5670 IL SENATO NEGA L’AUTORIZZAZIONE AGLI ARRESTI PER NICOLA DI GIROLAMO: IL DIBATTITO IN AULA

20080925 10:27:00 redazione-IT

ROMA aiseEminotizie – Con 204 voti favorevoli, 43 contrari e un astenuto, il Senato questo pomeriggio ha negato l’autorizzazione agli arresti domiciliari richiesta dal Gip di Roma per il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo. L’Aula ha così approvato quanto proposto dalla Giunta per le Elezioni che però ha istituito un Comitato inquirente demandato a decidere se Di Girolamo era eleggibile o meno.
Come ricordato da Sanna, relatore del provvedimento, il compito del Senato non è stato quello di decidere sulla condanna o sull’assoluzione di un senatore per il quale il Gip ha chiesto gli arresti domiciliari, né tantomeno quello di autorizzare il processo. "La procura di Roma – ha ricordato il senatore – hanno chiesto al Senato di autorizzare (ex articolo 68 della Costituzione) una misura cautelare personale che impedirebbe al senatore Di Girolamo, nel corso della sua applicazione, di esercitare la funzione parlamentare". A questo, dunque, il Senato ha detto "no", niente arresto per Di Girolamo, accusato, come si ricorderà da Raffaele Fantetti, primo dei non eletti in Europa nel Pdl, di aver mentito sul possesso della residenza all’estero, requisito fondamentale stabilito dalla Legge Tremaglia.

