5641 CUBA: I DATI UFFICIALI DEI DANNI CAUSATI DAGLI URAGANI IKE E GUSTAV

20080922 21:04:00 redazione-IT

Gennaro Carotenuto

Resi pubblici i dati sui danni causati dai due uragani Ike e Gustav, due dei peggiori dell’ultimo mezzo secolo, che si sono abbattuti al massimo della violenza sull’isola di Cuba. Raccontano dell’ira della natura causata dal cambio climatico ma anche di un’eroica resistenza dell’uomo.
Un saggio sulla protezione civile cubana e gli uragani è in uscita nel prossimo numero cartaceo di Latinoamerica in corso di stampa, ma è possibile anticipare alcuni dati che danno la misura di una delle catastrofi più importanti della storia che ha causato danni materiali sicuramente superiori ai cinque miliardi di dollari.
Le persone che a Cuba hanno ricevuto protezione sono state tre milioni e duecentomila, pari ad un quarto della popolazione dell’isola, come se in Italia ricevessero aiuto nel giro di poche ore 15 milioni di persone e negli Stati Uniti assistessero 75 milioni.

Di queste mezzo milione (come se in Italia 2,5 milioni) sono state ospitate in centri di evacuazione pubblici approntati dalla protezione civile, mentre gli altri hanno trovato rifugio in case di familiari. A questi vanno aggiunti 176.000 studenti aiutati a tornare presso le loro famiglie e 2.800 turisti, spostati in luoghi sicuri dell’isola.
Per realizzare questa sorta di esodo biblico la protezione civile ha impiegato 87.000 persone, sia stabilmente impiegato in quella che viene chiamata “defensa civil”, sia personale addestrato chiamato in servizio per l’occasione. Nonostante questo impegno, e nonostante con Gustav non si siano registrate vittime, l’uragano Ike ha causato sette morti. Secondo la protezione civile tutti questi casi non sono stati frutti di disgrazie o di fatalità ma della non completa osservanza delle misure della protezione civile.
La pretesa dei cubani secondo i quali tutte le vite umane devono essere salvate suona ben strana in un’Italia dove il caso e la fatalità sono sempre o quasi sempre considerate causa di sciagura.
Dal punto di vista dei danni materiali quello più grave è abitativo con 450.000 abitazioni danneggiate, quasi tutte rimaste senza tetto e 63.000 completamente distrutte. Le persone che sono state trasferite in altre case (in Italia li chiameremmo senzatetto) sono più di 200.000, un numero che in proporzione all’Italia ammonterebbe a più di un milione di persone accampate per chissà quanto tempo in tende o container.
Ma i danni materiali non si limitano alle case. Solo nella provincia di Pinar del Río sono andate perduti 4000 serbatoi di acqua potabile. Danni enormi sono stati causati alla rete elettrica e telefonica e il raccolto di 60.000 ettari di terreno a orto, in una situazione agricola già particolarmente difficile, sono andati completamente perduti, si sono persi 800 tonnellate di tabacco. Si sono inoltre persi 40.000 ettari a banano 10.000 di riso e altrettante di fagioli. Per la canna da zucchero quasi 600.000 ettari sono inondati e circa 4.000 sono completamente distrutti.
Ma è praticamente tutta l’isola ad essere semidistrutta. Ospedali, panificatori, scuole, almeno un porto, sono andati parzialmente distrutti o hanno bisogno di riparazioni. Nelle province di Las Tunas, Camagüey e Holguín il ripristino della corrente elettrica è ancora fermo al 30% mentre nel resto del’isola il ripristino è tra l’87 e il 99%. Nonostante tanta distruzione c’è anche un dato positivo: tutti i bacini che contengono acqua sono strapieni. Cuba nei prossimi mesi non avrà sete.

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EmiNews 2008

 

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