5857 Berlusconi: polizia all’università. Il premier provoca. «È come Bava Beccaris»

20081022 21:56:00 redazione-IT

Veltroni: parole molto gravi – Veltroni: parole molto gravi
Napolitano: aprire un confronto

Gli studenti di scuola e università protestano democraticamente contro la riforma della Gelmini. E Berlusconi minaccia rappresaglie fisiche: «Dico chiaro un avviso ai naviganti: non permetteremo l’occupazione delle scuole e dell’università. Oggi convocherò il ministro dell’Interno Maroni per studiare con lui gli interventi delle forze dell’ordine». È questa la politica preferita del governo di destra, che non sembra conoscere le regole democratiche, anche con l’opposizione, che o dice come vuole il premier o non ci deve essere.

Ma all’ipotesi del premier risponde il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, accusando il governo di procedere in Parlamento a colpi di fiducia, stigmatizzare le manifestazioni dell’opposizione e, adesso, annunciare l’uso della Polizia contro gli studenti che protestano. È giunto il momento di capire se «è ancora possibile dissentire in questo Paese» dice Veltroni, «se la risposta è no – aggiunge – i problemi cominceranno a diventare molto seri».

Le parole di Berlusconi sulla scuola «sono molto gravi e cariche di conseguenze» mentre un presidente del Consiglio anziché «soffiare sul fuoco» dovrebbe «sforzarsi di garantire l’unità del Paese».

E dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arriva l’appello per «uno spazio di confronto parlamentare» su come «meglio definire i tagli» e fissare quelli indispensabili in futuro. Il capo dello Stato lo fa nella risposta agli studenti de «La Sapienza» che ieri gli hanno consegnato una lettera.
«Il governo – scrive Napolitano – ha ritenuto necessario e urgente definire, fin dal giugno scorso, sia pure per grandi aggregati, le previsioni di spesa per i prossimi tre anni, al fine di rispettare l’impegno da tempo sottoscritto dall’Italia in sede europea per l’azzeramento del deficit di bilancio e per la graduale, ma netta e costante, riduzione del debito pubblico. Sono certo che anche a voi non sfugge l’importanza strategica di questo obiettivo, il cui raggiungimento è condizione per uno sviluppo di politiche pubbliche meno pesantemente condizionato dall’onere del debito via via accumulatosi». «Tuttavia – aggiunge il presidente della Repubblica – io auspico: 1) che si creino spazi per un confronto, in sede parlamentare, su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili della spesa pubblica tra i ministeri e i vari programmi, valutando attentamente l’esigenza di salvaguardare livelli adeguati di spesa per la ricerca e la formazione; 2) che a sostegno di questo sforzo, si formulino proposte anche da parte di studenti e docenti, per razionalizzare la spesa ed elevarne la qualità, con particolare riferimento all’Università, dovendosi rimuovere distorsioni, insufficienze e sprechi che nessuno può negare».
«E ciò – conclude Napolitano – sposta il discorso sulla tematica degli ordinamenti e della gestione del sistema universitario: tematica sulla quale è atteso un confronto tra il governo e gli organismi rappresentativi delle Università».

Il premier ha tutta una sua teoria sulla protesta corale che investe indistintamente tutte le scuole e le facoltà della penisola: «Dietro alle manifestazioni sulla scuola c’è l’estrema sinistra e, come a Milano, anche i centri sociali». «Non ritireremo il decreto legge che è sacrosanto – proclama Berlusconi -. I leader della sinistra dicono solo menzogne». Berlusconi ha poi cercato di respingere punto su punto le accuse al decreto legge scuola: «Non verrà mandato via alcun insegnante – ma poi è costretto ad ammettere -. Ci sarà solo il blocco del turn over». E ancora non può smentire neanche che ci sarà una riduzione del tempo pieno: «Le famiglie potranno scegliere liberamente». Clamorosa è poi la retromarcia sul maestro unico: «Non ci sarà il maestro unico nelle elementari, ma il maestro prevalente».