"Questo fatto, addebitato al collega indagato, – ha spiegato Sanna – nella richiesta di autorizzazione dell’autorità giudiziaria configura il reato di attentato contro i diritti politici del cittadino, secondo quanto previsto dall’articolo 294 del codice penale. Secondo l’impianto accusatorio, per commettere questo fatto previsto dalla legge come reato, il senatore Di Girolamo avrebbe commesso altri delitti, tra i quali falsa attestazione sulla sua identità personale – in questo caso la residenza – resa nel procedimento elettorale, falso ideologico, abuso d’ufficio e infine falsa attestazione sulla sua residenza e identità durante l’interrogatorio al quale si è sottoposto".
Sanna ha quindi ripercorso i lavori della Giunta per le elezioni che ha dapprima escluso il cosiddetto fumus persecutionis – "cioè se gli addebiti nei confronti del senatore Di Girolamo fossero manifestamente infondati ovvero se nell’attività dell’indagine che abbiamo ricostruito si fossero rilevate palesemente anomalie procedurali che evidenziassero un uso distorto delle funzioni giudiziarie in danno del parlamentare" – e poi discusso sulla "tutela della funzionalità del Senato e del suo plenum, che alla fine è la ratio dell’articolo 68 della Costituzione". Dovendo mettere sulla bilancia da un lato il principio di eguaglianza dei cittadini nell’esercizio ordinario e normale della giurisdizione e, dall’altra, la funzionalità del Parlamento e del sistema istituzionale, la Giunta ha applicato due criteri: la sussistenza della "straordinaria gravità delle reato" e della "eccezionale rilevanza di queste misure nel procedimento penale in esame". Nessuna delle due condizioni è stata riscontrata, così come per la Giunta non sussiste "pericolo di reiterazione di reato" perché servirebbero nuove elezioni.
Nel dibattito che ne è seguito il primo ad intervenire è stato Claudio Micheloni, senatore del Pd, anch’egli eletto in Europa, che ha detto di "riconoscersi" nella posizione e nella proposta della Giunta. Ciò che premeva al senatore del Pd era richiamare l’attenzione del parlamento sulla "urgenza" della riforma delle Legge 459/2001 magari inserendo un "limite minimo" di residenza all’estero per i candidati. troppe volte, ha aggiunto, "il collegio estero è stato strumentalizzato e considerato come un oggetto che si può utilizzare, soprattutto da parte delle dirigenze delle forze politiche residenti in Italia. E questa, oggi, ne è la dimostrazione. La comunità italiana all’estero si aspetta dal Parlamento una riforma profonda della legge sul voto all’estero", ha ribadito Micheloni. "Dobbiamo capire se siamo coscienti che il diritto di voto all’estero, nella circoscrizione estero, e la presenza di senatori e deputati nel Parlamento italiano è importante per l’Italia, molto di più che per noi residenti all’estero". Risolvere tale quesito, ha rilevato Micheloni, è "l’unica strada che ha l’Italia per mantenere contatti con milioni e milioni di italiani e discendenti di italiani all’estero". Il parlamentare ha quindi richiamato l’importanza di un segnale forte da parte del Parlamento visti gli importanti appuntamenti che attendono i connazionali: la prima conferenza mondiale dei giovani, e il rinnovo di Comites e Cgie. Magari, ha suggerito, si potrebbe riprendere la proposta della Giunta per gli italiani all’estero, mettendo in soffitta il Comitato che, tra parentesi, ancora non si è insediato. "Se si potesse realizzare questa modifica del Regolamento prima della conferenza di dicembre – ha concluso – credo che daremo un grande segnale di attenzione alle comunità italiane all’estero".
Tra i senatori intervenuti per le dichiarazioni di voto anche Luigi Li Gotti (Idv) che ha dato, se vogliamo, un altro senso alla "difesa della composizione e delle funzionalità del Senato" sottolineando infine che "nella difesa del plenum assembleare e della legittimità di coloro che hanno diritto a farne parte, non dobbiamo paradossalmente consentire che il vulnus venga rappresentato proprio da chi potrebbe impedire al legittimo titolare di un’elezione la presenza in quest’Aula". Far sedere in Senato una persona che non ne ha diritto, insomma, è la vera "ferita". Quindi, seppur "a malincuore", i senatori di Idv hanno votato a favore degli arresti domiciliari.
Contrari agli arresti, invece, i senatori della Lega Nord, così come Lusi (Pd) che è anche membro della Giunta per le elezioni che ha voluto intervenire per sottolineare, in pratica, che non serve arrestare Di Girolamo, visto che anche la giunta ha verificato che le prove da trovare sono state trovate, sono inattaccabili e non più inquinabili.
"Questo signore – ha aggiunto Lusi riferendosi a Di Girolamo – un giorno risponderà di fronte all’Aula della seconda questione, e cioè se l’Aula debba procedere o meno alla decadenza dall’ufficio a cui è stato posto. Questo signore, signor Presidente, ha fatto delle cose non degne di un senatore, ed il vero problema è cosa dire ai cittadini per spiegare perché non proponiamo il consenso alla richiesta degli arresti domiciliari. Le cose fatte da questo signore non sono degne di un senatore; c’è un vulnus in quest’Aula perché c’è un problema legato ad una persona, ad un componente di quest’Aula, che vi è giunto nelle forme e nei modi che la Giunta individuerà".
"Però – ha proseguito – ai cittadini italiani noi dobbiamo dire con molta chiarezza che non ci interessano né il tintinnio di manette né il gusto di vedere un componente della maggioranza in una condizione di soggezione personale e fisica. A noi interessa che la giustizia segua il suo corso, che il procedimento penale vada avanti nei termini e nei modi con i quali i giudici incaricati ritengano che esso sia portato avanti, che la difesa abbia i suoi spazi necessari e che questa Aula colmi in una successiva votazione, nelle forme e nei modi delle procedure previste dal nostro Regolamento, il vulnus oggi rimasto aperto". "Non stiamo dicendo no ad un procedimento penale nei confronti del senatore Di Girolamo – ha ribadito il senatore – ma stiamo dicendo no, con queste motivazioni molto dettagliate e approfondite, alla privazione della libertà personale del senatore Di Girolamo. Ciò deve essere chiaro ai cittadini italiani, nei confronti dei quali noi abbiamo l’obbligo di spiegare qualsiasi opinione, decisione e voto che riteniamo di prendere all’interno di questa Aula".
Contrari agli arresti anche i senatori dell’Udc, cui ha dato voce D’ALia che non ha lesinato critiche a Di Girolamo definendolo "più pericoloso per se stesso che per gli altri, considerata la leggerezza con cui ha acquisito la documentazione propedeutica alla candidatura".
Per il Pdl è intervenuto Izzo che ha prima richiamato l’intervento di Micheloni sottolineando la necessità di "determinare le condizioni affinché la legge, che ha uno spirito assolutamente positivo, sia modificata e che sia, al contempo, costituito il Comitato per gli affari degli italiani all’estero, eventualmente trasformato anche in Giunta, in modo che possano essere approfondite anche le problematiche determinatesi alla luce di aspetti legislativi" e poi ribadito il "no" agli arresti dei senatori del Pdl.
Quindi il Presidente Schifani ha aperto la votazione elettronica a scrutinio segreto: 259 i senatori presenti, hanno votato in 258: 204 contrari agli arresti, 43 favorevoli, uno si è astenuto.

