5770 SINISTRA: UNA MANIFESTAZIONE GENEROSA ED AFFOLLATA OLTRE OGNI PREVISIONE

20081013 17:44:00 redazione-IT

LA SINISTRA SI E’ RIPRESA FINALMENTE IL DIRITTO DI DIRE E FARE…
UNA MANIFESTAZIONE GENEROSA ED AFFOLLATA OLTRE OGNI PREVISIONE

La sinistra italiana c’è, si è ripresa finalmente il diritto di dire e di fare, senza rimanere a contemplare le macerie del voto di aprile.
Lo dichiara l’on. Claudio Fava, segretario nazionale di Sinistra Democratica in Piazza Bocca della Verità, al termine del lungo corteo che ha attraversato le vie di Roma.
La manifestazione di Roma – conclude il leader di Sd – generosa ed affollata oltre ogni nostra previsione, non mostra solo una forte domanda di opposizione al governo Berlusconi: è l’esigenza di ricostruire una sinistra che torni a parlare al Paese, e non solo ai propri gruppi dirigenti.

Roma, 11 ottobre 2008

Qui e ora sono parole impegnative ma necessarie. Dentro queste parole c’è un’urgenza che il paese ci presenta come un debito scaduto. L’urgenza di tornare a fare sinistra, a ricostruirne i segni e i luoghi, a ritrovarne la lingua perduta. A patto che la lingua della sinistra non sia più liturgia, esercizio di accademia, celebrazione dei santi e dei profeti. Dev’essere un alfabeto che sappia parlare al paese, che riesca a farsi capire e a farsi ascoltare.
Servono parole nuove. E un nuovo sguardo sulle cose che scuotono l’Italia, che ne corrodono le radici di civiltà, che umiliano i diritti e i doveri, che scatenano le guerre dei penultimi contro gli ultimi. Serve una nuova sinistra che non sia solo un’idea nobile e astratta ma uno strumento concreto della politica, una Sinistra Italiana che raccolga storie collettive e passioni civili, che si ponga il problema di riscrivere il racconto di questo tempo senza accomodamenti. Serve, se ci è permesso dirlo fuori da ogni diplomazia, un partito della Sinistra che ci restituisca un’idea e un senso della società, che non si accontenti di mediare ma che scelga di trasformare.
Serve anzitutto il coraggio dei nostri pensieri, quelli che ci siamo scambiati a bassa voce in questi mesi, dopo aver capito che nel voto di aprile non c’era un epilogo ma il principio di qualcosa. I pensieri di chi non crede in una sinistra ridotta a un museo, che non si rassegna al corso dei tempi e al suo senso comune. Serve il coraggio di tutti per non fabbricare una sinistra di pochi.
Serve adesso, compagni: a partire da oggi, a partire da qui.

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11 ottobre: pronti, partenza, via!
di Francesca Santoro

