5870 *La crisi economica globale: un'opportunità storica di trasformazione*

20081023 20:05:00 redazione-IT

*Una prima risposta delle persone, dei movimenti sociali e delle organizzazioni non governative a sostegno di un programma transnazionale per una trasformazione economica radicale*
*Pechino, Cina, 15 ottobre 2008*

*Preambolo*

/Avendo l’opportunità di così tante persone appartenenti ai movimenti e presenti a Pechino durante il Forum dei Popoli Asia-Europa, il Transnational Institute e Focus on the Global South hanno promosso una serie di incontri informali notturni tra il 13 e il 15 ottobre 2008.
Abbiamo riflettuto sul significato dell’esplosione della crisi economica globale e delle opportunità che ci offre per valorizzare nell’opinione pubblica alcune delle alternative più interessanti e praticabili su cui molti di noi hanno lavorato per decenni. Questa dichiarazione rappresenta il risultato collettivo delle nostre notti a Pechino. Noi,
primi firmatari della dichiarazione, intendiamo contribuire agli sforzi di formulare proposte attorno alle quali i nostri movimenti possano organizzarsi formando la base per un ordine economico e politico radicalmente differente.

Invitiamo a sottoscrivere questa dichiarazione
sul sito http://casinocrash.org

*/La crisi/*

Il sistema finanziario globale sta crollando a grande velocità. Questo
avviene in contemporanea con le altre crisi, quella alimentare, quella
climatica e quella energetica. Ciò indebolisce fortemente il potere
degli Stati Uniti e dell’Unione Europea e delle istituzioni globali che
essi dominano, particolarmente del Fondo Monetario Internazionale, della
Banca Mondiale e della Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Non
soltanto è in discussione la legittimità del paradigma neoliberista, ma
l’assetto futuro del capitalismo stesso.

Il caos nel sistema finanziario globale è tale che i governi del nord
hanno messo in atto misure che i movimenti progressisti avevano invocato
per anni, come la nazionalizzazione delle banche. Tuttavia queste misure
vengono considerate come strumenti di stabilizzazione a breve termine e
passata la tempesta probabilmente si intende procedere al ritorno delle
banche nel settore privato. Abbiamo uno spiraglio di opportunità per
mobilitarci affinché ciò non avvenga.

*La sfida e l’opportunità*

Stiamo entrando in un terreno inesplorato con questa congiuntura fatta
di crisi profonde – le conseguenze della crisi finanziaria saranno
severe. Le persone si vedono precipitare in una profonda insicurezza; la
miseria e le privazioni aumenteranno per molti dei più poveri dovunque.
Non possiamo lasciare l’iniziativa, in questo momento, ai gruppi
fascisti, ai populisti di destra e agli xenofobi, che certamente
cercheranno di utilizzare la paura e la rabbia dei popoli a scopi
reazionari.
Negli ultimi decenni sono nati potenti movimenti contro il neoliberismo.
Questi movimenti cresceranno se un’analisi critica della crisi sarà
capace di disvelarne l’essenza alle persone, che sono già arrabbiate nel
vedere fondi pubblici utilizzati per pagare problemi che loro non hanno
certo contribuito a creare, che già vivono la preoccupazione della crisi
ecologica e dei prezzi crescenti soprattutto per cibo e energia. I
movimenti cresceranno ulteriormente ai primi morsi della recessione, con
le economie che scivolano verso la depressione.

Si apre un nuovo spazio per le alternative. Perché queste alternative
siano capaci di conquistare l’attenzione e il supporto della società
esse devono essere concrete ed immediatamente praticabili. Abbiamo già
alcune alternative convincenti ed abbiamo anche molte altre buone idee
che ci vengono dalle esperienze del passato e che però sono state
sconfitte. Le nostre alternative si basano sulla centralità del
benessere delle persone e del pianeta. Per questo è necessario un
controllo democratico sulle istituzioni finanziarie ed economiche.
Questo è il "filo rosso" che lega insieme le proposte presentate di seguito.

