5734 Crisi mutui, Borse al tracollo Il giorno peggiore dal 1987. Perdite vicine al 10% in tutto il mondo

20081006 21:45:00 redazione-IT

(Foto: la Borsa di Chicago, foto Ap)

Non è bastata l’approvazione del piano Paulson per rassicurare gli investitori, e i timori per il sistema bancario europeo hanno fatto sprofondare i listini del Vecchio Continente che, già in caduta libera dall’inizio delle contrattazioni, hanno ulteriormente aggravato le loro perdite dopo l’apertura negativa dei mercati Usa.

Prosegue la caduta libera di Wall Street in una giornata di enormi perdite per le borse globali, mentre l’indice Dow Jones sta cedendo quasi il 7 per cento.

(Foto: la Borsa di Chicago, foto Ap)

Non è bastata l’approvazione del piano Paulson per rassicurare gli investitori, e i timori per il sistema bancario europeo hanno fatto sprofondare i listini del Vecchio Continente che, già in caduta libera dall’inizio delle contrattazioni, hanno ulteriormente aggravato le loro perdite dopo l’apertura negativa dei mercati Usa.

Prosegue la caduta libera di Wall Street in una giornata di enormi perdite per le borse globali, mentre l’indice Dow Jones sta cedendo quasi il 7 per cento.

Quando mancano poco più di due ore al termine della giornata di contrattazioni a Wall Street, il Dow Jones perde 711,33 dollari (-6,89%) a quota 9.614,05 punti, il Nasdaq cede 155,87 punti (-8%) a 1.791,52 punti, mentre lo S&P 500 arretra di 82,03 punti (-7,46%) a 1.017,20 punti.

Gli indici del Vecchio Continente, che già avevano aperto la seduta in picchiata di riflesso ai pesanti ribassi messi a segno dai listini asiatici, hanno ulteriormente aggravato le perdite in scia all’andamento di Wall Street, con l’indice Dow Jones sceso sotto la soglia dei 10.000 punti, per la prima volta da ottobre 2004. A Milano il Mibtel ha chiuso con un ribasso dell’8,24% a 17.976 punti, il più consistente calo dal 1998 che ha riportato l’indice sui minimi di maggio 2003 e flessione più ampia di quella che Piazza Affari accuso l’11 settembre 2001, quando perse il 7,42%. A Parigi il Cac40 ha lasciato sul terreno il 9,04%, il più forte ribasso dalla sua creazione nel 1988, a Francoforte il Dax ha perso il 7,07%, sui minimi da oltre due anni, a Londra il Ftse100 il 7,3% (sui livelli di quattro anni fa). Ad Amsterdam l’Aex ha ceduto il 9,14%, a Madrid l’Ibex35 il 6,06%.
Il ribasso in Europa è il peggiore dal 19 ottobre 1987, ricordato come il lunedì nero, quando l’indice Dow Jones di Wall Street perse in una sola seduta oltre 20 punti percentuali.

Ormai la discesa dei listini è generalizzata e non risparmia nessun comparto: si vende tutto, convinti che la discesa dei titoli proseguirà ancora, alla ricerca di liquidità.

Sprofondano in particolare i titoli minerari (-12,4%) ed energetici (-7,8%) in scia al crollo delle quotazioni del prezzo del petrolio e delle materie prime, segno della convinzione, sul mercato, che la recessione sia ormai inevitabile. Pioggia di vendite su Royal Bank of Scotland (-20,5%), ArcelorMittal (-16,5%), Deutsche Bank (-13,7%), Barclays (-13,7%) e Rio Tinto (-12,9%).
Nel Vecchio Continente le Borse avevano già avevano aperto in picchiata, e poi hanno peggiorato ancora i cali con il passar delle ore. La chiusura è stata drammatica: a Francoforte il Dax ha lasciato sul terreno il 7,07%, a Londra il Footsie 100 il 7,3%, a Parigi il Cac40 il 9,03%, a Milano il Mibtel è crollato dell’8,24%.

Le borse di tutto il mondo hanno registrato forti perdite nel primo giorno di contrattazioni dopo l’approvazione del piano anti-crisi da 700 miliardi di dollari, diventato legge venerdì. Non fanno eccezione le piazze sudamericane, che hanno aperto all’insegna di forti ribassi, e Wall Street, con il Dow Jones che in avvio di seduta è sceso sotto i 10.000 punti per la prima volta dal 29 ottobre 2004, in calo del 3,5 per cento.

A San Paolo, la piazza principale del Sudamerica, l’indice Bovespa ha perso circa il 10 per cento, un crollo che ha fatto scattare i blocchi automatici alle contrattazioni, che sono state sospese per mezz’ora 19 minuti dopo l’avvio della seduta. Le perdite di oggi si vanno ad aggiungere a quelle della settimana scorsa, – il Bovespa ha perso il 3,5% solo venerdì, il 12,2% nella settimana – facendo scivolare la piazza brasiliana nel cosiddetto «territorio dell’orso».

Non è migliore la situazione in Messico, dove l’indice Ipc nelle prime battute della giornata di contrattazioni ha ceduto il 4,3 per cento a 22.005 punti, mentre l’Ipsa, in Cile, ha bruciato il 2,5 per cento a 2.542 punti dopo avere ceduto settimana scorsa il 6,3 per cento. A Buenos Aires, anche il Merval ha bruciato nelle prime battute il 4,6 per cento a 1.442 punti, dopo avere lasciato sul campo la settimana scorsa l’11 per cento.

«Andamenti di questo genere proseguiranno almeno per le prossime due settimane, perché c’è preoccupazione sul fatto che il piano di soccorso americano possa non essere sufficiente», ha detto Ignocio Goni, responsabile delle ricerche per l’America Latina di Riedel Research Group.

 

 

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EmiNews 2008

 

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