5750 LA PROSSIMA TRUFFA

20081008 16:20:00 redazione-IT

Galapagos

«No cash for trash», era scritto su centinaia di cartelli che i manifestanti esponevano nei giorni scorsi a Wall Street per protestare contro il piano di salvataggio di Bush che elargisce contanti in cambio di titoli spazzatura. Il papa è tornato sull’argomento: «Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine». Ma il risultato è già scritto: il sistema finanziario sarà salvato, ma la vita della gente comune sarà rovinata. Perché la crisi dell’economia reale avanza: ne sono certe le borse che ieri sono nuovamente crollate.
Il papa ha idee chiare sulle cose «di secondo ordine», ma lo ha anche su quelle veramente importanti. Senza irriverenza, si può tralasciare come fondamentale la «parola di dio», per concentrarsi sull’uomo al quale Benedetto XVI più volte ha dedicato la sua attenzione.

Ma non è il solo: in maniera un po’ più terrena e prosaica anche Emma Marcegaglia sabato a Capri se ne è occupata. La presidente di Confindustria, oltre a criticare la «droga monetaria», ha elogiato i salvataggi di stato (purché poi si torni rapidamente al mercato), ma soprattutto ha chiesto soldi per le imprese strangolate dalla crisi del sistema bancario. La Marcegaglia si è dimenticata di ricordare che molti imprenditori hanno le mani in pasta con quote non irrilevanti delle banche, pronti ad approfittare della grande abbuffata che il sistema creditizio prometteva. Lucrando, tra l’altro, sulle stesse imprese che, lo abbiamo saputo un paio di mesi fa, sono fragili, esposte per cifre enormi (800 miliardi) con il sistema bancario. L’appello di Marcegaglia, quindi ha un senso. Soprattutto ora che le banche stanno stringendo i rubinetti del credito, chiedendo «ritorni» alle imprese e soprattutto tassi di interesse molto più alti. Marcegaglia può state tranquilla: anche se il sistema industriale con la crisi riceverà una bella botta, gli aiuti arriveranno.
Ieri è stato annunciato con grandi squilli di tromba che da dicembre per un anno, entrerà in vigore la social card: «80 euro al bimestre ai cittadini residenti con oltre 65 anni e reddito inferiore ai 6 mila euro (500 al mese) e alle famiglie, con lo stesso reddito, in cui ci sia un bambino sotto i tre anni». Alcuni ministri sostengono che si tratta di un allargamento dello «stato sociale». In realtà siamo di fronte a una elemosina che sicuramente non piace neppure al papa. «E’ un problema di risorse», si obietta. Falso: soldi per salvare il sistema finanziario ne sono stati trovati. E senza condizioni: a parte qualche penalizzazione per i manager truffaldini, nulla è previsto sul fronte della proprietà. E se fosse previsto, la Marcegaglia ha già messo le mani avanti.
Quello che manca (non solo in Italia) è un progetto di nuovo modello sviluppo, di redistribuzione dei redditi, di creazione di occupazione, di potenziamento dello stato sociale. Il monetarismo ha massacrato per decenni il keynesismo, ma il mercato ha fallito: inutile distinguere fra mercato buono ed eccessi speculativi. Su quegli eccessi si sono arricchiti – complici – in molti. Oggi chiedono di ricreare le condizioni per arricchirsi ancora.

 

 

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EmiNews 2008

 

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