*Proposte per un dibattito, per l’analisi e l’azione*

/Finanza///

– Introdurre su larga scala la socializzazione delle
banche, non una semplice nazionalizzazione dei titoli di debito
deteriorati (bad assets)

– Creare istituzioni bancarie che abbiano al centro le
popolazioni (people-based) e rafforzare le attuali forme di credito
popolare basate sulla mutualità e la solidarietà

– Istituire un sistema di piena trasparenza del sistema
finanziario, attraverso il pieno accesso del pubblico ai documenti
contabili, e assegnando ai cittadini e alle organizzazioni dei
lavoratori il ruolo di facilitare questa forma di controllo

– Introdurre la supervisione parlamentare e dei
cittadini sull’attuale sistema bancario

– Applicare criteri sociali (incluse le condizioni di
lavoro) ed ambientali per la concessione di ogni tipo di prestito,
compresi quelli per le attività produttive

– Dare priorità al finanziamento, ai tassi d’interesse
minimi (agevolati), dei bisogni sociali ed ambientali e per ampliare la
già crescente economia sociale

– Ridefinire il ruolo delle banche centrali in linea
con gli obiettivi definiti democraticamente in campo sociale, ambientale
e di politiche espansive (politiche anticicliche, per fronteggiare la
recessione), e rendere le banche centrali istituzioni soggette al
principio della responsabilità pubblica (public accountable institutions)

– salvaguardare le rimesse degli emigrati alle loro
famiglie e introdurre una legislazione che riduca i costi e le imposte
su questi trasferimenti

/ /

/Tassazione/

– Chiusura di tutti i paradisi fiscali

– Eliminazione di tutte le agevolazioni fiscali per le
società energetiche basate sui combustibili fossili e sull’energia nucleare

– Applicazione di sistemi fiscali fortemente progressivi

– Introduzione di un sistema globale di tassazione che
impedisca il /transfer pricing/ (la pratica di trasferire la base
imponibile nei paesi con tassazione favorevole) e l’evasione fiscale

– Introduzione di un’imposta sui profitti delle banche
nazionalizzate mediante la quale costituire fondi di investimento dei
cittadini (vedi in seguito)

– Imporre forti e progressive imposte sulla base della
"impronta del carbone" ("carbon footprint") soprattutto per quanti
producono le maggiori emissioni di CO2.

– Adottare controlli, come le Tobin tax, sui movimenti
speculativi di capitale

– Reintrodurre le tariffe e la tassazione sulle
importazioni di beni di lusso e su altri beni già prodotti localmente,
sia come strumento per incrementare le entrate fiscali degli stati, sia
come strumento di sostegno alla produzione locale e quindi alla
riduzione globale delle emissioni di CO2

/ /

/Spesa pubblica e investimenti/

– Drastica riduzione delle spese militari

– Reindirizzare la spesa dei governi destinata al
salvataggio dei banchieri per garantire i redditi minimi e la sicurezza
sociale, e per fornire l’accesso universale a servizi sociali di base
come l’abitazione, l’acqua, l’elettricità, la salute, l’istruzione, la
cura dei bambini, e l’accesso ad Internet e agli altri servizi di
comunicazione pubblica

– Utilizzo dei fondi di investimento dei cittadini
(vedi sopra) per sostenere le comunità molto povere;

– Assicurare che le persone che rischiano di perdere le
loro case, a causa dell’impossibilità di pagare i mutui a seguito della
crisi, possano rinegoziare i termini di pagamento

– Blocco di tutte le privatizzazioni dei servizi pubblici

– Costituzione di imprese pubbliche sotto il controllo
dei parlamenti, delle comunità locali e/o dei lavoratori, allo scopo di
aumentare l’occupazione

– Miglioramento nella gestione delle imprese pubbliche
attraverso la democratizzazione della gestione stessa – a questo scopo
favorire la collaborazione tra i gestori dei servizi pubblici, il
personale, i sindacati e le organizzazioni dei consumatori

– Introdurre il bilancio partecipativo sulle finanze
pubbliche ad ogni livello praticabile

– Investire in modo massiccio nel miglioramento
dell’efficienza energetica, in trasporti pubblici a basse emissioni,
nelle energie rinnovabili e nel recupero ambientale