Sulle proteste Berlusconi ha chiesto al ministro dell’Interno Roberto Maroni di garantire il diritto allo studio,
Nel suo ragionamento, stando al resoconto fornito, il capo del governo è partito da un presupposto: la maggioranza degli studenti, che i sondaggi quantificano nel 60-70% degli alunni, vorrebbe partecipare regolarmente alle lezioni e condivide i principi della riforma. Ciò significa, ha sottolineato Berlusconi conversando con il responsabile del Viminale, che se permettiamo a quei pochi che vogliono occupare scuole e università di impedire il regolare svolgimento delle lezioni una minoranza avrebbe la meglio sulla maggioranza.

Il premier ha riconosciuto il diritto di manifestare contro la riforma. Ma questo diritto, a suo giudizio, non può trasformarsi in un ostacolo a chi non vuole farlo. Un ragionamento che, a detta di chi ha potuto ascoltarlo, sembra indicare l’intenzione di trovare una soluzione di compromesso che magari non impedisca l’occupazione di spazi nelle scuole e nelle università, ma a condizione che ciò non ostacoli il regolare svolgimento di lezioni ed esami. Ecco il motivo per cui il presidente del Consiglio ha chiesto al ministro dell’Interno di valutare, insieme ai tecnici del suo dicastero, la soluzione migliore affinchè insieme al diritto di protestare sia assicurato anche il diritto allo studio. E giovedì è in programma un incontro al Viminale.

Poi il premier rivolgendosi direttamente ai giornalisti presenti in sala, ha minacciato anche i quotidiani: «Mandate i saluti ai vostri direttori e ditegli che saremmo molto indignati e preoccupati se la conferenza stampa di oggi sulla scuola non avesse seguito». Il presidente del Consiglio bacchetta tutta la stampa italiana: «Si sta facendo una cattiva informazione». E poi conclude in grande stile: «Avete quattro anni e mezzo per farci il callo, non intendo retrocedere di un centimetro».

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Dal Pd alla sinistra, tutti contro il premier: «È come Bava Beccaris»

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Manganelli agli studenti, polizia dentro l’università, minacce ai giornalisti. Sempre più questo governo di destra sta mostrando la sua vera faccia. Quella brutta, ma anche quella reale, nonostante ormai molti suoi membri indossino il doppiopetto. Se ne stanno accorgendo tutti. Da sinistra, ma anche dall’estrema destra, dove anche Forza Nuova ha preso posizione a favore della protesta contro la Gelmini.

«Il tono minaccioso con cui il presidente del Consiglio, durante la conferenza stampa di oggi, segnalava ai direttori dei giornali e dei telegiornali la propria preoccupazione ma soprattutto la propria indignazione sarà forse all’ordine del giorno dell’incontro che avrà con il ministro dell’Interno Maroni?». Se lo chiede il capo ufficio stampa del Pd Piero Martino. «Oltre a prendere le contromisure adatte a bloccare le manifestazioni degli studenti degli insegnanti e del corpo non docente della scuola – attacca Martino – Berlusconi invierà le forze dell’ordine anche nelle redazioni per verificare che il suo verbo venga amplificato come lui gradisce?». «La propaganda di regime di tempi non ancora dimenticati – prosegue il democratico – utilizzava metodi di controllo dell’informazione che non vorremmo fossero riproposti nel 2008».

Polizia contro studenti? Per il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, è uno scenario inimmaginabile: «Non oso neanche pensare – dice a margine della cerimonia laica per i funerali di Vittorio Foa – che si possa rispondere a questo movimento con delle minacce». Epifani manda a dire al premier: «Il Governo sappia dialogare, apra dei canali con questa protesta nuova, vasta e pacifica. Questo vale anche – aggiunge – per il sindacato confederale: non si può far mancare un tavolo di confronto». Poi ribadisce: «Sarebbe profondamente sbagliata una scelta di rispondere al movimento con una modalità che non sia quella del dialogo». Secondo il leader della Cgil, la mobilitazione nel mondo della scuola e dell’università contro i provvedimenti governativi non va giudicato attraverso vecchi schemi politici. «Non ha senso paragonarla al ’68 o tanto meno al ’77, sbaglia chi ci vede dietro qualcuno o qualcosa. Le richieste che fanno e che noi condividiamo, sono di investire di più in informazione: questa è gente che chiede di studiare di più e meglio. Il Governo sbaglia a sottovalutare questo movimento o a catalogarlo in termini di schematismi politici».