(m.c.aise / Eminotizie)

__________________

Legislatura 16° – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 060 del 24/09/2008

Discussione del documento:

(Doc. IV, n. 1) Domanda di autorizzazione all’esecuzione dell’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo

Approvazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari

PRESIDENTE. Ricorda che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato di proporre all’Assemblea di negare l’autorizzazione all’esecuzione dell’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo, ai sensi dell’articolo 68, secondo comma, della Costituzione.

SANNA, relatore. Integra la relazione scritta per sottolineare che la valutazione prevista dall’articolo 68, secondo comma, della Costituzione rappresenta non un privilegio bensì una garanzia dell’ordinamento. Compito dell’Assemblea non è giudicare il senatore Di Girolamo, nei cui confronti è in corso un procedimento penale. La Giunta, pertanto, verificata l’insussistenza di distorsioni procedimentali o di palesi infondatezze a danno del senatore Di Girolamo che potessero configurare un fumus persecutionis, ha proceduto a valutare la richiesta della magistratura alla luce del secondo criterio che deve ispirare la sua decisione, quello della salvaguardia della funzionalità del plenum del Senato, comparando tale principio con l’altro, costituzionalmente rilevante, dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La Giunta ha ritenuto che i reati contestati al senatore Di Girolamo, che egli avrebbe commesso per attestare un requisito all’elettorato passivo nella circoscrizione Estero che non possedeva, non hanno gravità paragonabile a quelli per i quali, negli unici quattro precedenti nella storia repubblicana, il Parlamento ha approvato l’applicazione di misure cautelari nei confronti di propri membri. Inoltre non ha riscontrato la necessaria eccezionale rilevanza delle esigenze cautelari nel procedimento in corso, non sussistendo né il pericolo della reiterazione dei reati, né quello di pressioni illecite sulle strutture pubbliche o di inquinamento delle prove. Per tali ragioni, la Giunta ha deliberato a maggioranza, con un’astensione, di richiedere al Senato di non procedere alla concessione della misura cautelare richiesta dalla magistratura inquirente nei confronti del senatore Di Girolamo.

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione.

MICHELONI (PD). Il caso in oggetto testimonia l’esigenza di riformare in tempi rapidi la normativa che disciplina il voto dei cittadini italiani residenti all’estero, occorrendo in particolare introdurre un limite di anni di iscrizione all’AIRE per chi intenda candidarsi. Il voto degli italiani all’estero è stato troppo spesso strumentalizzato per fini politici, mentre esso ha una straordinaria valenza come risorsa politica, economica e culturale per il Paese; valenza della quale il Parlamento dovrebbe maturare piena consapevolezza, perché solo successivamente esso sarà nelle condizioni ideali per individuare soluzioni normative adeguate ai problemi concreti posti dall’esercizio di questo diritto riconosciuto agli italiani all’estero. Richiama infine l’attenzione della Presidenza per un celere insediamento del Comitato dedicato alle questioni riguardanti gli italiani residenti all’estero e affinché venga esaminata la proposta di modifica del Regolamento del Senato con cui si chiede l’istituzione di una apposita Giunta. (Applausi dal Gruppo PD).

MALAN (PdL). Il codice di procedura penale prevede l’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari sulla base di determinati presupposti, quali il pericolo di inquinamento delle prove e il rischio di reiterazione del reato, che non sembrano ricorrere nel caso in esame. La domanda di autorizzazione non può inoltre essere accolta nella parte in cui asserisce che l’esecuzione degli arresti domiciliari sarebbe anche funzionale ad evitare che il senatore Di Girolamo continui ad esercitare illegittimamente la funzione di senatore, posto che ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione il Senato è l’unico organo competente a giudicare dei titoli di ammissione dei propri componenti. Rileva, in conclusione, che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sta procedendo con celerità ed accuratezza a valutare la correttezza delle ultime elezioni politiche. (Applausi della senatrice Bonfrisco).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione.