– Controllo o sostegno dei prezzi dei prodotti
fondamentali

/Commercio internazionale e finanza/

– Introduzione di un divieto globale permanente delle
vendite allo scoperto di quote e azioni

– Divieto degli scambi in derivati

– Proibizione di ogni tipo di speculazione sui prodotti
alimentari di base

– Cancellazione del debito di tutti i paesi in via di
sviluppo – il debito sta crescendo perché la crisi fa svalutare le
valute nei paesi del sud

– Sostenere l’appello delle Nazioni Unite che invita a
partecipare alla discussione su come risolvere la crisi, che avrà un
impatto molto maggiore sulle economia del sud di quanto finora si sia
compreso

– Graduale messa da parte della Banca mondiale, del
Fondo Monetario Internazionale, e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio

– Graduale abbandono del dollaro statunitense come
valuta di riserva internazionale

– Avviare una indagine dei popoli sui meccanismi
necessari a costruire un sistema monetario internazionale equo

– Assicurare che i trasferimenti di aiuto verso il sud
non crollino a seguito della crisi

– Abolire gli "aiuti vincolati" (tied aid) ai paesi in
via di sviluppo

– Abolire i condizionamenti neoliberisti dagli aiuti
allo sviluppo

– Graduale abbandono dell’attuale paradigma dello
sviluppo guidato dalle esportazioni e riorientamento dello sviluppo
sostenibile sulle produzioni locali per i mercati locali e regionali

– Introdurre incentivi per i prodotti destinati ai più
vicini mercati locali

– Annullamento di tutte le negoziazioni dei trattati
bilaterali di libero commercio e degli accordi di partnership economica
(EPAs)

– Promuovere accordi economici regionali di
cooperazione, come l’UNASUR (Unione delle nazioni sudamericane), l’ALBA
(Alternativa Bolivariana per le Americhe), il TCP (Trattato Commerciale
dei Popoli) e altri che incoraggiano e promuovono la fine della povertà.

/Ambiente/

– Introdurre un sistema globale di compensazione per le
nazioni che non sfruttano riserve di combustibili fossili nell’interesse
comune di limitare l’impatto sull’ambiente, così come proposto dall’Ecuador

– Risarcimenti in denaro per le nazioni del sud per la
distruzione ecologica prodotta dal nord, allo scopo di assistere i
popoli del sud ad affrontare il cambiamento climatico ed altre crisi
ambientali

– Rigida applicazione del "principio di precauzione"
previsto dalla dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto allo
sviluppo, come condizione per tutti i progetti di sviluppo e ambientale

– Cessazione dei finanziamenti ai progetti basati sul "
meccanismo di sviluppo pulito" previsto dal protocollo di Kyoto e che
sono distruttivi da un punto di vista ambientale, come le monoculture di
eucalipto, soia e olio di palma

– Interruzione dello sviluppo degli scambi di carbone e
di altre tecnologie contro produttive, quali il " sequestro del
carbonio", gli agrocombustibili, l’energia nucleare e la tecnologia del
"carbone pulito".

– Adottare strategie che riducano radicalmente i
consumi nelle nazioni ricche, mentre promuovono lo sviluppo sostenibile
nelle nazioni più povere

– Introdurre una gestione democratica di tutti i
meccanismi internazionali di finanziamento delle iniziative volte a
mitigare il cambiamento climatico, con una forte partecipazione dei
paesi del sud e della società civile

/Agricoltura e industria/

– Graduale abbandono del paradigma di uno sviluppo
guidato dall’industria ed in cui i settori rurali sono spremuti per
fornire le risorse necessarie a sostenere l’industrializzazione e
l’urbanizzazione

– Promuovere strategie agricole che si propongono di
conseguire l’obiettivo della sicurezza alimentare, della sovranità
alimentare e di una agricoltura sostenibile

– Promuovere riforme agrarie ed altre misure necessarie
a sostenere la piccola agricoltura tradizionale e sostenere le comunità
contadine e indigene

– Fermare le riforme del mercato del lavoro che si
propongono di ampliare l’orario di lavoro e che rendono più facile
licenziare i lavoratori

– Rendere sicuri i posti di lavoro cancellando le forme
di lavoro precario e sottopagato