«Le parole del presidente del Consiglio che dice di voler usare la polizia contro gli studenti sono di una gravità inaudita», Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd. e occupazioni negli istituti, le proteste nelle università e nelle scuole dell’obbligo mostrano un paese reale che non crede alle bugie di questo governo e manifestano un malessere che dovrebbe essere compreso». La reazione di Berlusconi «mette a nudo, al di là dell’ostentata sicurezza, una vera e propria debolezza perché le affollatissime e democratiche manifestazioni di questi giorni sono la prova che c’è un’Italia che ha scoperto l’inganno della “manutenzione” del ministro gelmini».

«La decisione del presidente del consiglio di ricorrere all’uso della forza pubblica contro le famiglie e gli studenti che protestano per difendere il diritto allo studio è gravissimo, è un atto inconcepibile che lede diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione», dice Pina Picierno, ministro ombra delle politiche giovanili del Pd, domandandosi «cosa ha in mente il presidente del Consiglio?». Per l’esponente del Pd «abbiamo a che fare con un pompiere piromane che cerca di alimentare ad arte un clima di tensione. Oggi sono venuti solo diktat e minacce contro chiunque osi dissentire dalle posizioni di questo governo. Un comportamento irresponsabile e pericoloso».

«Avviso a “Bava Beccaris-Berlusconi” – afferma Paolo Ferrero segretario del Prc -. Rifondazione comunista sostiene e continuerà a sostenere tutte le occupazioni che si stanno svolgendo e si svolgeranno nelle scuole, nelle università e nelle strutture di ricerca del mondo scolastico italiano». «Il presidente del Consiglio – aggiunge – non provi a trasformare una libera e democratica forma di protesta sociale in un problema di ordine pubblico. Le forze dell’ordine il governo pensi ad usarle contro la criminalità organizzata che minaccia, uccide e scorrazza in un gran pezzo del territorio del Paese, non contro gli studenti, i professori e i ricercatori che non fanno altro che rivendicare i loro diritti».

«Vietare le occupazioni? Mi sembra che Berlusconi, più che inseguire il modello di una democrazia in cui il dissenso è una componente democratica, rincorra il modello di Pinochet, con manganelli e lacrimogeni», commenta Francesco Caruso, l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista e leader dei no global campani. « Il premier deve stare attento» perché «chi semina rabbia raccoglie tempesta». «Se Berlusconi pensa di risolvere a colpi di manganello sulla testa dei ragazzi e dei professori il disagio e il malesseri diffusi nel mondo della scuola – aggiunge Caruso – rischia di sbattere la testa contro il muro e di farsi tanto male». Anche perché, conclude, «le esperienze di autogestione nelle scuole e nelle università attraversano tutta l’Europa quando ci si trova di fronte a provvedimenti governativi inquietanti come quello della Gelmini».

«La conferenza stampa di Berlusconi e Gelmini riflette la paura del governo di fronte alla crescita del movimento studentesco: Berlusconi minaccia l’uso della forza perché è consapevole della propria crisi di consenso sul fronte scuola», dice Marco Ferrando del Pcl, che aggiunge: «Tanto più ora, studenti e insegnanti non si facciano intimidire da Berlusconi. La vera “violenza” è quella dei tagli all’istruzione pubblica, non l’occupazione di scuole e università a difesa dell’istruzione.» «Il Pcl dà pieno sostegno all’estensione e sviluppo della mobilitazione. Si impegna a favorire l’estensione delle occupazioni. Rivendica il diritto all’autodifesa di massa delle scuole e università occupate. Lavora -conclude Ferrando- alla formazione di un coordinamento nazionale di delegati eletti dalle assemblee. Rivendica il proseguo a oltranza della mobilitazione sino al ritiro del decreto Gelmini».

Contro la linea dura scelta dal premier nei confronti delle proteste degli studenti si scaglia anche Forza Nuova che accusa Berlusconi di «minacciare gli studenti». «È preciso diritto degli studenti manifestare la loro opposizione dato che questo provvedimento riguarda il loro futuro, e non quello della Gelmini o di Berlusconi – sostiene Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova – Il Governo fa orecchie di mercante, non accetta che la totalità degli operatori scolastici e degli studenti sia in disaccordo, e si comporta in maniera anti democratica facendo leva su minacce di repressione. Noi – conclude – siamo al fianco degli studenti, e saremo con loro nel caso l’esecutivo li aggredisse».

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EmiNews 2008

 

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