5829 ITALIANI EMIGRATI: il Governo Berlusconi viola la Costituzione

20081019 18:01:00 redazione-IT

di Rodolfo Amadeo

Il primo intervento governativo in tema di pensioni è togliere l’integrazione al minimo agli emigrati ancora di nazionalità italiana ma residenti all’estero. L’emigrato che invece rientra nel nostro Paese continua da usufruirne. Alla faccia del dettato costituzionale che stabilisce l’uguaglianza fra tutti i cittadini italiani. Il nostro Governo ha inserito l’integrazione delle pensioni fra i contributi assistenziali e visto che tutto ciò che è di natura assistenziale non può essere esportato in Europa ha di fatto messo in atto disparità di trattamento fra cittadini dello stesso Stato.

La cosiddetta integrazione al minimo non è un contributo assistenziale, ma al contrario un sacrosanto diritto conquistato dai lavoratori in anni di dure lotte. Invece il Governo italiano lo ha furbescamente inserito fra le elargizioni assistenziali finendo con il decurtare in modo significativo le pensioni di emigrati che pur risiedendo all’estero hanno mantenuto la propria nazionalità italiana.

Scelta dettata dalla scelta di tagli indiscriminati varato dall’attuale maggioranza o frutto di semplice imperizia di legislatori incapaci ?
L’avere inserito l’integrazione al minimo fra i contributi assistenziali si concreta in chiara violazione dei principi fondamentali della carta costituzionale. Infatti due lavoratori italiani emigrati, pur avendo lavorato gli stessi anni in Italia e all’estero, una volta raggiunta l’età pensionabile avranno trattamento diverso. Quello che rientra in Italia percepirà l’integrazione, l’altro, pur mantenendo la propria nazionalità italiana, se rimarrà all’estero se la vedrà negare.

Sempre rimanendo in tema di emigrazione si deve rilevare una seconda violazione del dettato costituzionale; ancora una volta sono presi di mira gli emigrati di nazionalità italiana che risiedono all’estero. Il Governo Berlusconi ha infatti abolito l’imposta comunale sulla casa, la cosiddetta Ici, mettendo in difficoltà finanziaria i Comuni. Grazie a questa legge nessun cittadino italiano dovrà più pagare l’imposta sulla prima casa, tutti ad eccezione dei lavoratori italiani residenti all’estero. Dopo la sparata l’attuale presidente del Consiglio ha furbescamente passato la palla ai Comuni affermando che saranno questi ultimi a decidere se applicare l’imposta o meno nei confronti di chi risiede all’estero, ma ha mantenuto la cittadinanza italiana.

Rimpalli a parte la violazione resta: la disparità di trattamento di una parte di cittadini è evidente. Come esempio di”buon governo” non è male, è in questo modo che Silvio Berlusconi e la sua maggioranza intendono riconoscere i lavoratori emigrati?

Rodolfo Amadeo
SD Marsiglia – Francia

 

 

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EmiNews 2008

 

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