5785 La leggenda degli "zingari" mafiosi

20081013 18:47:00 redazione-IT

di Roberto Malini

12 ottobre 2008. Non è una barzelletta e neanche un paradosso: il mese scorso "qualcuno" ha avviato la più improbabile delle campagne di propaganda anti-Rom. Si è cercato di far credere ai media e al popolo italiano che il traffico di droga in Italia non è in mano alla criminalità organizzata, una rete estesa in tutto il mondo, che muove
miliardi di euro ogni anno, ma… ai Rom! Signore e signori, la N’drangheta, la Camorra, la Sacra Corona Unita, la Mafia non esistono e sono state sostitute dagli "zingari" che sopravvivono nelle baracche e sotto i ponti. Chi controlla il traffico della droga a Catanzaro, in Calabria? Chi gestisce il "fortino della commercializzazione degli
stupefacenti, con un sodalizio armato e pericoloso"? Sembra una risposta facile, a cui anche un bimbo di sei anni, a Catanzaro, saprebbe rispondere, sottovoce, naturalmente. Le autorità cittadine, però, hanno trovato una risposta differente, in linea con la "lotta alla criminalità" attuata dalla Istituzioni centrali.

Il 12 settembre
scorso, infatti, le massime autorità di pubblica sicurezza catanzaresi
hanno illustrato durante una conferenza stampa una brillante
operazione presso il campo Rom sito in località Germaneto: “Se
qualcuno si era messo in testa che a Catanzaro possono esistere zone
franche, si è sbagliato di grosso e questa operazione lo dimostra. Lo
Stato arriva ovunque. A Germaneto siamo intervenuti alle cinque del
mattino con cento uomini di vari reparti, con dodici ore di
perquisizioni. Quest’area, per quello che è emerso, è da considerare
il fortino della commercializzazione della droga, con un sodalizio
armato e pericoloso che gestisce lo spaccio di cocaina a Catanzaro”.
Ed ecco i dati di una delle "più importanti operazioni antidroga mai
effettuate in Calabria": venti soggetti denunciati a piede libero,
undici dei quali… per furto di energia elettrica (i soliti
allacciamenti "abusivi"). Ma il reato sarà esteso a tutti gli abitanti
del campo (che vivono in spaventose condizioni di miseria, nonostante
il loro "impero criminale"). Una donna è stata denunciata per
ricettazione e detenzione di droga, dal momento che è stata trovata in
possesso di – addirittura! – tre bilancini e "refurtiva riconducibile
probabilmente a lei" (merce senza scontrini di acquisto). Durante la
perquisizione nel campo, la autorità hanno annunciato con fierezza di
aver scoperto un "importante quantitativo di droga". Se leggiamo il
verbale, però, si tratta di pochi etti di hashish, eroina e cocaina. E
il pericoloso arsenale? Una sola pistola calibro 22 con matricola
abrasa. Tutto qui. Piccolissimo spaccio. Ma ecco quella che "Il
Giornale di Calabria" definisce "la sorpresa più particolare: una
decina di scatoloni di lenzuola e vestiti fuori moda. Questo sarebbe
il cuore del commercio di stupefacenti di Catanzaro, la cittadella
delle armi e della droga! La realtà è ben diversa e le famiglie Rom
denunciate rappresentano il gradino infimo della manovalanza al
servizio della criminalità organizzata: meno ancora che piccoli
spacciatori, veri e propri schiavi. Questo tipo di operazioni, nelle
quali la perdita di stupefacenti e armi da parte della criminalità
organizzata è minima, diffondono un’idea errata tanto riguardo ai
"nomadi" quanto alle potenti organizzazioni criminali che dall’Italia
si diramano in tutto il mondo. Replica a Roma il 18 settembre, pochi
giorni dopo il blitz calabrese. Uno spiegamento di trecento
carabinieri e 27 arresti per un’operazione – denominata "White Wolf"
– che avrebbe "smantellato una banda Rom" a Roma, che gestiva –
secondo gli inquirenti – un colossale traffico di stupefacenti
provenienti dalla Colombia, via Spagna. Naturalmente, questi "re della
droga" vivevano in campi Rom, senza acqua né luce, in mezzo ai rifiuti
e ai topi. L’operazione "White Wolf" in realtà è iniziata nel 2005 e
riguarda, anche in questo caso, come dimostrano gli intestatari dei
ricchi conti correnti in cui fluiva il denaro illecito, criminalità
organizzata italiana. I "nomadi", in gran parte di origine bosniaca e
croata, rappresentavano l’ultima ruota del carro ed erano nelle mani –
ridotti in schiavitù, come accade sempre ai Rom quando entrano in
contatto con la criminalità italiana – delle grandi cosche. I medi
hanno divulgato le notizie relative alle due "brilanti" operazioni di
pubblica sicurezza, che tuttavia, a causa della loro scarsa o nulla
credibilità, non hanno sollevato l’indignazione e l’odio razziale che
– nelle sedi del potere – ci si attendeva.

 

 

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EmiNews 2008

 

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