlando? Una sinistra che non si ponga il problema di riguadagnare l’egemonia perduta, di trasformare il paese, di rappresentarlo sarebbe un circolo di lettura. Afflitto perchè Lenin è sepolto a Mosca e non qui, ma incapace di assumere su di sé l’urgenza della sfida politica.
E la sfida della politica pretende capacità di confrontarsi. Anche con il PD. Senza fraintendimenti né ammiccamenti. Il PD si è arenato su una deriva politica moderata e reticente, noi ci stiamo impegnando a ricostruire una sinistra autonoma, responsabile, popolare. Il PD s’accontenta di dialogare con Berlusconi, noi siamo convinti che non vi sia spazio per alcun dialogo con questa destra ma solo per un rigoroso confronto parlamentare nelle forme e nei luoghi istituzionali. Differenze profonde, di cultura e di pratica politica, che non ci sottraggono però dalla responsabilità di provare a ricostruire, se ne saremo capaci, un centrosinistra che recuperi almeno in parte lo spirito positivo del primo Ulivo. Sbagliamo? Dovremmo dire al PD ciascuno per la propria strada, felici di riproporre una separazione consensuale? Continuare a regalare, saecula saecolorum, il paese a questa destra? Non fingiamo di non capirci: confronto è solo confronto, punto! L’11 ottobre noi saremo in piazza per rilanciare l’opposizione: e il PD non ci sarà. Il 25 ottobre Veltroni costruirà il suo PD pride: e noi non ci saremo. Ma questo non ci sottrae dal dovere di capire cosa fare, insieme, per questo paese.
Insieme a tutti coloro che non dovranno chieder permesso a chiese e vescovi. Abbiamo chiesto anche ai radicali di contribuire con il loro patrimonio di battaglie civili; lo abbiamo chiesto anche ai socialisti, convinti che esiste un comune spazio a sinistra più fertile d’una mera somma di identità. Insomma, stiamo provando a mettere insieme un campo di forze e di idealità che non parla solo ai partiti ma che non intende prescindere da loro; che propone alla sinistra civile di assumersi responsabilità e sovranità; che chiede alle donne e agli uomini di cultura di spendere per una volta questa loro cultura non nel chiuso d’un seminario ma dentro la carne viva di un processo politico che sta nascendo adesso.
Non è facile. Molte diffidenze, molte prudenze, molti bizantinismi. La vecchia politica spesso è dentro di noi. Ma quell’àncora l’abbiamo tirata su: non sappiamo se sarà america o nuove indie, ma indietro non si torna.

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EmiNews 2008

 

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