5827 ANAMARIA RIVERA: RAZZISMO IN CATTEDRA

20081018 11:11:00 redazione-IT

[Da "Il manifesto" del 16 ottobre 2008]

In una collettivita’ nazionale che non ha mai brillato per spirito e rigore "repubblicani", la scuola pubblica e’ uno dei rari luoghi in cui si pratica un certo rispetto dei principi costituzionali, in primis il diritto all’istruzione e alla non-discriminazione. E’ anche una delle poche istituzioni che non hanno chiuso gli occhi di fronte alla pluralizzazione ulturale crescente della societa’ italiana, attrezzandosi per affrontarla sul piano educativo e culturale. Oggi tutto questo appare lontano come la luna, di fronte al radicale salto di paradigma costituito dalla mozione approvata dalla Camera. La norma che istituisce le classi differenziali per gli alunni stranieri che non superino test e prove varie e’ certo la ciliegina sulla torta di una "riforma" dell’istruzione di squisita marca
reazionaria.

Discriminare alunni di origine "non autoctona" (e chi di noi lo e’?) in base al criterio dell’imperfetta conoscenza della lingua italiana non e’ solo disconoscere la primaria funzione integrativa della scuola. E’ un gesto revisionista che cancella la storia che ha fondato la scuola pubblica in
Italia: storia d’integrazione e di emancipazione d’innumerevoli generazioni "native" di ragazzi poveri, ignoranti, non-parlanti l’italiano; una storia che tuttora garantisce il diritto all’istruzione anche al ragazzo che parla solo il dialetto di Cassano Magnago o di Vittorio Veneto. In realta’, l’allontanamento, simbolico e reale, dalla scuola pubblica dei figli degli altri e’ qualcosa di piu’ di una ciliegina sulla torta: e’ un tassello pesante nella costruzione di un paese del razzismo reale.
Un paese che non corre solo il rischio d’essere percorso da un’endemica e disseminata guerra fra poveri. Questa formula puo’ finire per diventare luogo comune frusto e consolatorio: le guerre fra poveri si ricompongono lavorando "per l’unita’ della classe", come recita la vulgata marxista, e per un processo cosi’ lungo c’e’ sempre tempo…

Puo’ ridursi a luogo comune, se non si comprende che si e’ gia’ compiuta la saldatura fra il razzismo di Stato e il razzismo popolare. Essa e’ stata resa possibile non
solo dal ruolo svolto dai media, ma soprattutto dagli apprendisti stregoni che, trastullandosi con il paradigma securitario, hanno spalancato le porte dell’inferno del razzismo istituzional-popolare. Continuiamo a confidare
nella capacita’ di ravvedimento della sinistra politica, benche’ il corteo nazionale dell’"orgoglio comunista", per quanto imponente, non lasci intravedere l’elaborazione di contenuti, ne’ una massiccia inclusione nei suoi ranghi delle vittime reali e potenziali del razzismo. E dunque speriamo che, di fronte a norme che mirano a stravolgere il senso e la funzione di istituzioni-pilastro della democrazia, qualcuno a sinistra cominci a comprendere il senso strategico della battaglia contro il razzismo e per i
diritti dei migranti. Va detto chiaro a chi ancora si attarda a fare distinguo: l’Italia governata dispoticamente da Berlusconi e pervertita dall’ideologia nazistoide della Lega Nord, resa piu’ temibile dal culto dell’ignoranza, sta per diventare un paese strutturalmente razzista: un paese del razzismo reale, appunto.

www.ilmanifesto.it

 

 

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EmiNews 2008

 

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