– Garantire la parità del salario a parità di lavoro
per le donne — sia come principio fondamentale che come strumento per
fronteggiare l’arrivo della recessione attraverso l’aumento delle
capacità di consumo dei lavoratori

– Proteggere i diritti dei lavoratori migranti in caso
di perdita del posto di lavoro, assicurando il rientro e la
reintegrazione nei paesi di origine. Per quelli che non possono
ritornare non devono comunque esserci ritorni forzati, deve essere
assicurata la loro sicurezza, si dovrà provvedere alla ricerca di un
nuovo impiego o ad un reddito minimo.

*/Conclusione/*
/Queste sono tutte proposte concrete e di senso comune. Alcune
iniziative sono già in via di applicazione e facilmente praticabili. Il
loro successo deve essere adeguatamente pubblicizzato e diventare di
dominio pubblico perché possano stimolare il loro ulteriore sviluppo.
Alcune altre di queste iniziative difficilmente saranno messe in pratica
grazie solo alla bontà del merito che le caratterizza. E’ necessaria una
volontà politica perché questo avvenga. Per questo, inevitabilmente,
ogni proposta è un appello alla mobilitazione./

/
Abbiamo scritto questo documento come un testo aperto, da sviluppare e
arricchire insieme. Sottoscrivetelo su sito http://casinocrash.org
/

/ /

/La prossima occasione di incontrarci e discutere delle iniziative
necessarie per rendere queste ed altre idee un realtà concreta sarà il
prossimo Forum Sociale Mondiale a Belem, Brasile, alla fine di gennaio
del 2009./

/Abbiamo l’esperienza e le idee — raccogliamo la sfida dell’attuale
disordine dominante e cogliamo il momento per aprire un nuovo corso!!/

*Primi firmatari *

*_Organizzazioni_*

Transnational Institute, The Netherlands
Focus on the Global South, Asia

Red Pepper magazine, United Kingdom
Institute for Global Research and Social Movements, Russia
JS – Asia/Pacific Movement on Debt and Development (JS APMDD), Asia
RESPECT Network Europe, Europe
Commission for Filipino Migrant Workers (CFMW), Netherlands
Ecologistas en Accion, Spain

*_Singoli_*
Fiona Dove, South Africa
Walden Bello, Philippines/Thailand
Hilary Wainwright, United Kingdom
Boris Kagarlitsky, Russia
Achin Vanaik, India
Dot Keet, South Africa
Brid Brennan, Ireland
Pietje Vervest, Netherlands
Cecilia Olivet, Uruguay
Ramon Fernandez Duran, Spain
Tom Kucharz, Spain
Pierre Rousset, France
Rodney Bickerstaffe, United Kingdom
Von Francis C Mesina, Philippines
Al D. Senturias, Jr., Philippines
Sammy Gamboa, Philippines
Fe Jusay, Philippines
Nonoi Hacbang, Philippines
Lidy Nacpil, Philippines
Seema Mustafa, India
Kenneth Haar, Denmark
Wolfram Schaffar, Germany
Christa Wichterich, Germany
Isabelle Duquesne, France
Adhemar Mineiro, Brasil
Benny Kuruvilla, India
Aehwa Kim, South Korea
Manjette Lopez, Philippines
Bonn Juego, Philippines
Rasti Delizo, Philippines
James Miraflor, Philippines
Miquel Ortega Cerda, Spain
David Llistar, Spain
Alpo Ratia, Finland
Mira Kakonen, Finland
Hilary Chiew, Malasya
Celeste Fong, Malasya
Tatcee Macabuag, Philippines
Teodoro M. de Mesa, Philippines
Uwe Hoering, Germany
Asad Rehman, UK
Andy Rutherford, UK
Debbie Valencia, Greece
Petra Snelders, Netherlands
Etta P. Rosales, Philippines
Pete Pinlac, Philippines
Ute Hausrnann, Germany
Alain Baron, France
Hanneke van Eldik Thieme, Netherlands
Dorothy Guerrero, Philippines
Ric Reyes, Philippines
Herbert Docena, Philippines

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EmiNews 2008

 

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