5762 Se i poveri vanno a destra

20081009 13:44:00 redazione-IT

Nicola Cacace

Nel mezzo di una crisi finanziaria mondiale, frutto di una deregulation portata avanti dalla destra che produce disastri simili a quelli del ’29, deregulation che oggi tutti condannano, ci si chiede «perché i poveri votano a destra». Infatti la destra è avanzata, in America come in Europa, in un ventennio segnato da concentrazione di ricchezza e aumento delle povertà, col risultato che oggi in quasi tutti i Paesi poco meno della metà della ricchezza nazionale è nelle mani dell’1% delle famiglie, mentre prima del 1980, prima cioè dell’avvento di Reagan e della Thatcher, la quota posseduta dall’1% delle famiglie era poco più di un terzo.

Allora è vero che i poveri votano a destra? È vero che tra i poveri, gli operai e i ceti medi produttivi colpiti da perdite del potere d’acquisto e di status, aumentano insicurezze e paura del futuro, indirizzate abilmente dalle destre populiste contro i “diversi”, immigrati, gay, studenti ribelli del ‘68 e contro le politiche di solidarietà e dei controlli? Se è così, questo avviene anche per carenze culturali della sinistra nel fare analisi e proporre cure che spesso si confondono con quelle della destra.

A sostegno di questa tesi citerò passi di un libro di R. Reich, ministro del Lavoro del primo governo Clinton, oggi docente alla Brandeis University dal titolo significativo: «Ragiona! Perché i liberal vinceranno la battaglia per l’America» (liberal sta per progressista). L’autore spinge i democratici a ragionare con analisi e programmi ispirati agli interessi del Paese, che oggi più che mai ha bisogno di politiche di solidarietà sociale e di controlli pubblici se vuole evitare grandi depressioni come nel ‘29 e crisi gravi come quella di oggi, dovute, oltre che dall’assenza di controlli, al calo dei consumi e della domanda interna da impoverimento di massa.

«Anziché sul rafforzamento della moralità pubblica – i finanzieri di Wall Street senza controlli e con paghe esorbitanti – i “radcon” (radicali conservatori) si concentrano sulla moralità sessuale. Essi preferiscono regolamentare le camere da letto piuttosto che le stanze dei consigli d’amministrazione. … Elemento determinante del successo della destra sono le truppe d’assalto mediatiche, che puntano sulle insicurezze e le paure di chi non arriva a fine mese, convincendo i cittadini che tutti i loro guai vengono da malattie esterne portate dalla sinistra, immigrati, ambientalisti, studenti, gay, arabi e comunisti. Le vetrine mediadiche sono finanziate da un gruppo di magnati dei media come Murdoch e il reverendo Sun Myung Moon e sostenute da giornali come Wall Street Journal, Weekly Standard, Washington Times, New York Post, New York Sun… Dopo aver conquistato le radio – 600 stazioni con 20 milioni di ascoltatori raggiunti nel 2003 – i radcon conquistano la Tv. Fox News di Murdoch nel 2002 supera Cnn nella guerra degli ascolti tra i canali d’informazione via cavo. Il dominio dei radcon non è dovuto solo al denaro e ai media. Alcuni attribuiscono l’eclissi dei democratici al fatto che il partito non ha saputo tenere il passo con un elettorato diventato più conservatore. Sono proprio quelle persone più danneggiate dalle politiche conservatrici dei repubblicani che, presi da insicurezza e paura, sono spinti ad incolpare gli altri. I radcon sono stati bravi a orientare paure ed insicurezze sui liberal. Molti democratici sostengono di essersi dovuti spostare al centro per seguire l’elettorato. Non serve coraggio per spostarsi al centro come viene definito dai sondaggi. Se vuoi essere un politico leader con tue idee sei tu che stabilisci il centro, non lasciando ai sondaggi dirti dove andare. Al massimo i sondaggi ti dicono da che parte sta la gente ed è inutile portarla dove già si trova, devi portarla in direzione dei tuoi valori e dei suoi veri interessi… Molti democratici hanno smesso di votare. Alle presidenziali del 2000 votarono i tre quarti degli elettori con redditi superiore ai 75mila dollari, solo un terzo di quelli con redditi inferiori ai 10mila. Con un astensionismo più equilibrato Al Gore avrebbe stravinto».

In sostanza Reich è convinto che i democratici torneranno ai loro valori storici rooseveltiani di capitalismo sociale di mercato senza confondersi con la destra su temi come sanità, fiscalità, paradisi fiscali, controlli sulla finanza e senza inseguire più un centrismo che continua a spostarsi verso destra. Allora non ci sarà partita alle prossime elezioni, una volta convinta la maggioranza degli americani che i loro interessi sono meglio tutelati dalle politiche liberal che da quelle protocapitaliste asservite all’avidità dei Cheney, dei Bush e dei loro amici.

PS Robert Reich, che nel 2004 aveva previsto la sconfitta di Al Gore, oggi prevede la vittoria di Obama.

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=79757

 

 

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EmiNews 2008

 

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