Anche se i salotti buoni della stampa e della televisione hanno voluto ignorarci a tutti i costi, ieri il popolo della sinistra ha fatto una bella sorpresa al mondo politico italiano. Finalmente ha battuto un colpo. La manifestazione della sinistra raccoglie il testimone lanciato dai lavoratori, in piazza lo scorso 27 settembre, e dagli studenti che, venerdì, in 300.000, hanno invaso molte città italiane e lo proietta verso un autunno caldo, caldissimo, che inizierà di fatto il 30 ottobre con lo sciopero generale della scuola.
Il lungo serpentone rosso è il frutto di quanto abbia pesato la consapevolezza di non avere più una sinistra vera in Parlamento ed un’opposizione seria e forte, che in Italia c’è, a dispetto di quanto finora ha dimostrato il Pd nelle sedi istituzionali. E’ l’Opposizione di tante donne e tanti uomini della sinistra che vogliono proporre un’idea alternativa di Italia. È l’opposizione di Pina, maestra cagliaritana, infuriata non solo contro i tagli previsti della riforma Gelmini, ma ancor di più contro il concetto – quello sì, veramente di destra – che per risanare le casse dello Stato risparmia sul futuro delle nuove generazioni. Pina, il viso sereno e sorridente di chi lavora tutti i giorni con i bambini, è arrabbiata contro la volontà di imporre un modello educativo semplicistico che degrada la pedagogia a roba di grembiulini e sei in condotta. Un modello nocivo per la formazione dei piccoli studenti, che complica la vita di insegnanti e genitori. “In un mondo in cui la vita dei bambini è una continua competizione e gli obiettivi che la società impone loro sono sempre più elevati e più difficili, come possiamo pensare che il ritorno all’insegnante unico sia una proposta accettabile e moderna?”, sbotta Pina.
E’ l’opposizione di Ivo Maggi, dal 1946 in Cgil, “quando ancora era unitaria”. 80 anni, un basco blu, la spilletta dello Spi Cgil e il vestito buono delle grandi occasioni. Un passato nell’azienda della metallurgia del rame di Livorno, la “Laminosa”, prima di iniziare il suo percorso nel sindacato, Ivo ha il piglio ironicamente burbero dei suoi conterranei e un accento gradevolmente toscano che, nonostante i tanti anni a Roma, lascia molte tracce nelle sue parole. “Sono in piazza perché dopo anni di battaglie, oggi chiedono ai lavoratori di ritornare schiavi. Sono in piazza perché la tv ci dice che ogni giorno muoiono tre lavoratori, ma nessuno fa niente per fermare questo massacro. Sono in piazza per i miei nipotini, perché quando sento parlare di grembiulini e sei in condotta ho un dejavu. A quando il sabato fascista e i giovani balilla? Io queste cose le ho vissute e non sto tanto tranquillo”.
Due voci, due aspetti di questa protesta che però non riescono a comprenderla, anzi sono il punto di partenza su cui riflettere. Tante le anime, e altrettante le istanze, che sono scese in piazza per dire no a questo governo. Per dire che il futuro dei bambini non è negoziabile; che la sicurezza degli operai è irrinunciabile; che l’integrazione tra esseri umani è un fattore di crescita, non solo e non tanto quella economica, ma quella culturale e sociale; che il diritto alla casa è fondamentale; che l’orizzonte delle nostre famiglie possa proiettarsi oltre, molto oltre, la fine del mese; e che la parola futuro torni a riacquistare quel senso di prospettiva, di stimolo, di progetto, di conquista come dovrebbe accadere in una società giusta.
Ieri la sinistra c’era. Lo hanno dimostrato le migliaia di persone che hanno sfilato e che hanno riempito fino all’inverosimile, inaspettatamente per alcuni, Piazza della Bocca della Verità a Roma, che si è rivelata incapace di contenerci.
E lasciamo ad altre istituzioni (questura) e ad altri mezzi di informazione il solito, avvilente teatrino della guerra delle cifre. Perché ieri, se pure fossimo stati solo in due -come a molti piacerebbe pensare e scrivere- la portata delle nostre idee e delle nostre passioni avrebbe comunque riempito quella piazza.

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Tanta, tantissima gente con la sinistra a Roma
di Gaetano Alessi

"Ma sono così tanti gli extraparlamentari in Italia?".
Questa domanda, carpita ad un turista straniero, fotografa, meglio di ogni altro commento, la manifestazione della Sinistra che ha attraversato le vie di Roma.
Un corteo multicolore di popolo creduto, da una parte (interessata) della società, annientato dal voto dell’Aprile scorso.
Non è così.
“Ci siamo” è il grido di uomini e donne venuti a proprie spese da tutta Italia.
“Ci saremo” è lo slogan dei leader dei vari partiti di sinistra che erravano, tra uno striscione e l’altro, per riabbracciare quella base probabilmente immolata (questa l’accusa più ricorrente) al potere per il potere.
La conta dei numeri è la parte più inutile di ogni cronaca, tra organizzatori e questura la guerra delle cifre è un arcano senza vincitore, ma la gente era tanta, tantissima.
Molta di più di quella che il 20 ottobre scorso vide Prc e Pdci manifestare (come allora forze di Governo) contro il precariato.
Tra slogan vecchi “Ora è sempre resistenza” o improbabili “ La scuola unita jamás será vencida” hanno sfilato studenti, insegnati precari, partigiani, assistenti socio sanitari, No TAV, Crac, No dal Molin, operai, tantissime donne con passeggino a seguito tanto da far esclamare ad un anziano portuale di Livorno: “Meno male che i bambini non li mangiamo più”.
Poi i tanti dirigenti delle forze politiche organizzatrici, divisi in vari settori del corteo.
L’orgoglio comunista avanti e le anime unitarie in mezzo al serpentone.
“Io non ho paura” ha fatto scrivere Nichi Vendola (che ha sfilato a lungo dietro lo striscione per La Sinistra insieme ai dirigenti di Sinistra Democratica) in un adesivo onnipresente nel corteo.
Dopo questa manifestazione tutta la sinistra ne avrà molta di meno.
Il suo popolo ha battuto un colpo.
Itaca ora, per dirla come Claudio Fava, è più vicina.

www.sinistra-democratica.it

 

 

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EmiNews 2008

 

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