SANNA, relatore. Rinuncia alla replica.

PRESIDENTE. Passa alla votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

LI GOTTI (IdV). La domanda di autorizzazione è giuridicamente corretta in quanto le indagini e gli approfondimenti svolti hanno escluso con certezza la sussistenza di fumus persecutionis e perché essa trova pieno fondamento nell’articolo 274, lettere a) e c) del codice di procedura penale. In particolare, il rischio di reiterazione della condotta finalizzata all’inquinamento delle prove appare reale dal momento che, sulla base degli atti acquisiti, il senatore Di Girolamo ha in più occasioni sollecitato i testimoni a dichiarare il falso alle autorità. A difesa del plenum assembleare e della legittimità di coloro che hanno diritto a farne parte, preannuncia un voto del Gruppo contrario alle conclusioni della Giunta e quindi favorevole alla concessione dell’autorizzazione all’esecuzione degli arresti domiciliari. (Applausi dal Gruppo IdV).

MAZZATORTA (LNP). Il Gruppo condivide la relazione del senatore Sanna e si esprimerà contro l’autorizzazione agli arresti domiciliari, tenuto conto dell’esigenza di non alterare il plenum assembleare e l’equilibrio tra le forze politiche scaturito dalle recenti elezioni.

LUSI (PD). La Giunta ha svolto un’approfondita e dettagliata analisi volta a verificare l’eventualità del fumus persecutionis ai danni del senatore Di Girolamo: l’evidenza dei fatti riscontrati è tale da non lasciare dubbi sulla correttezza del lavoro svolto dalla magistratura. L’Assemblea si pronuncerà in altra sede sull’opportunità di dichiarare il senatore decaduto dall’incarico a seguito del suo comportamento, indegno per l’istituzione parlamentare. Oggi, se da un lato è opportuno evitare di alimentare tra i cittadini il sospetto che il Parlamento voglia ostacolare il corso della giustizia, dall’altro, non appartenendo alla cultura del Partito Democratico la propensione al giustizialismo, è doveroso confermare le conclusioni della Giunta, negando quindi l’autorizzazione agli arresti domiciliari, stante l’insussistenza dei rischi di fuga o di reiterazione dei reati e l’impossibilità per l’interessato di inquinare gli elementi di prova già acquisiti. (Applausi dal Gruppo PD).

D’ALIA (UDC-SVP-Aut). Annuncia il voto favorevole alla proposta della Giunta di diniego dell’istanza cautelare, dal momento che non sussistono rischi di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove, tutte già in possesso della magistratura, da parte del senatore Di Girolamo, il quale non rappresenta certamente un pericolo per la società.

IZZO (PdL). Le conclusioni della Giunta appaiono incontestabili e, sebbene non siano stati riscontrati errori procedurali da parte della magistratura, non si ravvisano validi presupposti per la richiesta della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo. Il rispetto delle leggi, e non la difesa di prerogative di casta, impone l’applicazione dell’articolo 68 della Costituzione e quindi la negazione dell’autorizzazione alla privazione della libertà personale di un membro del Parlamento, se non in presenza di reati di straordinaria rilevanza e di gravi rischi per l’attività della magistratura. Alla luce delle implicazioni legislative emerse con la vicenda in esame, appare inoltre opportuno avviare i lavori del Comitato per gli affari degli italiani all’estero per l’approfondimento delle relative problematiche. (Applausi dal Gruppo PdL).

Con votazione a scrutinio segreto, chiesta dal prescritto numero di senatori, il Senato approva le conclusioni della Giunta. (Applausi dal Gruppo PdL).

www.aise.it

 

 

5670-il-senato-nega-lautorizzazione-agli-arresti-per-nicola-di-girolamo-il-dibattito-in-aula

6408

EmiNews 2008

 

Views: 62

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.